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l'emergenza

Disagio giovanile, l'ascolto e il dialogo con i ragazzi comincia per strada: «Così li renderemo protagonisti»

Coppie di educatori incontreranno i giovani dai 14 ai 25 anni nelle loro compagnie tra circoli, bar, piazze e giardini per intercettare problematiche e bisogni. Obiettivo raggiungere almeno 300 adolescenti da qui ai prossimi 15 mesi
Adolescenti a passeggio
Adolescenti a passeggio
Adolescenti a passeggio
Adolescenti a passeggio

Un progetto dei Servizi sociali per avvicinare i giovani nei luoghi dove più abitualmente si ritrovano. Già effettuata la mappatura, ora parte la fase operativa che coinvolgerà 300 ragazzi e ragazze tra i 14 e 25 anni. Previste azioni mirate sul territorio come presidio contro il disagio e i comportamenti aggressivi.

Presidio del territorio che si affianca di fatto a quello delle forze dell’ordine. Un intervento concreto per dare risposte efficaci nell'affrontare il fenomeno dell'aumento di aggressività nei giovani. Al tavolo di lavoro in Comune tutte le istituzioni del territorio, dalla Prefettura alla Questura, dall’Ulss 9 alle Forze dell’ordine, dall’Ufficio scolastico alla Diocesi, e tutte le associazioni che già lavorano a queste tematiche.

Dove trascorrono la maggior parte del loro tempo libero i ragazzi e le ragazze tra i 14 e i 20 anni? Dov’è che si incontrano e socializzano, dov’è che fanno gruppo?

L'ascolto per strada

E’ la strada il loro principale luogo di ritrovano, dove per ‘strada’ si intendono un po’ tutti gli spazi all’aperto, dalle piazze ai giardini passando per i bastioni.  Non c’è quartiere senza giovani per strada.

Ed è proprio qui, sulle strade della città, che il Comune andrà a cercarli, per avvicinarli, incontrarli, ascoltare i loro bisogni e aspettative, per poi coinvolgerli in azioni e iniziative che li vedano protagonisti. L’obiettivo è quello di intercettare i loro problemi, avere consapevolezza del grado di malessere, di disagio, cogliere i loro sogni, le loro speranze, le loro visioni per aiutarli a sentirsi meglio, più fiduciosi in un processo di vicinanza.

Un progetto innovativo, che l’assessorato ai Servizi sociali porta avanti con gli assessorati alla Sicurezza, alle Politiche giovanili e di Partecipazione e alle Politiche educative e in collaborazione con l’Università della Strada del Gruppo di Adele, promuove nell'ambito della funzione di cura dei minori e delle famiglie in generale e in particolare delle famiglie in situazioni di fragilità e vulnerabilità, e che si aggiunge alle  azioni di supporto al mondo minorile e giovanile già messe in campo dal Servizio educativo territoriale.

“Oggi si concretizza un progetto a cui stiamo lavorando da un anno e che vede in rete tutte le più importanti istituzioni cittadine per prendersi veramente cura dei nostri ragazzi – afferma l’assessora alle Politiche sociali Luisa Ceni –. Per questa nuova progettualità che viene a completare il Servizio educativa territoriale ci siamo affidati al Gruppo Abele, massimi esponenti in questo settore che sono già operativi sul territorio. Ci aspettiamo di ascoltare e parlare con i ragazzi, è l’unico modo per approcciare in modo corretto i problemi e trovare soluzioni ai problemi. Proprio questa mattina ho chiesto ad alcuni ragazzi di quarta superiore ragazzi cosa loro vedono e cosa li colpisce di questa violenza. Hanno risposto ‘l’indifferenza’  e i cittadini che filmano le aggressioni senza fare nulla, a dimostrazione che sono i giovani i primi a condannare determinati comportamenti”.

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“Assistiamo ad un disagio che ci tocca da vicino e che riguarda i nostri giovani – ha detto l’assessora alla Sicurezza Stefania Zivelonghi –. Il progetto presentato oggi è una risposta concreta che l’amministrazione mette in campo anche in risposta ad episodi recenti e in particolare all’aggressione di giovedì. Al tavolo di lavoro si sono riuniti quattro assessorati e la comunità fatta di numerosi rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni, mancavano solamente i cittadini. Al di là degli slogan immediati, facili e di impatto, credo che quello che serve sia capire perchè determinati episodi accadono  e quali sono i problemi, cogliendone l’elemento fondamentale che è la giovanissima età dei protagonisti. Lo stesso Prefetto proprio oggi ha sottolineato come occorra coprire questo tipo di esigenze; l’altro tema è quello dell’indifferenza dei cittadini che hanno assistito all’aggressione o al massimo l’hanno filmata”.

Dialogo e confronto con il mondo giovanile

“L’obiettivo è quello di riuscire a costruire sempre di più strumenti di dialogo e di confronto con il mondo giovanile – ha aggiunto l’assessore alle Politiche giovanili Jacopo Buffolo –. Abbiamo iniziato già da questa estate a costruire un percorso di ascolto e l’educativa di strada è un secondo spazio dove costruire relazioni con altri gruppi di giovani e implementare le relazioni, perche solo sapendo ascoltare e comprendendo i bisogni, facendo in modo di non tradirli ma cercando di costruire delle risposte insieme condivise, possiamo cominciare a dare dei riscontri ad un mondo che non ne ha avuti per molto tempo. Perché se noi oggi torniamo a parlare di educativa di strada è perché c’era negli anni ’90 e non si è più vista negli ultimi 15 anni”.

