«Se oggi abbiamo una certezza, è che il famoso granchio blu arriverà fino al lago di Garda come ennesimo elemento di squilibrio dell’ecosistema lacustre. Ma non c’è più niente da fare per fermarlo: se deciderà di spostarsi fino al lago, ci arriverà. Noi potremo solo cercare di gestire il fenomeno e prendere spunto dalla vicenda per contrastare invasioni future da parte di altre specie».
La marcia di avvicinamento
Più che un allarme è un monito, anzi ormai una constatazione (ma non «amichevole»), da parte del Wwf di Brescia e Bergamo, di fronte al crostaceo di cui tutti stano parlando quest’estate: «Specie oceanica, ha invaso l’Adriatico e da lì è risalito nel Po grazie al cuneo salino - ricorda Paolo Zanollo, portavoce del Wwf per il Garda bresciano -, ma le ultime notizie riferiscono di catture e avvistamenti nel Mantovano a Ostiglia, a Revere, a Sermide e Felonica: siamo ormai a soli 90 chilometri dal lago di Garda, dopo che il granchio blu ha percorso 150 chilometri risalendo il Po».
Segnalato nel Mediterraneo sin dal 1949, il Callinects Sapidus è esploso come fenomeno dell’estate: dopo aver devastato le colture di vongole e ostriche al Delta del Po, ha risalito il fiume prima nel Ferrarese (dove lo hanno pescato a Pontelagoscuro e a Occhiobello), poi nel Polesine a Ficarolo alla confluenza fra il Po e il Panaro, e già sembrava che la specie si fosse spinta oltre i propri limiti naturali.
Ma poi lo hanno segnalato il 20 luglio nei canali di bonifica dell’Adige e non era finita: raggiungendo il Mantovano ha lasciato di stucco anche i naturalisti più navigati.
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Prossima tappa il Garda?
I naturalisti sono perplessi: «Non è una specie diadromica - ricorda il portavoce del Wwf -, dunque in teoria non dovrebbe essere biologicamente portato a vivere sia in acqua marina sia in acque dolci, indifferentemente. Non è detto che nel Garda riesca ad adattarsi. Ma intanto sta dimostrando una capacità di adattamento sbalorditiva: se nel fiume è risalito grazie al cuneo salino e in acque salmastre, ora dobbiamo constatare, dagli avvistamenti nel Mantovano fino alla confluenza con il Mincio, che la sua capacità di muoversi in acque dolci, anche spostandosi via terra, è superiore a quanto si potesse credere. Che la prossima tappa del suo viaggio possa essere il Garda è sicuro - conclude -. L’unica speranza è che poi nel lago non riesca ad ambientarsi ».
Che fare? «Per prima cosa - risponde il rappresentante del Wwf - dobbiamo riconoscere che questo è un altro esempio di come anche le più semplici azioni umane continuino a danneggiare gravemente ambiente ed ecosistemi: una specie aliena invasiva, introdotta nei nostri mari attraverso le acque di zavorra delle grandi navi cargo in arrivo dal continente americano. Si riproduce al ritmo di 2 milioni di uova l’anno per ogni femmina, e qui si è diffuso. Dunque è stato l’uomo a dargli un passaggio fin a noi. Il granchio blu comunque non è arrivato il mese scorso: è presente da anni, ma ce ne "accorgiamo" solo quando il problema ecologico diventa economico. Ed ecco che tutti ne parlano, i media si interessano e i politici invocano lo stato di emergenza nazionale. È un classico».
La stalla e i buoi
Ma qualcosa bisognerà pur fare: «Di fronte al granchio blu - conclude - possiamo imparare la lezione: rendere obbligatoria la bonifica delle barche che vengono da fuori, portate sul lago da turisti per diporto, come misura minima. Nel “macro“, iniziare a pensare che queste cose non devono più accadere distrattamente: l’importazione involontaria di specie aliene deve essere prevenuta, con attenzione culturale e strumenti normativi».
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