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Tragedia a Torri

Sub muore nel lago di Garda. Lascia la moglie e due bambini

Diego Faltracco amava immergersi nel lago di Garda e non solo: l’acqua era il suo elemento
Diego Faltracco amava immergersi nel lago di Garda e non solo: l’acqua era il suo elemento
Diego Faltracco amava immergersi nel lago di Garda e non solo: l’acqua era il suo elemento
Diego Faltracco amava immergersi nel lago di Garda e non solo: l’acqua era il suo elemento

Una vita spartita tra i suoi due bambini e la donna con cui aveva deciso di condividere la vita, il lavoro nell’azienda di famiglia e, sopra a tutto, le immersioni: sono state le acque del lago di Garda, quelle di casa, a tradire ieri mattina Diego Faltracco, sub di San Bonifacio che a fine agosto avrebbe festeggiato 40 anni. Tradire, sì, perché l’acqua era il suo elemento, perché se anche sette anni fa in quelle stesse acque aveva rischiato la vita, la «passione matta» era stata più forte di tutto.

«Passione matta»: la definisce così chi Diego lo conosceva bene e si era sentito raccontare di quel mondo sommerso che lo attirava al di là di tutto, oltre tutto. La notizia che non vorresti mai sentire aveva sfiorato familiari e amici il 16 maggio del 2015 quando Diego, dal blu di Porto San Nicolò a Riva del Garda, era uscito incosciente, «ripescato» a sei metri di profondità dagli altri tre compagni di immersione. In fin di vita era stato trasportato in volo all’ospedale Santa Chiara di Trento perché la rianimazione era più vicina della camera iperbarica dell’ospedale di Bolzano e le speranze di farlo continuare a vivere potevano contare su ogni singolo minuto.

Ieri, quel dramma allora scongiurato, si è imposto con tutta la sua tragica realtà e un pegno pesantissimo. Quel lago si è portato via il papà di una ragazzina che frequenta la scuola media e di un bambino che occupa un banco di scuola elementare. Ha rubato alla giovane moglie Federica il compagno di una vita tutta da vivere e a una coppia di ancora giovani genitori, mamma Luciana e papà Danilo, la gioia di un lungo cammino insieme, in famiglia, prima ancora che sul lavoro al fianco del padre nell’azienda grafica e cartotecnica di famiglia di via Sante Ferroli.

Tra i primi a stringersi al papà Danilo ci sono stati gli artigiani sambonifacesi, quelli riuniti nella Confartigianato del presidente Paride Geroli che sono stati i testimoni e al tempo stesso i «tifosi», come accade spesso nelle realtà più piccole, dell’ascesa che aveva portato l’imprenditore sambonifacese a passare dalla bottega di via Chiavichetta alla nuova zona industriale di San Bonifacio.

«Passione matta», che nel luglio del 2011 aveva portato Diego e i compagni del Nautica mare dive team ad immergersi fino a 113 metri, sotto le gallerie della parete di Navene, per proseguire un progetto di ricerca avviato due anni prima. E dieci anni più tardi, a proseguire la ricerca, sempre in team, sulla foresta sommersa partita nel 2005 a 40 metri di profondità sotto il livello del lago di Tovel, nel Parco dell’Adamello Brenta. Giù, nel profondo e nel buio dove, con l’animo, sono precipitati anche i tanti amici, familiari e colleghi di un ragazzo appassionato e innamorato del blu. •.

Paola Dalli Cani

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