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IL BLITZ

Ex Campone tra bivacchi e degrado

di Enrico Santi
Abbandonato e vincolato, per l'edificio il futuro è una incognita. Un altro caso come l'ex Tiberghien
I corridoi e le celle dell'ex carcere Campone in via Del Fante. È in abbandono e rifugio di senzatetto
I corridoi e le celle dell'ex carcere Campone in via Del Fante. È in abbandono e rifugio di senzatetto
I corridoi e le celle dell'ex carcere Campone in via Del Fante. È in abbandono e rifugio di senzatetto
I corridoi e le celle dell'ex carcere Campone in via Del Fante. È in abbandono e rifugio di senzatetto

Un altro gigante addormentato e sempre più preda di degrado e decadenza, come l'ex lanificio Tiberghien di San Michele in questi giorni al centro delle cronache dopo che la Soprintendenza ha stoppato il progetto di riqualificazione. I riflettori tornano ad accendersi sul Campone, il lugubre edificio di via del Fante che un tempo ospitava il carcere.
Ieri all'alba, una decina di agenti e ufficiali della polizia municipale hanno effettuato un controllo all'interno dell'ex carcere, dove era stata segnalata la presenza di persone che vi avevano trovato rifugio.
I vigili, però, hanno trovato soltanto le tracce di recenti giacigli. La proprietà, l'impresa trentina Santoni, che aveva presentato una denuncia per le continue occupazioni abusive, è poi intervenuta per ripristinare le chiusure degli ingressi. La polizia municipale, come ha stabilito la Giunta di Palazzo Barbieri nei giorni scorsi, effettuerà nuovi controlli nei prossimi giorni.
Di ristrutturazione dell'ex casa circondariale (si era anche pensato di farne la sede decentrata della Corte d'Appello di Venezia), tuttavia, non si parla dagli inizi del 2013. Il fabbricato, di epoca austriaca, venne dismesso vent'anni fa e poi venduto dalla Patrimonio dello Stato spa ai fratelli Ruggero, Aldo e Giorgio Magnoni, personaggi noti nel mondo della Finanza (Ruggero è stato vicepresidente per l'Europa di Lehman Brothers). In seguito fu acquistato dall'impresa trentina Santoni Costruzioni. Ma dagli inizi del 2013 tutto è rimasto fermo.
I Magnoni avevano venduto il complesso, da cui volevano ricavare uffici e appartamenti, dopo che era emerso che l'ex caserma austriaca aveva un vincolo di destinazione pubblica. Lo stesso Comune avrebbe avuto diritto di prelazione sull'acquisto rispetto a società private. Tramontata la possibilità di trasferirvi la sede decentrata della Corte d'Appello, tuttavia, Comune, Provincia e Regione hanno fatto marcia indietro, cedendo le proprie quote e lasciando campo libero alla Santoni Costruzioni per i lavori di recupero del fabbricato di 15mila metri quadri coperti (più 8.800 scoperti).
Agli inizi del 2013, inoltre, si era estinta anche l'ultima causa civile tra la ditta Santoni e la Fintecna, attuali e precedenti proprietari, e quindi si pensava che potesse iniziare una nuova vita per il Campone. Avendo Comune, Provincia e Regione rinunciato a ogni prelazione sullo stabile, l'impresa trentina poteva finalmente avviare l'iter burocratico e progettuale dell'opera di riqualificazione, in accordo con la Soprintendenza. E il progetto di riqualificazione prevedeva anche la creazione di una cittadella della Giustizia, ampliando l'area del confinante Tribunale nell'ex caserma Mastino e ospitando le sedi provinciali dei Giudici di pace e le sedi distaccate del Tribunale.
Tutto è però rimasto sulla carta e la vasta area del Campone continua a versare in uno stato di forte degrado con sporcizia e rifiuti ovunque.

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