Gli educatori di strada

Un ruolo fondamentale nel progetto lo hanno gli educatori di strada, operatori preparati che si muovono in coppia e si recano da gruppi di ragazzi informali, le cosiddette compagnie (target 14-25 anni) che si ritrovano presso circoli, bar, piazze e giardini.  All’interno dei gruppi e delle relazioni, l’operatore entra in punta di piedi, lavora nell’informalità per cogliere le potenzialità di ogni singolo e del gruppo stesso.

Il progetto muove su due filoni paralleli

Il primo si basa sul lavoro educativo di strada per avvicinare adolescenti e giovani per coinvolgerli in eventi e iniziative di che ne valorizzino le competenze. Il secondo è un lavoro di strada per avvicinare ragazzi fragili, ai margini, che si coinvolgono in esperienze di devianza e criminalità o di vicinanza al mondo delle dipendenze. Con loro si cercherà di costruire le condizioni per un progetto di recupero, di supporto sociale e/o educativo.

Prima fase del progetto, già completata, è la mappatura dei luoghi frequentati dai giovani, quartiere per quartiere. Ora si è pronti per la fase operativa, ovvero la conoscenza dei gruppi e il successivo consolidamento delle relazioni. Solo allora si potrà avviare delle microprogettualità che valorizzeranno il protagonismo dei ragazzi, che potranno ampliarsi grazie ad un lavoro di rete con la comunità locale e gli stakeholders.

Obiettivo: raggiungere almeno 300 adolescenti da qui ai prossimi 15 mesi

L’obiettivo è raggiungere almeno 300 adolescenti da qui ai prossimi 15 mesi, tempi stabiliti per la sperimentazione del progetto. In campo ci sono 3 educatori di strada.

Sono partner del progetto, in primo luogo, i soggetti del Terzo Settore (ATI Albero-Don Calabria; CSA ;Codess) che in questo momento gestiscono con la regia ed il monitoraggio del Comune di Verona, il Servizio Educativo Territoriale (SET). Inoltre, saranno attivati i principali stakeholders che si occupano di adolescenti sia istituzionali che del privato sociale e saranno coinvolti tutti gli assistenti sociali dell’Ambito minori e psicologi (30 operatori).

Sistema educativo territoriale

I primi Centri Diurni e Centri Aperti nacquero, in forma sperimentale, alla fine degli anni Ottanta a seguito di una collaborazione sorta, in alcuni quartieri della città, tra il Servizio Sociale e alcuni soggetti del privato sociale che avevano avviato un' analisi e rilevazione dei bisogni delle famiglie con minori, in carico agli assistenti sociali di zona e della comunità locale. Il primo riconoscimento formale si riscontriamo nell’atto di approvazione del 24.01.1989 della Delibera Consiliare n. 5 “Disagio Giovanile.

el luglio 1990, pertanto, vennero avviati, come servizio pubblico comunale, 6 Centri Diurni e 3 Centri Aperti. Nel 1999 venne ufficialmente istituito il servizio di appoggio socio-educativo per famiglie con minori (D.G. n° 498 del 27 luglio 1999), al fine di superare modalità di erogazione dell'intervento obsolete , introducendo una procedura di gara ad evidenza pubblica. Nel 2009 (Gara 56/09), i servizi di Centro diurno e aperto, di appoggio socio-educativo e di assistenza domiciliare, vennero riuniti in un unico servizio definito “Servizio Educativo Territoriale (S.E.T.) per famiglie con minori.

Ad oggi il Sistema Educativo Territoriale è composto da: 4 Centri Aperti ( di cui uno chiamato Centro Ragazzi), 6 Centri Diurni, l'educativa domiciliare e territoriale, interventi che nel loro complesso costituiscono il Servizio Educativo Territoriale prodotto dal Comune di Verona e gestito da tre Cooperative e da 11 Centri Diurni del privato-sociale ,sostenuti finanziariamente dal Comune di Verona.

Dati 2023

Tali servizi nel 2023 hanno raggiunto:

  • con l'educativa domiciliare e territoriale gestita da tre Cooperative e realizzata da 57 educatori, 268 bambini e ragazzi;
  • con i Centri Diurni che sono 17, gestiti da tre Cooperative e 9 Associazioni e che vedono impegnati 45 educatori, 196 bambini e ragazzi;
  • con i Centri Aperti che sono 4 gestiti dalle Cooperative e che vedono impegnati 10 educatori, 309 bambini e ragazzi;
  • le famiglie sono affiancate, oltre che dagli educatori per quanto riguarda il progetto educativo dei figli, dagli Assistenti Sociali;
  • sono stati attivati inoltre, con l'ausilio degli educatori delle Cooperative, 8 progetti territoriali assieme ad altre realtà associative del territorio, raggiungendo all'incirca altri 300 bambini e ragazzi. A ciò, vanno aggiunti i progetti per i minori e le famiglie che le diverse Associazioni che gestiscono i Centri Diurni, sviluppano sul territorio attraverso finanziamenti terzi o attività di volontariato.

Le interviste agli assessori

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