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l'aggressione davanti a palazzo barbieri

Quindicenne pestato in Bra, la madre: «Ha rischiato di essere ammazzato. Dov'è finita la sicurezza a Verona?»

La denuncia: «Se non fosse intervenuto l’autista, sarebbe finita male. L’hanno massacrato con la scusa di un euro». Tutti identificati gli aggressori: sono minorenni
L’aggressione al quindicenne ripresa da un telefonino: gli autori della violenza
L’aggressione al quindicenne ripresa da un telefonino: gli autori della violenza
L’aggressione al quindicenne ripresa da un telefonino: gli autori della violenza
L’aggressione al quindicenne ripresa da un telefonino: gli autori della violenza

Parla con la consapevolezza che sarebbe potuto «succedere il peggio». E quindi benedice l’autista Atv, «grazie a Iddio», che «è intervenuto a liberare mio figlio dai quattro che lo stavano pestando a sangue». Ne è certa: «Poteva succedere l’irreparabile, poteva essere che io, oggi, mi trovassi a piangere lacrime ben più amare: ha rischiato di morire ammazzato a suon di calci e pugni, nell’indifferenza generale».

La mamma del quindicenne picchiato giovedì 18 gennaio sotto la scalinata del Comune in piazza Bra, da un gruppo di coetanei «rabbiosi, di una cattiveria disumana, senza freni inibitori», esce allo scoperto per «denunciare una situazione divenuta insostenibile, inaccettabile e che deve far riflettere tutti, dalle famiglie alle istituzioni fino ai tutori dell’ordine».

Sbotta: «La sicurezza, a Verona, dov’è finita? Com’è ridotta la nostra città se alle due del pomeriggio rischi la vita aspettando il bus?».

La ricostruzione

Cos’è accaduto esattamente? «Era alla fermata Atv, in piazza Bra. Aspettava, come ogni giorno, i mezzi per tornare a casa dopo la scuola. Era lì, tranquillo, quando si sono avvicinati alcuni coetanei che gli hanno chiesto un euro. Mio figlio, che è un generoso, ha preso il portafoglio dalla cartella e lì è iniziata la mattanza. Sarebbe stata la stessa cosa se si fosse rifiutato, perché è chiaro che l’euro era una scusa, un pretesto per alzare le mani e far scattare il pestaggio. E poi? Gli hanno imposto di consegnare il portafoglio, lui s’è rifiutato e da lì è stato un crescendo di violenza: l’hanno spintonato, strattonato, accerchiato. Erano in 4-5, il solito sistema del gruppo contro uno: calci, pugni, botte in faccia, sulla testa. Gli hanno anche tolto una scarpa e l’hanno usata per picchiarlo più forte. L’hanno incastonato addosso alle scale di palazzo Barbieri, dal video si vede che uno della banda gli si mette a cavalcioni e lo colpisce imperterrito, fino a quando arriva l’autista».

Branco di sconosciuti

Suo figlio li conosceva? «No, mai visti prima. Ripeto: era alla fermata del bus, davanti al Comune, nel cuore della città, nell’ora di punta dall’uscita da scuola. È stato aggredito nell’indifferenza generale. Sempre nella ripresa che qualcuno s’è premurato di fare senza intervenire, si vede che c’è chi gli passa davanti mentre viene massacrato e tira diritto impassibile. Ma cosa siamo diventati in questa città? Come sta? Ha un edema pesante alla mandibola e problemi ai denti. Lividi ovunque. Ha usato la cartella come scudo, se i calci e i pugni avessero colpito la nuca, oggi sarei qui a piangere un figlio come i Tommasoli. Da Borgo Trento è inviato al Policlinico al maxillo-facciale. L’importante è che sia qui a raccontare. Ovvio, ci tuteleremo nelle sedi deputate perchè bisogna smetterla di tenere la testa sotto alla sabbia. E’ chiaro o no che di questo passo ci scappa un altro morto? Ci rendiamo conto, tutti, dell’emergenza che la città sta vivendo? Mio figlio, grazie a quel santo uomo, è vivo ma terrorizzato e avrà bisogno di terapia psicologica. Ha tanta paura. Se ne rendono conto, nei Palazzi, che così non si può andare avanti?»

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Tutti identificati i responsabili del pestaggio: sono minorenni

Non ci è voluto molto. Le telecamere attive in diversi punti della città hanno ripreso la fuga del gruppetto di ragazzi che giovedì, nelle prime ore del pomeriggio, ha aggredito un quindicenne che stava aspettando l’autobus nei pressi della scalinata di palazzo Barbieri.
E sono stati tutti identificati: si tratta di ragazzi che non hanno ancora compiuto i 18 anni, uno non ne ha nemmeno 15, e la documentazione che li riguarda è stata trasmessa alla Procura della Repubblica presso il tribunale dei Minori di Venezia, a cui spetta la competenza. 

Tentata rapina aggravata dal numero di persone e lesioni le ipotesi di reato che sono state contestate ai quattro i giovani, nati a Verona da genitori stranieri. Non è dato sapere se facciano o meno parte di una «banda» ma, viste le precedenti aggressioni che da un paio d’anni caratterizzano l’ambiente giovanile, è più probabile che si tratti di comportamenti violenti attuati da giovani accomunati solamente dall’età e spinti dalla logica della prevaricazione che trova nel gruppo la ragion d’essere.

 

Camilla Ferro e Fabiana Marcolini

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