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STEFANO D’ORAZIO

«Flower stylist, piatti, catering
Ragazzi: che fatica sposarsi...»

Stefano D’Orazio, colonna dei Pooh, lunedì sarà alla Feltrinelli
Stefano D’Orazio, colonna dei Pooh, lunedì sarà alla Feltrinelli
Stefano D’Orazio, colonna dei Pooh, lunedì sarà alla Feltrinelli
Stefano D’Orazio, colonna dei Pooh, lunedì sarà alla Feltrinelli

Il batterista-paroliere oramai è anche un brillante narratore. Ironico - anzi autoironico - e sfacciato, leggero ma non superficiale. Stefano d’Orazio, quasi quarant’anni più appendici varie di «notti di viaggio» e «tamburi rotti per l’Italia», colonna portante dei Pooh, sfonda ancora nelle librerie grazie al suo “Non mi sposerò mai!”, una sorta di trattato derivato dall’esperienza personale di cui parlerà anche lunedì alla Feltrinelli alle 18. I supporters dei Fab Four italiani, quelli che in passato si sono innamorati di “Pronto buongiorno è la sveglia” e “Mi Manchi”, de “La donna del mio amico” e di “Dimmi di sì”, tutti frutto della sua ispirazione, oggi possono insomma rilassarsi e sorridere rileggendo la sua vicenda matrimoniale, maturata l’anno passato, a 69 primavere suonate. Consapevoli, come lui svela divertito, che «sposarsi è bene ma non sposarsi è meglio» visto tutto quanto precede e investe il fatidico giorno: «Io artista a tutto tondo? Quello è un parolone», premette subito lui. « C’è da dire è che da quando sono ragazzino che mi scrivo tutto quello che mi capita, soprattutto se trovo cose paradossali e comiche».

È stato così anche stavolta?
«Sì. Direi che questo è un libro involontario. Nel senso che l’ho scritto dopo essermi appuntato un po’ di roba da quella mia scellerata dichiarazione in poi».

Quale dichiarazione?
«La mia frase birichina proprio all’Arena di Verona quando, alla consegna di un premio, alla solita domanda sui progetti futuri, e per fare lo splendido, mi sono rivolto alla telecamera e ho raccontato dell’altro...».

Ovvero?
«Niente dischi, niente tour. Dissi: “Al mio prossimo compleanno, per farmi un regalo, mi sposerò. Anzi: Tiziana, tieniti libera perché il 12 settembre ci sposiamo».

Significa che Tiziana, compagna di vita e futura moglie, non ne sapeva nulla?
«Non ne sapevano niente i miei colleghi e fino a cinque minuti prima non ne sapevo niente nemmeno io... Lei pure... E dalla mattina del giorno dopo mi sono trovato sopraffatto da tutto quello che serve oggi per fare un matrimonio e di cui non sospettavo minimamente».

Spieghiamolo.
«Io avevo memoria di quando facevo il chierichetto e il matrimonio era molto più semplice. Oggi sposarsi è davvero una missione impossibile. Dal la mattina successiva all’annuncio a sentirmi dire da quelli pratici della location, del flower stylist, del catering... E tutto in inglese! Ma che è ’sta roba?, mi sono chiesto».

E quand’era chierichetto...
«Gli sposi arrivavano con la macchina del cugino e i barattoli attaccati dietro, le mamme piangevano, il prete diceva le sue cose dopo aver messo i fiorellini all’altare di San Giuseppe e vissero felici e contenti. Oggi invece è un inferno vero. Tutto troppo divertente però».

Humour e autoironia...
«Io ho questa tendenza ad autosputtanarmi: ho voluto mettere tutto nel libro, raccontando pure inciampi, scivoloni e figure di m... Telegatti e dischi di platino erano già stati raccontati in mille modi e in mille altre situazioni. Io ho preferito altro. Mantenendo il realismo senza rinunciare al gusto del paradosso».

E il bilancio dopo un anno di matrimonio?
«Non è cambiato niente».

Quindi tanto vale evitare?
«Io non prendo posizione. Fate voi. Ma io e Tiziana stavamo insieme da dieci anni ed eravamo già gente felice. E io andavo raccontando dall’età di dieci anni “non mi sposerò mai”».

Anche perché i Pooh hanno sempre avuto questa fama di scapoloni impenitenti e dongiovanni incalliti...
«Quali scapoloni? Gli altri c’hanno tre mogli e ventotto figli ognuno. Io ero il solo uscito sano... E scapolone, sì, ma molto meno libertino di come venivo disegnato».

E l’amore per D’Orazio cos’è?
«Una cosa assai importante. Nutrimento dell’anima, direbbero quelli bravi. Di sicuro aiuta a vivere bene».

E tra l’amore per la musica e l’amore per una donna?
«Vince l’amore per una donna. Assolutamente. Io sono stato cinquant’anni coi miei colleghi. Ed è stato un matrimonio anche quello, sfigatamente senza sesso ma pieno di affetti e di emozioni. Cinquant’anni di applausi, successi e urletti sotto il palco però non valgono l’innamoramento di una donna».

E l’amicizia?
«Valore diverso ma uguale. Noi poi siamo stati e siamo tuttora amici veri - e per sempre - ma denaro e successo sono sempre passati in secondo piano. Tanto è vero che quando nel 2009 ho pensato di esplorare altre strade gli altri non hanno condiviso ma hanno capito. E mi hanno lasciato andare senza problemi. E senza sputtanamenti, come capita spesso in questi casi».

Nel libro sono citati anche gli altri Pooh?
«E come no? Quando, la sera del mio annuncio, siamo tornati dietro le quinte dell’Arena, Roby mi ha guardato strano: “Ma che ti sei fumato?”».

Associamo il libro a un genere musicale: rock? Pop? Funky?
«Come un matrimonio rock. Visto non da un balcone ma dalla finestra di un camper. Con disincanto e alla ricerca della parte ironica. I consigli al lettore? Serve molta serenità. Dico solo che sposarsi è bene, non sposarsi è meglio».

Francesco Arioli

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