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Museo della Radio

Museo della Radio (Galileo Ferraris)

Un aspetto rende il Museo della Radio unico nel panorama museale, fa conoscere come si è giunti a avere in mano uno smartphone. Sembra un paradosso ma i primi passi dell’attuale tecnologia (tanto diffusa da rendere impossibile, o quasi, farne a meno) sono descritti in queste sale. All’interno delle teche sono custoditi oltre mille oggetti e alcuni sono diventati di culto (come le radio mobiletto degli anni ‘30 e alcuni gadget). La radio, questo straordinario strumento che mantiene intatto il suo fascino, oggi è tanto diffusa quanto scontata ma sino a qualche secolo fa era uno strumento neppure immaginato. Avviciniamoci alle vetrine e accostiamo un moderno cellulare: la distanza tra gli oggetti li fa immaginare molto lontani fra loro nel tempo quando, invece, a separarli sono meno di due secoli. Oggi sono di uso comune termini come file audio, web radio, podcast. Tutte parole che «interpretano» un prodotto da ascoltare. Ma prima si deve passare da un brevetto: «Miglioramenti nella telegrafia e relativi apparati». È quello di Guglielmo Marconi seguito ai suoi studi partiti dall’idea di costruire un telegrafo senza fili. Siamo nel marzo 1896. Cinquant’anni dopo arriveranno le radio «dei nonni» che arredavano ancora prima di essere strumenti e poco più tardi saranno di moda le radioline a transistor. Visitare il Museo della Radio è come intraprendere un viaggio nel progresso che sorprende per la sua veloce evoluzione. Le sale che narrano questa storia si travano nel seminterrato dell’Itis Galileo Ferraris (via del Pontiere, 40) e gli oggetti esposti appartengono alla famiglia Chiantera. Tra questi c’è l’antenna direzionale utilizzata da Marconi e installata sul panfilo Elettra (il suo nome originario era Rovenska e fu acquistato da Marconi nel 1919) da dove nel 1931 è partito il primo segnale senza fili. Altri oggetti che hanno fatto la storia sono la radio delle Olimpiadi di Berlino del 1936, la radio Gucci (un pezzo unico), la prima della Philips e la Brionvega Zanuso design. Fondato da Alberto Chiantera nel 1999, il Museo della Radio è diretto dal figlio Francesco con una impronta a emblema della comunicazione. «Il Museo della Radio è l’unico al mondo ad essere riconosciuto dalla famiglia del Nobel», commenta il direttore. «È riconosciuto dal Mibac (Ministero della Cultura) ed è patrimonio mondiale. Il Museo è aperto a collaborazioni di ogni genere, set di videoclip internazionali, location di eventi mondiali ed è attivo per sensibilizzare temi sociali come la lotta al bullismo e l’abuso di tecnologia». «Come diceva Marconi», prosegue il direttore Chiantera, «le mie invenzioni sono per salvare l’umanità, non per distruggerla». 

Marco Cerpelloni

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