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Viaggio nei comuni con i redditi più bassi

«Noi i più poveri? Macché. Viviamo bene e siamo felici»

Gli abitanti di Velo rinnegano il triste primato dell’Irpef: «Il 90 per cento ha la casa di proprietà e nessuno chiede soldi al Comune»
L'ingresso a Velo Veronese. Sotto, da sinistra Valentina Riva, Riccardo Campara e Silvia Merzi e Anna Maria Turrina
L'ingresso a Velo Veronese. Sotto, da sinistra Valentina Riva, Riccardo Campara e Silvia Merzi e Anna Maria Turrina
L'ingresso a Velo Veronese. Sotto, da sinistra Valentina Riva, Riccardo Campara e Silvia Merzi e Anna Maria Turrina
L'ingresso a Velo Veronese. Sotto, da sinistra Valentina Riva, Riccardo Campara e Silvia Merzi e Anna Maria Turrina

Macchè poveri. Anzi, i più indigenti del Veronese. «Abbiamo i soldi per mangiare», sbottano, increduli e divertiti, a Velo i residenti con il reddito medio più basso dei 98 Comuni veronesi: 14.725 euro ciascuno. E semmai qualcuno fosse in difficoltà si affiderebbe alla solidarietà popolare. «Nessuno si rivolge ai Servizi sociali del municipio. Tutti, piuttosto, si aiutano reciprocamente», assicura Valentina Riva del panificio Ermelina. Per poi precisare: «Il 90 per cento di noi, comunque, ha la casa di proprietà, quella d'origine. Non essendoci posto, i nostri figli, quando si sposano, debbono andare altrove, perché ogni fabbricato in rovina nelle contrade è già stato recuperato per essere venduto o affittato ai vacanzieri o a chi fugge definitivamente dalla città. Ogni spazio dà una rendita».

 

Velo Veronese

Nel viaggio nel paese in coda alla classifica dei redditi veronesi del 2022, gli anziani, addirittura, alzano le spalle quando nelle botteghe si accenna allo sconfortante primato. «La semplicità è felicità, noi montanari siamo gran lavoratori», confidano Riccardo Campara e Silvia Merzi nel «bazar» di famiglia, che vende dai giocattoli alla ferramenta. «Campiamo da sempre», aggiungono, «con ciò che abbiamo. E ne abbiamo abbastanza: integriamo d'estate i guadagni dell'inverno. La piazzetta del capoluogo è lo struscio preferito dai visitatori del fine settimana e dai villeggianti. I nostri studenti hanno imparato la lezione: partono all'alba, tornano la sera di nuovo col pullman. Nonostante ciò, a scuola sono tra i migliori».

Non c'è genitore del luogo che traslocherebbe con la prole a valle. «Abbiamo i servizi pubblici indispensabili», aggiunge la fornaia Riva, «siamo e resteremo pendolari a vita, anche per le visite in ospedale».

 

San Mauro di Saline

Nell’altro Comune della Lessinia, al penultimo posto della mappa de paesi più poveri della provincia, con 15.793 pro capite, la maggior parte delle attività, invece, ha tirato da tempo giù le serrande. «Non c'è stato ricambio generazionale», osserva Anna Maria Turrina alla Bottega del Fornaio che è anche un piccolo market di alimentari. Lei è originaria di Valeggio sul Mincio, nell'entroterra del lago di Garda, dove i turisti si ammassano. Il panettiere è suo marito Ivo Baltieri che, al contrario di altri commercianti, ha avuto l'occasione, sfruttata, di insegnare il mestiere alla figlia Chiara. Nel territorio, metà degli immobili è abitata, l’altra metà è abbandonata. I proprietari, diversamente da ciò che accade a Velo, non investono. «Eppure molti si stabilirebbero a San Mauro», assicura Turrina, «mancano, però, le case disponibili». Una volta non c'era un appartamento libero.

«Gli emigrati a Milano e Torino, per lavorare nelle grandi fabbriche», ricorda la negoziante, «passavano le ferie con i parenti. Insomma, c'era molto movimento». Ora fanno la spesa i residenti e qualche forestiero di passaggio. Le campane della chiesa, comunque, suonano ancora a festa: ad ogni nascita. Tre volte, dall'inizio dell'anno. Dove c'è vita, c'è speranza. Una settantina di bambini frequenta la primaria, una ventina l'asilo. Gli allievi vengono da Belfiore, San Martino Buon Albergo, Colognola ai Colli, per dire. «La media, privata convenzionata, traslocherà per assenza di aule, spiega la consigliera comunale Cristina Nale, «se avessimo più spazi riusciremo a trattenerli».

Michele Teatin dell'associazione Teatroprova di San Bonifacio, a cui il Comune ha affidato la gestione del teatrino, avrebbe così qualche attore e qualche spettatore in più. L'intento è di condividere con i residenti le esperienze artistiche così coinvolgenti da indurre proprio questi ultimi a diventare i protagonisti delle rappresentazioni. Poveri sì, per le statistiche, ma non nello spirito.

Stefano Caniato

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