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Tra fede e arte

San Rocchetto
e la Pasquetta
La foto a 360° gradi

Pasquetta a San Rocchetto
Pasquetta a San Rocchetto
San Rocchetto, la visita virtuale

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Quinzano, Pasquetta tra tesori nascosti: sul Golgota veronese anche templi celtici e ville romane. Alle 10 il parroco celebra la messa, poi l’appuntamento è per la prima gita fuori porta sui sentieri del monte Cavro. Sul retro dell’eremo è allestito un chiosco dell’Aido con punto ristoro dove degustare un risotto, panini, torte e le immancabili uova sode. La scampagnata del Lunedì dell’Angelo è anche scoperta di luoghi spesso poco conosciuti, come la sommità del monte Cavro a Quinzano dove si trova un antico abitato risalente a 4.500 anni fa. Ma, forse è più riconducibile a un luogo di culto del dio Sole. A supporto di quest’ultima ipotesi si richiama la disposizione dell’ellisse che appare orientata nord-sud. Su un lato si trovano i resti di una costruzione rupestre collegata ad un piccolo scivolo scavato nella roccia ed ancora oggi visibile.

 

Lungo i 22 metri dell’asse nord-sud corrono due muretti a secco e che non sembrano avere alcun riferimento con recinzioni o delimitazioni di terreni. Piuttosto, potrebbero essere parte dello stesso complesso e, quindi, un ulteriore indizio a supporto che si tratta di un insediamento celtico dedicato agli astri. Il monte Cavro è fin dalle su pendici un luogo unico, un museo a cielo aperto. La cima della collina si può raggiungere attraverso due sentieri: uno parte dalla chiesa di San Rocco, l’altro dal centro storico di Quinzano. La partenza dalla chiesa di San Rocco fa tappa con una prima testimonianza romana: sulla facciata sud, accanto alla porta d’ingresso, si nota una lapide che riporta l’iscrizione «Marciae Vxo Marc». È una dedica da Marco alla moglie Marcia e, probabilmente, è parte di una villa romana oggi perduta. A sostegno di questa supposizione vi è una cisterna cubica di sei metri per lato rinvenuta all’interno del cortile della chiesa e che alcuni indicano essere un impluvium o un serbatoio dell’acquedotto romano che da Santa Cristina, nella zona di Parona, raggiungeva la città.

 

C’è anche chi, però, abbandona l’ipotesi romana ed indica la struttura come un’antica cripta appartenente alla precedente chiesa dedicata a Sant’Alessandro ed edificata dall’arcidiacono Pacifico. Il secondo percorso, invece, propone una Via Crucis con stazioni create in pietra locale dallo sculture Giuseppe Garonzi. Entrambi i sentieri conducono alla piccola chiesa di San Rocchetto dove al suo interno si trova l’antico sacello dedicato al Santo Sepolcro con i personaggi cari alla tradizione: le Tre Marie, San Giovanni, Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea. Accanto, c’è una figura orante, un santo o un offerente. Nel luogo di preghiera si scorge anche la prima immagine del Cristo Deposto ritrovata nel 1987. Il nucleo originario della chiesa è costituito dalle tre absidi, che si aprono sul lato nord, con la sacrestia ed è databile al XV secolo, mentre la parte più a sud è del XVI secolo compreso il portico antistante di cinque colonne.

 

Il campanile è posteriore al Quattrocento e conserva due campane del Settecento. Dello stesso periodo è l’ampia scalinata e il disegno della sistemazione esterna. Gli affreschi interni sono del 1595 ed attribuiti alla cerchia di Paolo Ligozzi. Raffigurano episodi della vita di San Rocco. La grande Annunciazione sull’arco trionfale è della scuola di Felice Riccio detto Brusasorzi che diffuse in città lo stile manierista. Il monte Cavro e tutta la zona circostante sono inoltre ricchi di testimonianze di un lontano passato e nelle rocce lo prova la presenza di ammoniti, echinoidi e belemniti. È quanto resta di fanghi marini di 45milioni di anni fa, quando nell’area vi era un calmo mare tropicale. Poco distante, nella vallata di Avesa si trovano anche importanti ripari naturali dove è stata riportata alla luce una mandibola di un uomo di 30mila anni fa: il primo nato da una coppia tra un Neanderthal e un Sapiens.

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