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Monte Purga (Lessinia)

Monte Purga (Lessinia)

Il Monte Purga regala una delle istantanee più belle dei Monti Lessini. Il suo profilo conico si innalza sino a 1254 m slm e dalla sommità è possibile individuare tutta la sottostante pianura e le alture dell’Appennino Tosco-Emiliano. Si possono vedere le montagne circostanti sino alle cime del Trentino e scorgere il gruppo del Monte Baldo con una parte del Lago di Garda. Talvolta, guardando a est si riesce a individuare la Laguna di Venezia. A metà Virtual Tour (fotografia n. 7) si ascolta una poesia in dialetto veronese di Andrea Toffaletti: Sengio Rosso.

In epoca romana, sul punto più alto del Monte Purga, fu costruito un castrum e la memoria di questo accampamento fortificato rimane nello stemma del Comune di Velo Veronese. Prima, all’età del bronzo (dal 2.200 al 900 a.C.) e del ferro (dal 900 al 180 a.C.), vi era un insediamento che si spingeva sino al pianoro orientale. Si trattava di un castelliere, un sistema di villaggi fortificati uniti tra loro da sentieri. Il termine purga, infatti, deriverebbe dalla parola di origine tedesca e rielaborata in lingua cimbra (una popolazione di origine bavaro-tirolese) burg che significa castello.

Sulla cima del Monte Purga si erge la Chiesa della Trasfigurazione costruita tra il 1854 e il 1855 e recentemente restaurata (2022). L’edificio è costruito in pietra calcarea della Lessinia e in marmo rosso di Verona su disegno a capanna con una grande finestra ogivale.

La vegetazione circostante è la tipica della Lessinia che si incontra tra gli 800 e i 1400 m slm ed è caratterizzata dal bosco misto e dalla faggeta. Il faggio era un tempo la specie arborea dominante e parte di una estesa foresta primaria, ma in seguito allo sfruttamento del legno e alla necessità di creare aree per pascoli in quota si è contratto progressivamente e quanto rimane oggi si trova in areali più modesti. Per ritrovare alcune faggete incontaminate si devono superare i mille metri.

A frequentare le zone boscose interrotte da radure è il capriolo, un cervide di piccole dimensioni e il più piccolo tra le specie autoctone. Si nutre di gemme, fiori e frutti. Ha un comportamento sociale complesso ed è piuttosto timido. Nella mitologia è frequentemente raffigurato insieme alla dea Diana (equivalente alla divinità greca Artemis, gemella di Apollo e figlia di Giove e Latona). Armata di arco e accompagnata da ninfe, Diana era la dea della caccia e frequentava i boschi e le radure.

Sengio Rosso è una poesia di Andrea Toffaletti raccolta nel suo ultimo libro dal titolo Sentà sóra na lastra de preàra (2021, Edizioni Stimmgraf, euro 10, 56 pagine). Il libro accompagna il lettore tra i pascoli della Lessinia lungo un percorso che lo porterà in città. Per ascoltare la poesia ricordati di alzare il volume.

Marco Cerpelloni

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