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GASTON RIVERO

Radames? Colpo di fortuna
Non si rinuncia all’Arena

[DIDA]Gaston Rivero interpreta Radames nell’edizione storica dell’Aida FOTO BRENZONI
[DIDA]Gaston Rivero interpreta Radames nell’edizione storica dell’Aida FOTO BRENZONI
[DIDA]Gaston Rivero interpreta Radames nell’edizione storica dell’Aida FOTO BRENZONI
[DIDA]Gaston Rivero interpreta Radames nell’edizione storica dell’Aida FOTO BRENZONI

È un Radames nuovo di zecca, Gaston Rivero. Un tenore debuttante per l’Aida (e per Verona) che è andato in scena per la prima volta il 28 luglio e che si è fatto un nome internazionale di rilievo in 15 anni di carriera. Gli ha dato una certa notorietà aver interpretato Il Trovatore accanto a Placido Domingo nella produzione di Philipp Stȍzl. È ancora un po’ frastornato per questo debutto che giudica «molto importante per il curriculum di qualsiasi cantante». Ma non intimorito, neanche per quel «Celeste Aida», alle battute iniziali dell’opera, croce e delizia di tanti tenori. «L’ho provato ad Arena vuota e mi ha impressionato l’acustica dell’anfiteatro, pari e forse meglio di qualche teatro d’opera al chiuso. Bravissimo l’architetto che l’ha progettata. Questi romani non scherzavano e sapevano molto bene cosa fare».

Come mai questa chiamata da Verona?

«Un colpo fortuito del mio agente che aveva notizie di primo pelo e me le ha sottoposte subito. Avevo qualche data libera, chiedevano un Radames di esperienza, e allora come rinunciare all’Arena? Una chiamata che mi ha fatto un immenso piacere».

Da che successi arriva?

«Negli ultimi tempi sono stato a Bruxelles per Madama Butterfly, a Lipsia per Faust, a Tel Aviv per Simon Boccanegra, a Berlino per Il Trovatore diretto da Daniel Baremboim…... Ho fatte tante Aide, anche con la mia partner dell’Arena, Monica Zanettin: una giovane di grande valore. Ma potrei dire di Don Carlo, Nabucco, Carmen, Manon Lescaut, Tosca, Luisa Miller, Romeo e Giulietta. Perfino Marie Victoire di Respighi e Cassandra di Gnecchi».

Le va come personaggio, questo Radames? Che tipo strano, in definitiva.

«Sì, diverso e non un vero eroe del melodramma. È un giovane innamorato, prestante, atletico, ma anche un facilone, un sempliciotto, quando avrebbe a disposizione tutto, un trono con onori e gloria. Certe volte in realtà non sa quello che dice, perché è un sognatore. Fa un certo ché quando Ramfis lo chiama a guidare le truppe egiziane, perché la combine viene organizzata da Amneris, con Ramfis compiacente. Un gioco di potere alle sue spalle e lui non se ne accorge e finisce male. Peccato»

Quando ha iniziato col canto?

«Ho debuttato a Broadway nel 2003 con La Bohème di Baz Luhrmann. Abitavo lì vicino a New York ed è stato un lancio che mi ha portato bene. Mio padre era un cantante che è stato spesso al Colon di Buenos Aires. Io sono nato in Uruguay, ma sono cresciuto in Argentina perché la mia famiglia vi ha soggiornato lungamente, per poi stabilirsi negli Usa. I miei nonni paterni e materni erano siciliani. Ora vivo tra New York, Lipsia, che è la mia residenza europea e Miami in Florida».

Cos’ha di speciale un tenore?

«Sapere dove va la sua voce. Quindi tanta tecnica. Poi trovi il regista che pretende più fraseggio, più prestanza fisica, più attorialità. Ma se ti manca la tecnica…».

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