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Ucraino, ha lasciato il lavoro per portare aiuti

Hennadiy, partito da Verona, è arrivato al confine ucraino: «I profughi sono stremati»

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La raccolta del materiale a San Michele Extra
La raccolta del materiale a San Michele Extra
Hennadiy arrivato alla frontiera ucraina

AGGIORNAMENTO

Hennadiy Kharchenko, residente da 18 anni a San Michele Extra, dopo due giorni di viaggio è arrivato al confine polacco con l’Ucraina insieme a due volontari di Grezzana, Claudio e Silvia Tacchella, che lo hanno voluto aiutare a portare i beni di prima necessità donati dai veronesi. Si è dovuto fermare alla frontiera, a 300 metri dal confine con la sua terra, dove ha incontrato il connazionale che stanno scappando. Rispetto a due giorni fa il flusso di fuggitivi è ridotto, ma il viavai è comunque continuo. Qui c’è la prima distribuzione di alimenti, vestiti, bevande calde ai profughi stremati che stanno arrivando, grazie a tanti volontari polacchi che si danno da fare anche per accoglierli nelle famiglie e nelle chiese. E c’è anche chi arriva al confine per recuperare aiuti umanitari da portare a chi è rimasto in Ucraina e non può o non vuole scappare. Tra loro una donna residente vicino al confine che con le sue amiche continua a fare la spola caricando l’auto di alimenti e altro destinati a chi è rimasto «di là». «Adesso aspetteremo un camionista ucraino con cui siamo in contatto che caricherà quello che abbiamo portato e lo farà entrare in Ucraina. Siamo in attesa che arrivi». (Chiara Tajoli)

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Hennadiy Kharchenko, 52 anni, l’ucraino residente a San Michele Extra da 18 anni, che si è licenziato per aiutare il suo popolo, sta arrivando a Chelm, in Polonia, città a 25 chilometri dal confine con la sua amata Ucraina. Porta 180 scatoloni con medicinali, generi alimentari, prodotti per l’igiene personale, coperte, vestiti, donati da centinaia di veronesi. Ha caricato tutto, con l’aiuto di una decina di volontari, su un furgone che ha noleggiato a sue spese, dopo che il suo appello per cercare un paio di furgoni in prestito e autisti volontari è rimasto lettera morta.

«Ma speriamo che per i prossimi viaggi qualcuno si faccia avanti», dice al telefono durante il lungo viaggio. «Il noleggiatore comunque è stato gentile», aggiunge. «Saputo a cosa serviva, ce lo lascerà allo stesso prezzo per quattro giorni invece che per tre. E grazie anche al mio ex datore di lavoro della ferramenta Centrofer che ci ha dato del denaro per il carburante. E comunque finché avrò soldi li spenderò per aiutare il mio popolo. Ho tre nipoti e quando vedo cosa sta accadendo ai bambini in Ucraina mi scoppia il cuore».

Sul furgone ci sono anche Claudio, 63 anni, camionista in pensione, e sua figlia Silvia, 33 anni, che ha preso ferie (lavora nell’amministrazione di un college svizzero) per partecipare alla spedizione. Entrambi sono di Grezzana e non conoscevano Hennadiy. Silvia ha saputo da una sua amica, figlia del proprietario del Centrofer, che il loro ex dipendente stava raccogliendo generi di prima necessità da portare in Ucraina o al confine, se non riuscirà a entrare.

Così ha chiesto al padre, abituato ai lunghi viaggi, di accompagnarlo. E lei è andata con loro. «Parte degli aiuti raccolti a San Michele è già arrivata, grazie a un camionista ucraino che ci ha offerto spazio sul suo tir», spiega Hennadiy. «Poi ci siamo noi, ma a Verona è rimasta tanto altro che vorremmo portare a chi è rimasto senza niente. Tra poco arriveremo e ci renderemo conto di com’è realmente la situazione». 

 

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Chiara Tajoli

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