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IL PERSONAGGIO

L'ex tronista sul palco del Gran Galà: «Mi manca il contatto con la gente»

Claudio Sona, primo tronista gay della trasmissione «Uomini e donne», parteciperà al gran galà finale
Claudio Sona era il titolare di un bar del centro che ha venduto
Claudio Sona era il titolare di un bar del centro che ha venduto
Claudio Sona era il titolare di un bar del centro che ha venduto
Claudio Sona era il titolare di un bar del centro che ha venduto

«Ciao! Sto per iniziare una gara di CrossFit». Sono le 9.30 del mattino e da uno come lui ti aspetteresti la voce ancora impastata di sonno. Serate, comparsate tra Milano, Roma. Lunedì sarà al Teatro Nuovo per la premiazione del nostro concorso. E invece, Claudio Sona, il primo tronista gay d’Italia, quello della trasmissione «Uomini e donne» di Maria de Filippi, è sveglio dalle 8 del mattino. Pronto ad affrontare una gara. D’altra parte con questo suo fisico e con il suo bellissimo sorriso, ci campa. Claudio Sona, per otto anni è stato il titolare dell’Urban Caffè di via Alberto Mario. Ogni giorno era dietro al suo bancone a preparare caffè e cappuccini, spritz e Hugo. «Quel bar era il punto di ritrovo di tutti i commessi del centro. Mi manca certo il contatto con la gente. Per me il bar è stata una bellissima esperienza che ho concluso soltanto perché in quel bar avevo dato tutto quello che potevo dare. Ma non escludo di aprire qualcosa di tutto mio di nuovo non so ancora se un bar, una gastronomia, qualcosa. Devo decidere. Nel frattempo mi piacerebbe fare un corso di dizione e perché no, anche un'esperienza all'estero». Claudio Sona ha 550mila follower. Lo seguono da sempre fin dalle sue prime apparizioni in Tv. «Credo che sia perché sono molto vero. E perché posto sempre cose molto normali: la palestra, la vita sana, lo sport, che è quello che tendenzialmente faccio ogni giorno. Sono esattamente così come mi mostro e credo che questa cosa venga apprezzata», spiega Sona, «certo quando ti esponi sui social devi essere anche disposto ad accettare le critiche che ci sono. Ma io non ho mai risposto a nessuno. Come fai a metterti a discutere con qualcuno che non conosci? Lascio dire e basta». E quando eri al bar con qualcuno hai litigato? gli chiediamo. «No, però mi ricordo un caso. L’unico. Era entrata una signora con l'evidente intento di rompere le scatole quindi mi aveva chiesto un caffè ristretto, in tazza fredda, macchiato con poca schiuma. Insomma tutta una serie di richieste che per un euro mi sembrano eccessive a quel punto le ho detto “signora prenda il suo euro e vada a bere il caffè da un'altra parte“. Ma è stata l'unica volta in cui ho reagito con un cliente». E ancora: «Quando stai dietro ad un bancone devi diventare una spugna assorbi tutto quello che ti viene detto. Diventi lo “sfogatoio“ di chi ha le scatole girate, di chi se la deve prendere con qualcuno. Lo stesso vale per i commessi di ogni negozio: c’è il cliente disponibile e c’è quello che vuole soltanto rompere le scatole, e tu non puoi reagire. È un lavoro sfiancante, anche fisicamente. Nel caso del bar, tu diventi il confidente. In alcuni casi nascono anche delle belle amicizie. Quelle le conservi, molti clienti li frequento ancora», conclude.

Alessandra Vaccari

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