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CONFLITTO IN UCRAINA

Si licenzia per andare a portare aiuti al suo popolo

di Chiara Tajoli
Ucraino, da 18 anni vive a San Michele Extra. Ha organizzato una raccolta di beni di prima necessità per i suoi connazionali a San Michele e sta per partire con un pensionato
Hennadiy Kharchenko, 52 anni, ucraino, residente a Verona da 18 anni
Hennadiy Kharchenko, 52 anni, ucraino, residente a Verona da 18 anni
Hennadiy Kharchenko, 52 anni, ucraino, residente a Verona da 18 anni
Hennadiy Kharchenko, 52 anni, ucraino, residente a Verona da 18 anni

Centinaia di persone sono arrivate ieri nel piazzale della ferramenta Centrofer a San Michele per lasciare sacchetti, borse e cartoni pieni di vestiti invernali, coperte, scarpe, generi alimentari e medicinali destinati agli ucraini in fuga dalla guerra. Il viavai era continuo e c’è stato anche chi, dopo aver portato beni di prima necessità, si è fermato per dare una mano ai volontari, ucraini e veronesi, che stavano imballando i pacchi, dividendoli secondo il contenuto.

A organizzare la raccolta durata dalle 8.30 alle 19, fatta conoscere con il passaparola usando Whatsapp, è stato Hennadiy Kharchenko, 52 anni, ucraino, sposato con una connazionale, padre di due figli, residente a San Michele Extra da 18 anni. Domani notte, massimo giovedì mattina partirà per portare gli aiuti donati. «Con me verranno un camionista italiano in pensione e sua figlia», spiega, interrompendosi spesso per ringraziare la gente che continuava a lasciare sacchetti per la sua Ucraina, simboleggiata da una bandierina appesa al baule aperto di un’auto. «Ma è un peccato andare solo con un furgone, visto tutto ciò che abbiamo raccolto oggi grazie alla generosità di tanti veronesi», continua.

«Potremmo riempire almeno tre mezzi. Per questo cerchiamo volontari che possano unirsi a noi, qualcuno che ci presti due furgoni, voglia guidarli o sia diretto là e possa portare parte degli aiuti. Mi rivolgo alle aziende di autotrasporti o a chiunque voglia aiutare i profughi arrivati nelle zone di frontiera. Noi siamo diretti in Polonia, ma il tempo stringe. Dobbiamo partire in fretta perché ci sono decine di migliaia di donne, bambini e anziani che hanno abbandonato le loro case e non hanno nulla. Gli uomini li accompagnano al confine e poi tornano indietro a combattere».

Hennadiy spiega di essere in contatto con un’ex compagna di università ucraina, moglie del console della Lettonia a Firenze che può aiutarlo. «Lei conosce le associazioni di volontariato che operano nelle zone di frontiera. Vivo in Italia da 20 anni e a San Michele da 18», aggiunge, «ma ho l’Ucraina nel cuore e devo aiutare il mio Paese». Così, appena è iniziata la guerra ha fatto una scelta drastica: si è licenziato, rinunciando all’impiego a tempo indeterminato alla ferramenta Centrofer, dove lavorava da ben 17 anni. «L’ho fatto giovedì scorso, quando le truppe russe sono entrate nel nostro territorio, perché volevo sentirmi libero in questo momento. Voglio decidere come gestire il mio tempo e le mie forze e non volevo creare problemi a un’azienda che mi ha dato tanto e ringrazio di cuore anche per la disponibilità del piazzale per questa raccolta. Non vado a combattere», sottolinea, «ma ad aiutare il mio popolo. Cerco di fare la mia parte e mi auguro che tutto finisca bene per il mio Paese e per l’Europa».

In Ucraina vivono i suoi suoceri e i suoi nipoti. «Vengo da Cherkasy, una città a 150 chilometri a sud di Kiev. La mia città è stata bombardata da tre missili arrivati nella piazza centrale. Nessun morto ma tanti feriti, ma nelle altre città i morti ci sono. Di notte l’allarme suona anche tre-quattro volte. Non posso stare fermo a guardare. Ci servirebbe anche la disponibilità di volontari per altri viaggi», continua. «Il primo che faremo ci permetterà di capire com’è la situazione e come funzionala distribuzione degli aiuti nelle zone di confine». Chi volesse aiutarlo può lasciargli un messaggio al 347.3007377. Lui poi richiamerà. •.

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