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Chiesa di San Rocco (Quinzano)

Chiesa di San Rocco (Quinzano)
Chiesa di San Rocco (Quinzano)
Chiesa di San Rocco (Quinzano)

Il 16 agosto è la festa di san Rocco, pellegrino e taumaturgo. La tradizione più consolidata pone la sua nascita tra il 1345 e il 1350 a Montpellier nel sud della Francia e la sua morte a Angera (in provincia di Varese, sulla sponda sud orientale del Lago Maggiore) tra il 1376 e il 1379. San Rocco vanta un culto molto diffuso ed è protagonista in molti racconti.

Rimasto orfano, dopo aver donato tutti i suoi averi ai poveri, si mise in cammino verso Roma. Durante il suo pellegrinaggio si fermò a Acquapendente (sulla via Francigena in provincia di Viterbo) per assistere gli ammalati di peste e compiendo miracolose guarigioni. Contratto il morbo della peste a Piacenza si ritirò in un bosco dove fu nutrito da un cane prima di essere ritrovato dal suo padrone che lo accolse nella sua casa e lo curò. Si narra sia morto in prigione dopo essere stato arrestato con l’accusa di spionaggio.

San Rocco è da subito invocato a protezione dalle epidemie di peste e in seguito anche da altre malattie contagiose come pure dalle calamità naturali, come il fuoco e i fulmini. Gli attributi iconografici di san Rocco sono il bastone e la conchiglia sul mantello, il cane e la piaga che ricorda il morbo della peste sulla sua gamba, il pane e l’angelo, la croce rossa (che aveva sul petto sin dalla nascita).

A Quinzano la festa di san Rocco risale al 1480 e la sua origine fu religiosa anche se non mancarono risvolti popolari. L’edificio appena fuori dal centro abitato è stato consacrato nell’844 e in origine, sembra oramai certo, era dedicato a sant’Alessandro (la pala che raffigura san Francesco di Assisi con san Pietro e sant’Alessandro e la Beata Vergine col Bambino in Gloria secondo la tradizione ritrarrebbe in basso a destra la prima costruzione). Sull’altro lato un altare con una tela del 1588 attribuita alla Scuola di Claudio Ridolfi raffigura san Pietro Martire Veronese, santa Veridiana e sant’Antonio Abate.

La chiesa è composta da un’unica navata di 36 metri e larga poco più di 11 con cinque altari. Il maggiore è fiancheggiato da due cantorie del Cinquecento sorrette da eleganti colonne in marmo rosso con arcate gotiche. All’interno si trovano due trittici con un richiamo alla pala che si trova nella Basilica di San Zeno opera di Andrea Mantegna: in uno la Natività con san Rocco in adorazione del Bambino, san Sebastiano e san Martino; nell’altro la Madonna col Bambino, san Martino o sant’Alessandro o san Floriano e san Rocco.

L’autore era attivo alla fine del Quattrocento ed è noto con lo pseudonimo Maestro del cespo di garofano per la frequente presenza di questi fiori nei suoi dipinti. Sull’altare maggiore è collocato un dipinto del Settecento, opera di Francesco Bragaglia, che raffigura: la Vergine col Bambino, san Rocco, sant’Alessandro e san Sebastiano.

Marco Cerpelloni

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