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I due giovani trovati morti

Le vite spezzate di Sofia e Francesco: lei «solare» e appassionata di fotografia, lui pizzaiolo e «gran lavoratore»

di Katia Ferraro e Alessandra Vaccari
Sofia Mancini e Francesco D’Aversa
Sofia Mancini e Francesco D’Aversa
Sofia Mancini e Francesco D’Aversa
Sofia Mancini e Francesco D’Aversa

Due giovani pieni di sogni e di passioni. È la fotografia di Sofia Mancini e Francesco D'Aversa, i ragazzi trovati morti - a tre giorni dalla scomparsa - nell'auto finita fuori strada. Ecco come li ricordano gli amici e i familiari. 

Sofia Mancini amava la natura e in particolare gli animali, protagonisti di tanti suoi scatti fotografici. Si era diplomata quest'anno in Agraria nella sede dell'Istituto Stefani-Bentegodi di San Floriano e subito dopo era partita per la sua prima esperienza lavorativa lontano da casa, assunta come fotografa nello staff dell'Arenella Resort di Siracusa.

Un'esperienza da cui era tornata a inizio settembre, ma che l'aveva arricchita a tal punto da farle desiderare di farne altre in giro per il mondo, unendo la sua passione per la fotografia a quella per i viaggi.

Borgata Gazzoli avvolta nel silenzio

Ieri pomeriggio la borgata di Gazzoli, piccola frazione di Costermano sul Garda dove Sofia è nata e crescita, era avvolta nel silenzio, con un viavai discreto di familiari e amici verso l'abitazione dove la ragazza viveva con i genitori Tiziano e Claudia e i fratelli maggiori Fabiano e Lorenzo, stretti nel dolore. «Qui ci conosciamo tutti, è un po' come far parte di una grande famiglia», spiega Maria Teresa Gelmetti, titolare del vicino negozio di alimentari.

«Il mese scorso abbiamo festeggiato il mio compleanno, c'era una parte del paese e anche Sofia, tornata da poco dalla Sicilia. Ho visto crescere lei e i suoi fratelli. Aveva sempre la macchina fotografica in mano, era la sua passione. Ricordo che aveva fatto uno stage al Parco Natura Viva di Pastrengo, ne era entusiasta. Si dava da fare, d'estate faceva sempre qualche lavoretto».

Il sindaco Stefano Passarini parla a nome dell'intera comunità: «Ci auguravamo un epilogo diverso di questa storia. Sofia è diventata la figlia di tutti i cittadini di Costermano sul Garda, la sua scomparsa ruba un pezzo di futuro a ciascuno di noi».

Sofia appassionata di fotografia, di viaggi e natura

Dello stage al Parco Natura Viva Sofia aveva parlato anche a Martina, l'amica e collega con cui ha condiviso la stanza nel villaggio turistico di Siracusa. «Aveva tanti interessi, da quello più femminile per le unghie a quello un po' più maschile per gli insetti», racconta la ragazza, ventenne come Sofia.

«Le piacevano tutti gli animali, ma dopo aver lavorato allo zoo aveva superato la paura per gli insetti, le piacevano in particolare gli insetti foglia e stecco e li allevava in casa. In Sicilia siamo diventate molto amiche», aggiunge Martina, «una settimana fa è stata per qualche giorno a casa mia e io sarei dovuta andare da lei. Eravamo in sintonia: era una persona solare e aveva tanta voglia di viaggiare, per questo avevamo fantasticato anche su possibili viaggi da fare assieme. Aveva da poco iniziato un corso per videomaker e diceva che avrebbe voluto andare in Messico».

Domenica scorsa Sofia aveva confidato all'amica che la sera prima, sabato, era uscita con alcune amiche della zona e aveva conosciuto Francesco, con cui si sarebbe rivista il giorno dopo: una serata a Verona che all'inizio i genitori non volevano concedere, come ha raccontato papà Tiziano a «Chi l'ha visto» l'altra sera. «Domenica è stata l'ultima volta che ci siamo sentite, i miei messaggi successivi non hanno avuto risposta», conclude Martina.

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Il padre di Francesco: «Sentivo che era successo qualcosa di tragico»

«Me la sentivo che doveva essere accaduta una tragedia. Non poteva che essere quello. Francesco non stava mai ore senza farsi sentire e la sua sparizione improvvisa non poteva che essere stata causata da qualcosa di tragico». Giuseppe D’Aversa, è il padre di Francesco, fa la guardia giurata. Abita a Noale, in provincia di Venezia e ieri, appena avvisato del ritrovamento del corpo del figlio si è subito messo in macchina.

«Sono andato alle celle mortuarie perchè volevo vederlo, ma mi hanno detto che non era il caso e che prima me lo dovevano preparare», racconta l’uomo, «perchè in queste condizioni il suo volto non si poteva vedere. Adesso dobbiamo passare dalla polizia a ritirare i suoi effetti personali. Non mi capacito che possa essere accaduto».

Da Venezia a Verona per fare il pizzaiolo

Viveva a Noale con il padre fino a dieci mesi fa, Francesco. «Poi aveva trovato questo lavoro alla pizzeria Don Peppe ed era molto felice, mio figlio era una persona gioiosa. Fin da piccolo aveva imparato a fare il pane, io facevo il fornaio e lui mi veniva dietro, è sempre stata la sua passione e così quando ha trovato l’opportunità di fare il pizzaiolo ha deciso di venire a vivere a Verona. Ma ci sentivamo in continuazione, chiamava me e anche le sue due sorelle».

I genitori di Francesco sono separati. La madre, mercoledì sera, sperando che i ragazzi avessero deciso di fare una bravata lo aveva supplicato dallo schermo: «Francesco tesoro, dovunque tu sia vieni a casa, ti voglio tenere per sempre con me non ti lascio più andare via», aveva detto tra le lacrime.

S’era sperato, all’inizio che i ragazzi avessero fatto una bravata, anche se considerati i profili di entrambi sembrava impossibile. «Mio figlio», conclude papà Giuseppe, «è sempre stato un bravo ragazzo, non ha mai creato problemi ed era anche un bravo lavoratore, gli piaceva lavorare. E gli piaceva essere curato ed elegante, pulito. Di recente eravamo stati al matrimonio di una delle due sorelle, che abita in Piemonte e lui le aveva fatto da testimone e ne era molto orgoglioso, era proprio felice. Io conoscevo bene mio figlio, sparire non era da lui. Era uno che ti chiamava anche più volte al giorno, per dirti quello che faceva, per chiederti un consiglio. Non aveva motivo di sparire, per questo ho pensato fin dall’inizio che potesse essere accaduta una tragedia». In serata il padre della vittima è arrivato al residence Arelia, in Borgo Roma, dove Francesco viveva con i suoi colleghi di lavoro

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