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Museo Archeologico Nazionale di Verona

di Marco Cerpelloni
Museo Archeologico Nazionale di Verona

Il Museo Archeologico Nazionale si sviluppa negli spazi dell’ex carcere asburgico di Stradone San Tomaso. Il palazzo interamente ristrutturato fu prima monastero e poi sede dell’Intendenza di Finanza. L’attuale percorso espositivo ricopre l’ultimo piano ed è interamente dedicato a preistoria e protostoria (da 200.000 anni fa al I secolo a.C.) con l’intento di restituire una unità scientifica e contestualizzata ai ritrovamenti archeologici sul territorio veronese. A fare da guida al Virtual Tour è la voce della direttrice, l’archeologa Giovanna Falezza.

Il simbolo scelto per raccontare la storia degli insediamenti più antichi è una pittura su pietra calcarea che riproduce una sagoma umana con due corna sul capo, nota come «lo Sciamano». Il dipinto si fa risalire a 40mila anni fa (Paleolitico Superiore) ed è stato scoperto nella Grotta di Fumane. La roccia dipinta è custodita in una teca nella prima sala e con molta probabilità si trovava sulla parte sporgente della caverna in seguito crollata.

Proseguendo nella visita si entra nella sala dedicata al Neolitico (5500-3500 a.C.). È in questo periodo che si affermano l’agricoltura e la pastorizia. In una piccola vetrina è visibile un frammento di una statuetta femminile in terracotta. Proviene da Rivoli Veronese ed è interpretata come la raffigurazione di una «dea madre». Il reperto si pone in relazione con i cicli stagionali del mondo agricolo.

Nel periodo dell’Età del Rame inizia l’utilizzo dei metalli per la produzione di oggetti. Una pratica che si afferma nel periodo successivo, l’Età del Bronzo. Nel museo è esposto un oggetto curioso: un piedino in bronzo rinvenuto nella necropoli di Desmontà di Veronella. Questo singolare oggetto (1050-950 a.C.) è stato interpretato come un poppatoio (un biberon).

L’esposizione prosegue con la ricostruzione di tre tipologie di abitazioni: una capanna di forma allungata, una palafitta sospesa su un ambiente umido, una capanna d’altura. In una vetrina sono mostrate spade in bronzo finemente decorate e alcuni pugnali. Questi oggetti provengono da sepolture maschili nella necropoli di Olmo di Nogara. La sala seguente restituisce la vita nell’Età del Ferro (1000 a.C.). Al centro c’è la ricostruzione di una fornace per la cottura di vasi (ripresa da un originale rinvenuto a Oppeano in località Fornace).

Continuando nel percorso espositivo si incontra la sepoltura di un cavallo rinvenuta a Oppeano nella necropoli Le Franchine. I cavalli ricoprivano un ruolo particolare nella cultura veneta antica e la presenza nelle necropoli non è un fatto piuttosto comune. L’animale esposto nel museo era un maschio di circa 18 anni con altezza al garrese di 135 centimetri.

Più avanti è esposto un eccezionale ritrovamento: la tomba n.7 della necropoli di Santa Maria di Zevio, località Lazisetta. Un sito che ha restituito circa 200 tombe databili tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C. La tomba esposta appartiene a un bambino di 5-7 anni di alto lignaggio (dato dalla ricchezza del corredo e da come si presenta). È stato anche possibile ricostruire il rituale di sepoltura eseguito in più fasi sino alla copertura con un tumulo.

Il Museo Archeologico Nazionale è situato in Stradone San Tomaso, 3, ed è aperto al pubblico dal venerdì al lunedì con orario dalle 10 alle 18. La biglietteria chiude alle 17.15. Informazioni si possono avere scrivendo all’indirizzo e-mail: drm-ven.museoverona@cultura.gov.it. Oppure, chiamando al numero +39 045.591211.

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