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Dai cobas del latte alle proteste di oggi

Dai Forconi ai trattori: chi c'era, chi è rimasto e perché

Dai Cobas del latte alla proteste di oggi: trent'anni di storia e di proteste
Forconi Story

Dalla protesta del 1991 della gente dei campi, anche a Verona, contro la riforma della politica agricola della Cee del commissario Mac Scharry, fino a “trattore selvaggio”, trent’anni fa, con agricoltori e allevatori in piazza Bra e piazza dei Signori sui problemi legati all’epidemia di afta epizootica.

In anni più recenti, tra 2011 e 2013, la rivolta dei Forconi, partita da autotrasportatori ma poi arrivata ad agricoltori e ad altre categorie, fino alla proteste di questi giorni degli agricoltori «contro le follie dell’Unione Europea», protesta approdata a Fieragricola, con i trattori e l’incontro-confronto con il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida. Ciclicamente chi vive dei prodotti della terra e dell’allevamento contesta «l’Europa matrigna».

Dall’assedio dei trattori del 1996 al municipio di Verona contro le quote latte che l’Ue assegnava all’Italia, alle “guardie della bistecca”, gli allevatori dei Coldiretti veronesi che pattugliavano il confine del Brennero per impedire l’entrata delle produzioni francesi di carne a rischio Bse. E c’erano anche i «milk warriors», i Cospa del latte, che si sentivano gli “eroi di Vancimuglio”, località della battaglia a colpi di letame sparato ad alzo zero per protestare contro le quote latte. E nel 1999 Bruxelles sotto l’assedio dei Cobas del latte, partiti da Verona.

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«Io oltre dieci anni fa c’ero, con i Forconi, nelle varie manifestazioni in città e provincia, ma in tutti questi anni sul fronte dell’agricoltura la situazione è peggiorata ed ecco perché noi continueremo con la nostra protesta, a cominciare da lunedì con una manifestazione dei trattori a Rovigo». Lo dice Giorgio Bissoli, di Azione Rurale, di Cerea, protagonista delle rivendicazioni di questi giorni «contro le politiche dell’Ue che danneggiano il nostro settore», ma anche un decennio fa con i Forconi. Allora con i Comitati riuniti agricoli, il Movimento autonomo autotrasportatori, Cobas del latte, Liberi imprenditori federalisti europei, i Life di Lucio Chiavegato e Patrizia Badii. Era il Coordinamento nazionale per la rivoluzione 9 dicembre 2013.

Fra i capi del movimento dei Forconi era ritenuto Mariano Ferro, di Avola, Siracusa, leader in Sicilia ed ex candidato alla presidenza della Regione, imprenditore agricolo. L’ideatore sarebbe stato l’allevatore sardo Felice Floris, che prese spunto dalla frase di Ferro: “Dobbiamo prenderli a forconate”. Ebbe origine così un’associazione di agricoltori, pastori, allevatori che si definì apartitica pur avendo al suo interno anche esponenti di estrema destra. A cui poi però si aggiunsero frange di varia provenienza, fino alla sinistra antagonista. Serrate, scioperi a oltranza e blocchi stradali: i Forconi cominciarono così. Antisistema. Dalla Sicilia a Verona, dove Ferro giunse per protestare.

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«Diversamente dai Forconi, la protesta dei trattori è solo di agricoltori, a cui sono solidale pur non partecipando più a queste iniziative», ci dice Ferro, al telefono. «Oggi abbiamo problemi come l’aumento dei costi di produzione, dal carburante agricolo all’energia, soprattutto post covid, ma a noi i prodotti non vengono pagati di più. In Germania però la protesta dei miei colleghi sia più indirizzata, mentre in Italia non mi pare che l’obiettivo sia ben focalizzato». C’è anche Vanni Stoppato, di Gazzo Veronese, oggi con gli agricoltori e all’epoca con i Forconi. «Noi andiamo avanti, per difendere il nostro lavoro».

Enrico Giardini

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