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I timori

Granchio blu, pescatori del Garda preoccupati: «Se arriva disastro nel settore ittico»

Scarmigliati: «È onnivoro, se raggiungesse il lago e riuscisse ad acclimatarsi potrebbe mangiare le uova di pesce»
Specie aliena. Il granchio blu ha risalito il Po per oltre 90 chilometri arrivando in zona Ostiglia, preoccupazioni anche sul lago di Garda
Specie aliena. Il granchio blu ha risalito il Po per oltre 90 chilometri arrivando in zona Ostiglia, preoccupazioni anche sul lago di Garda
Specie aliena. Il granchio blu ha risalito il Po per oltre 90 chilometri arrivando in zona Ostiglia, preoccupazioni anche sul lago di Garda
Specie aliena. Il granchio blu ha risalito il Po per oltre 90 chilometri arrivando in zona Ostiglia, preoccupazioni anche sul lago di Garda

Sos per l’ittiofauna del lago di Garda. Ad accendere i riflettori sono i problemi che giungono dal mare con il granchio blu e la paura che possa risalire fino al Benaco. Un monito lanciato dal Wwf di Brescia e Bergamo in seguito alla notizia di catture nel mantovano, a Ostiglia. Meno di cento chilometri dal più grande lago d’Italia e dopo che ha risalito il Po per 150.

«Non è una specie diadromica ossia che vive indifferentemente in acqua salata e dolce e ad oggi non ci sono dati certi su questa specie di crostacei», afferma Ivano Confortini, biologo e funzionario della Regione Veneto per l’ufficio caccia e pesca. Il granchio blu sta però dimostrando una capacità di adattamento sbalorditiva: è risalito grazie al cuneo salino dal delta del Po alla confluenza con il Mincio. Il passo dell’approdo nel Garda, dunque, non si può escludere a priori.

Dirlindana

«La situazione del lago è catastrofica. Non si decide nulla e i tempi sono infiniti», tuona dall’alto lago Roberto Rizzotti della Dirlindana club di Malcesine. «L’anguilla ha la diossina, le alborelle non si riproducono, le spiagge sono territori deserti. Adesso il gambero della Luisiana si è messo in mezzo e a questo aggiungiamoci il pesce siluro che comincia a prendere dimestichezza con fondali medio bassi: se dovesse acclimatarsi anche nel nord del Garda è finita».

È un fiume in piena Rizzotti: «A livello regionale ci dicono che la trota fario è un pesce alloctono, così come il coregone/lavarello e non vanno quindi immessi nel Garda. Mi chiedo: Cosa riproduciamo?». Il rappresentante dei pescatori di Malcesine conclude con un monito: «Abbiamo le indicazioni che arrivano dai subacquei e non solo sul pesce ma anche sulle alghe e l’ecosistema che non sembra godere di ottima salute».

Comunità del Garda

Non è dello stesso avviso Filippo Gavazzoni, vice presidente della Comunità del Garda. «Il pesce siluro è ormai 40 anni che c’è nel basso lago, il gambero della Louisana una ventina. Il granchio blu? Non è arrivato nel Garda e non sappiamo ancora se potrà farlo, pertanto tutto è da comprendere. Non basta guardare il fondale o pescare per trarre conclusioni affrettate sull’evoluzione biologica. Ci sono buoni indicatori, ad esempio per l’alborella: l’abbiamo rivista negli ultimi anni, dopo decenni di rarefazione. Il discorso trota fario è una questione regionale ma un pesce non fa la differenza tra un lago in salute o meno».

Unione pescatori dilettanti

«Siamo preoccupati per il granchio blu. Se riuscisse ad arrivare e acclimatarsi, visto che è onnivoro, oltre alle specie aliene presenti nel Benaco si nutrirebbe anche di uova di pesce. Sarebbe un disastro», commenta dalla Sardegna dov’è in ferie Maurizio Scarmigliati, presidente dell’Unione pescatori dilettanti del Garda che conta 10 associazioni sulle tre sponde e rappresenta circa 600 pescatori.

Aggiunge: «C’è poca attenzione da parte delle regioni per il Garda. Chiediamo da tempo un regolamento di pesca molto più restrittivo, auspichiamo una maggior tutela del pesce. Serve che aumenti il periodo di divieto di pesca per alcune specie; va vietato il vivo, cioè l’utilizzo di pesce proveniente da altri fiumi, canali o risaie come esca, che non è autoctono e poi entra in circolo nel Garda. Abbiamo chiesto tanta attenzione in più ma abbiamo ricevuto quasi nulla: la bozza di regolamento che le regioni ci hanno presentato a inizio anno teneva conto solo del cinque per cento delle nostre osservazioni», conclude Scarmigliati. 

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Stefano Joppi

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