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La protesta dilaga

Trattori a Bruxelles, ma il fronte è diviso. Luca Zaia: «L'Europa è una matrigna, evitare le guerre tra agricoltori»

Presidi anche in numerose città italiane. Bozza sottolinea: «Va determinato per legge il costo di produzione del prodotto»

La chiamano «la calma prima della tempesta». Decine di trattori sfilano per le strade di Bruxelles in direzione quartiere europeo. Il perimetro dell'area è circondato dal filo spinato.

Di tanto in tanto un clacson suona ad annunciarne l'arrivo e un petardo esplode. L'assedio degli agricoltori al cuore dell'Europa è pronto a consumarsi e a salire via via d'intensità, quando i leader Ue si riuniranno all'Europa Building.

Animi caldi

Una tempesta perfetta a 130 giorni dalle elezioni europee. Che Bruxelles - accusata anche dal vicepremier Matteo Salvini di essere
«disastrosa sul fronte del lavoro e dei diritti» - prova a disinnescare con due misure messe sul tavolo in fretta e furia per rispondere alla chiamata di Emmanuel Macron: tutele sulle importazioni delle derrate alimentari - grano in testa - a dazio zero dall'Ucraina e un nuovo stop per tutto il 2024 all'obbligo di mettere a maggese il 4% dei terreni per accedere ai fondi Pac. La rivolta dei gilet verdi dilagata ormai da nord a sud del continente - dalla Francia al Belgio, dalla Germania all'Est Europa, dall'Italia alla Grecia, fino alla Spagna - alimenta l'angoscia dei vertici Ue sotto lo sguardo vigile della polizia schierata lungo le strade adiacenti alla sedi del Parlamento europeo, della Commissione e del Consiglio.

Le richieste

Le rivendicazioni degli agricoltori sono comuni: redditi e aiuti più alti, no ai rigidi paletti del Green Deal, tutele dagli eventi climatici estremi, dal caro energia, dalle epidemie come l'aviaria e dalla concorrenza sleale del resto del mondo. Simboleggiata da accordi che, nella visione del settore soprattutto francese, favoriscono l'invasione sul mercato europeo di prodotti con standard dubbi e prezzi più bassi.

Una collera davanti alla quale Bruxelles ha tentato di mettersi al riparo proponendo di rinnovare per un altro anno - tra giugno 2024 e giugno 2025 - le agevolazioni agricole e commerciali concesse a Kiev, combinandole però con salvaguardie rafforzate chieste a gran voce dagli agricoltori di frontiera, quelli di Ungheria, Polonia, Slovacchia, Repubblica ceca e Romania. Poi è arrivata anche la proposta, fortemente voluta da Parigi, di tenere ancora sospesi gli obblighi previsti dalla nuova Pac di mettere a riposo il 4% dei terreni a seminativo per poter ottenere i finanziamenti comunitari.
 

In tutta Italia

Intanto in Italia fioriscono ancora decine e decine di presidi in tutta la penisola. La marcia dei trattori non si arresta, da nord a sud. Una continua e inarrestabile onda di malcontento per i redditi ridotti al minimo, l'Irpef agricola, le imposizioni perpetrate dell’Ue, l'impossibilità di dare un futuro alle terre. Un movimento, però, che, dopo giorni di manifestazioni, si scopre avere al suo interno diverse anime. Fronte diviso anche nella nostra città (vedi gli altri servizi in pagina) con il Comitato degli agricoltori che ha parlato di «un manipolo di opportunisti i quali, spacciandosi per rappresentanti dei contadini trattano con membri del Governo».

Zaia e l’Europa «matrigna»

Da Bruxelles è arrivato il commento del presidente del Veneto Luca Zaia. «A prescindere da chi protesta, i contenuti sono condivisibili», ha detto il governatore, «un’Europa che comunque è matrigna, combattuta tra chi non ha l’agricoltura e chi l’ha. Noi siamo tra quelli che la hanno, con 4.500 prodotti tipici, un’agricoltura fiorente, ma il Made in Italy nel food viene contraffatto a livello internazionale e questo vale circa 120 miliardi sul mercato internazionale. Quindi ben venga una messa in discussione dell’Europa, cosa non nuova, ma nel rispetto di libertà e legalità». E ha concluso: «È ovvio che le proteste debbano avvenire nel rispetto della legalità e soprattutto bisogna evitare che ci siano guerre tra agricoltori».

Riequilibrio dei prezzi

Ad esprimere la vicinanza a chi manifesta anche l’europarlamentare Paolo Borchia, Lega, ed il consigliere regionale Alberto Bozza, Forza Italia. «Un agricoltore deve essere messo nelle condizioni di lavorare senza essere sussidiato. Per arrivare a questo bisogna rivedere, in maniera pesante, quelli che sono i rapporti tra i produttori e la grande distribuzione organizzata, non può esserci un delta così ampio tra il prezzo a cui viene venduto un prodotto da parte di chi lo lavora e il prezzo che troviamo sullo scaffale», le parole di Borchia. Bozza sottolinea: «Va determinato per legge il costo di produzione del prodotto, solo così ci sarà un equilibrio tra produttori e distributori rispetto al prezzo di vendita finale al consumatore». 

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