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Scuola giottesca a San Fermo Maggiore

+Verona - Scuola giottesca a San Fermo Maggiore

Nella chiesa superiore di San Fermo Maggiore è dipinta una Adorazione dei Magi che sembra rivelare i tratti di Giotto. L’affresco si trova su una parete del tornacoro e ne rimangono solo alcuni frammenti. Si riconosce una Capanna della Natività che appare molto simile a quella dipinta dal maestro nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Anche le figure inserite più in basso sembrano ricondurre alla scuola giottesca.

Non abbiamo alcuna certezza che si tratti della mano di Giotto ma con molta probabilità a dipingere sulla parete destra del tornacoro, guadando l’altare maggiore, è stato un suo discepolo o un artista che deve aver conosciuto le sue opere

La presenza di Giotto a Verona (all’inizio del XIV secolo) è riportata da Giorgio Vasari (pittore, architetto e storico dell’arte) nel trattato delle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri pubblicato nel 1550 e con una seconda edizione revisionata nel 1568 (è il primo libro di storia dell’arte). Vasari ricorda l’ospitalità ricevuta dai Signori della Scala e le sue opere nel palazzo e in città: «fece alcune pitture» e «ne’ frati di San Francesco una tavola». Si tratta della chiesa dei santi Fermo e Rustico? Il dubbio resta.

Giotto dipinse a Padova l’Adorazione dei Magi tra il 1303 e il 1305. L’affresco è collocato all’interno delle Storie di Gesù (nel registro centrale superiore) e la struttura in legno sostenuta da alcune travi è posta nella medesima posizione della capanna raffigurata nel dipinto della chiesa di San Fermo Maggiore. Sempre nel ciclo di affreschi dipinto dal maestro agli Scrovegni si trova un’altra capanna del tutto simile, quella rappresentata nella Natività.

Il presunto viaggio di Giotto da Bondone nella città scaligera, riportato dal Vasari, non ha lasciato alcuna traccia e neppure delle opere citate. Certo è che alcuni artisti locali hanno dipinto nella chiesa di San Fermo Maggiore (come nella Basilica di San Zeno) con una mano che si avvicina molto alla pittura del maestro sino a fonderne qualche tratto. Tra i più noti, si ricorda il Maestro del Redentore, attivo nella chiesa dei santi Fermo e Rustico prima del 1320.

Marco Cerpelloni

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