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Il caso

Dramma all'Aprica, operato il padre. «Antonio sempre solo e di poche parole»

L'intervento dei medici sulla gamba in cancrena dell'anziano trovato di fianco alla moglie morta
La casa veronese. La palazzina di Borgo Trento dove ha abitato la famiglia Monticelli
La casa veronese. La palazzina di Borgo Trento dove ha abitato la famiglia Monticelli
La casa veronese. La palazzina di Borgo Trento dove ha abitato la famiglia Monticelli
La casa veronese. La palazzina di Borgo Trento dove ha abitato la famiglia Monticelli

È stato operato ieri Giorgio Monticelli, l’anziano veronese trovato con una gamba in cancrena e in gravissimo stato di denutrizione nella sua casa di Aprica, paesino della Valtellina, a letto vicino alla moglie Anna Maria Squarza Monticelli, 91 anni, morta da almeno un paio di settimane. Con loro il figlio Antonio, 60 anni, ora indagato per abbandono di incapace e occultamento di cadavere. 

L'operazione

Al padre, che da sabato si trova ricoverato all’ospedale di Sondrio, ieri è stata amputata parte della gamba. Quando i carabinieri sono entrati nella sua casa e lo hanno soccorso, la necrosi era ormai in stato troppo avanzato e i medici non hanno potuto far altro che tagliare l’area dell’arto interessata dalla cancrena. Sempre nello stesso ospedale è ricoverato il figlio Antonio, sottoposto alle cure del reparto di psichiatria.


L’inchiesta

Le indagini, coordinate dal colonnello Marco Piras del comando provinciale dei carabinieri di Sondrio, nel frattempo proseguono. Nei prossimi giorni è attesa l’autopsia sul corpo della madre Anna Maria: l’incarico verrà conferito domani al medico legale Elena Invernizzi dell’Università di Pavia. 
Dai primi accertamenti pare che si sia trattato di una morte naturale, ma solo l’esame autoptico consentirà di fugare ogni dubbio. Un aspetto rilevante, ovviamente, perché strettamente correlato alle accuse rivolte al figlio Antonio. Sempre tramite l’autopsia gli inquirenti sperano di riuscire a individuare la data del decesso.
Quando i carabinieri hanno sentito il sessantenne, l’uomo era in stato confusionale: difficile dunque, al momento, spiegare ciò che può aver spinto l’uomo a non denunciare la morte dell’anziana madre e a non prestare le necessarie cure al padre. L’unica cosa che avrebbe riferito è di non aver spostato l’anziana su richiesta del padre «per non far preoccupare nessuno». Per un nuovo interrogatorio si dovrà attendere che le sue condizioni psichiche migliorino.

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Il ritratto

La famiglia Monticelli era di Verona. Dal 1982 vivevano in un appartamento del palazzo al civico 13 di via Anzani, nel quartiere di Borgo Trento, e ci sono rimasti fino allo scoppio della pandemia, quando hanno deciso di spostarsi nella loro casa di villeggiatura ad Aprica. Da allora non hanno fatto più ritorno a Verona, nemmeno quando la casa è stata pignorata: tutto ciò che c’era all’interno, lì è rimasto e gli ufficiali giudiziari si sono occupati di rimuovere ogni cosa. 
Negli ultimi anni, inoltre, anche l’altro appartamento che la famiglia aveva al primo piano della palazzina è stato pignorato e messo all’asta, a causa del mancato versamento delle spese condominiali. 
«Quando è stato costruito l’edificio, 42 anni fa, Antonio era un ragazzo», racconta un vicino di casa. «È sempre stato un po’ bizzarro. Non l’ho mai visto in compagnia di una fidanzata o di qualche amico: era sempre solo e parlava molto poco». Da adolescente aveva frequentato il liceo Stimmate, poi nessuno sa dire se abbia lavorato o meno. «A me diceva che si interessava di questioni finanziarie e per questo ogni tanto andava a Milano», racconta il vicino. «Ma non so se millantasse e basta. Secondo me non lavorava». All’edicolante del quartiere aveva detto di essere un docente universitario a Milano, tergiversando però sulla materia insegnata. Nel quartiere era volti conosciuti. «Li vedevo ogni tanto in piazzale Vittorio Veneto», racconta una donna. «Mi erano rimasti impressi perché sembrava quasi che fossero i genitori anziani a occuparsi del figlio, e non il contrario. Si notava che c’era qualcosa di strano». 

Manuela Trevisani
manuela.trevisani@larena.it

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