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l'edificio da 30 anni in stato d’abbandono

Da ex carcere a studentato: «Ecco il mio progetto per il Campone»

Nicola Antolini, architetto, racconta la sua tesi di laurea: «L’idea di uno studentato e piccoli negozi a piano terra»
L'ex carcere, che riporta i segni del tempo, e l'idea di recupero proposta da Nicola Antolini, architetto veronese che oggi vive in Svizzera
L'ex carcere, che riporta i segni del tempo, e l'idea di recupero proposta da Nicola Antolini, architetto veronese che oggi vive in Svizzera
Il Campone tra passato e futuro

Il Campone: ex carcere cittadino e, prima ancora, ex caserma austriaca. Un edificio enorme, con 250 metri lineari di facciata lungo tutta via del Fante, in zona Tribunale; 18 metri di larghezza, due piani fuori terra più un sottotetto. In totale, ben 20mila metri quadrati di superficie utilizzabile, compreso lo spazio esterno. Potrebbe diventare una cittadella, l’ex Campone: una strategica cerniera fra il centro storico e la prima cintura urbana, delimitata dalla circonvallazione Raggio di Sole. Eppure, da trent’anni, sempre lo stesso abbandono.

Tra abbandono e degrado

Gli stessi rampicanti selvatici su per le vecchie grondaie, le stesse finestre sbarrate, le stesse macchie verdi di umidità sui muri scrostati. E questo non è che l’esterno, ciò che si può scorgere passando per il quartiere del Tribunale. Pochi hanno avuto l’occasione di visitarne l’interno, per ritrovare quel Campone cristallizzato alla prima metà degli anni Novanta, quando ancora fungeva da carcere cittadino, con detenuti «famosi» come Pietro Maso, oltre a politici e imprenditori dell’epoca di Tangentopoli e, ancor prima, a brigatisti coinvolti nei rapimenti del generale James Lee Dozier e di Aldo Moro.

Nella carrellata di luoghi cittadini degradati, ma con grandi potenzialità di riscatto, «il Campone viene inserito raramente. Forse per il suo passato di carcere, poco “affascinante”; poi perché, effettivamente, a Verona ci sono molti edifici storici più belli su cui concentrarsi, come i forti. In più, la sua mole è difficile da gestire e trattare: bisogna giocoforza ragionare in una scala di quartiere».

Tesi di laurea

A parlare è Nicola Antolini, architetto originario di San Giovanni Lupatoto che oggi vive e lavora in Svizzera, a Ginevra. Si era specializzato nel 2010-2011 al Politecnico federale di Losanna, dopo la laurea alla Iuav di Venezia, proprio con una tesi in cui si cimentava in un’ipotesi di riuso dell’ex Campone.

«L’avevo scelto paradossalmente per gli aspetti negativi cui ho appena accennato. Era una sfida. Una sfida per niente semplice, già a partire dal primo sopralluogo, reso possibile solo grazie all’interessamento di una funzionaria comunale, benché il complesso sia da molti anni di proprietà privata».

Pezzi di storia

E cosa c’è all’interno? «Archivi pieni di carte ingiallite e ricoperti di polvere, le scrivanie e le macchine da scrivere negli uffici al primo piano; la mensa e i parlatoi per incontrare i parenti. E al piano superiore» – negli stanzoni che fino al 1866 furono le camerate della caserma austriaca e in seguito dei militi italiani, fra cui Benito Mussolini – «le vere e proprie celle, in cui potevano stare fino a trenta carcerati. Ci sono ancora le loro scritte sui muri. Tutto sommerso dalla sporcizia, fra rottami, piccioni e topi. Le condizioni dell’immobile, purtroppo, sono pessime. Ed è anche questo a frenarne la rinascita».

Appartamenti e negozi

Si sono succedute, negli anni, svariate proposte di recupero; l’ultima nell’ambito della variante 29. Ma nessuna – come è evidente – andata a buon fine.

«Io mi ero orientato, nel mio progetto, verso una destinazione a studentato, con piccole attività commerciali al piano terra, immaginando una conservazione parziale del complesso, con la demolizione delle strutture più recenti e non vincolate», spiega Antolini. «Oggi, dopo una dozzina d’anni di carriera alle spalle, capisco che la mia visione originaria dovrebbe essere resa più appetibile e “mista”, magari potenziando lo spazio per le piccole attività imprenditoriali e commerciali, abbinando un uso abitativo, culturale». Antolini prosegue: «Invito, però, l’amministrazione comunale, la città, il quartiere e i proprietari dell’ex Campone a riflettere innanzitutto sulla sua posizione strategica, una “porta” della città, sede ideale per molti servizi. E poi la sua importanza storica. Anche questo complesso rientra, infatti, nella cinta difensiva cittadina».

Nuovo slancio

«Il problema urbanistico di Verona, dove non risiedo più da diversi anni, ma alla quale resto affettivamente legato, ritornando spesso, è la mancanza di una progettazione complessiva, seria e condivisa. Purtroppo a Verona, e provincia, le soluzioni urbanistiche qualitative sono rare e mediamente poco interessanti. Uno dei pochi casi è il recupero dell’ex caserma Santa Marta a sede universitaria, a Veronetta, mentre invece la ristrutturazione degli ex Magazzini Generali, in Zai, ha sacrificato, a mio avviso, diverse strutture che avrebbero potuto essere mantenute. Spero che in futuro l’ex Campone possa rappresentare l’occasione di nuovo slancio per Verona».

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Lorenza Costantino

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