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La famiglia Mancini

I ricordi nella casa di Sofia: «Era un fiore bellissimo»

La mamma: «Si era tatuata un cuore sulla clavicola, lo farò anch’io lì». I fiori sul comodino, i rettili, l’ukulele e i cartoni preferiti
Sofia Mancini era appassionata di fotografia
Sofia Mancini era appassionata di fotografia
Sofia Mancini era appassionata di fotografia
Sofia Mancini era appassionata di fotografia

«Sofia era un fiore, bellissima ma mai vanitosa». Il vestito azzurro con le perle. «Era stato il regalo di una cugina, se lo provava in continuazione a casa ma non trovava l’occasione giusta per indossarlo. Ora lo metterà per volare in cielo». Sono le parole di Claudia, la mamma di Sofia Mancini, la ventenne di Costermano coinvolta nell’incidente d’auto che le è costato la vita nella notte fra lunedì e martedì mentre era su una Fiat 500.

 

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Alla guida c’era Francesco D’Aversa, 24 anni, morto anche lui sul colpo. I fiori e i vestiti sono gli ultimi segni di Sofia. Un mazzolino è sistemato in un vaso bianco sul comodino in camera, a fianco al letto: «Li aveva raccolti lei quel lunedì mattina», sospira mamma Claudia guardandoli. Ma i fiori hanno anche un altro significato nella famiglia Mancini. «Un giorno», ricorda Lorenzo, uno dei due fratelli, «ci aveva chiesto quale fosse il fiore che ci rappresentasse di più. Ognuno di noi ne aveva detto uno e poi lei se li era tatuati sul fianco». Un’orchidea per Claudia, un’orchidea selvatica per papà Tiziano, una veronica (occhi della Madonna) per Lorenzo e una rosa per Fabiano, l’altro fratello. «Mi aveva confessato», prosegue proprio Lorenzo, seduto sulla poltrona vicino alla finestra in camera di Sofia, «di essersi fatta un altro tatuaggio e che mamma non lo sapeva ancora».

Nella sua stanza, la sua vita

Il legame tra mamma e figlia, però, era già inciso sulla pelle. Entrambe si erano tatuate la stessa farfalla sull’avambraccio. «Lei aveva anche un cuoricino, piccolo, vicino alla clavicola. Un giorno, mi ricordo, le avevo confessato che avrei voluto farlo anche io ma lei non aveva voluto. Adesso lo farò, proprio lì. Come il suo». La stanza di Sofia è identica a come l’ha lasciata lunedì pomeriggio. È un vortice che risucchia nelle sue passioni. Vladimir, una pogona, un rettile di una trentina di centimetri, è nella sua teca e si agita. Poco più distante, in due contenitori di plastica, ci sono un insetto stecco e uno foglia. Gli insetti e i rettili erano diventati una delle sue passioni, ma non era stato amore a prima vista.

 

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«Quando aveva iniziato a lavorare allo zoo non li poteva sopportare. Poi, pian piano, è cambiato tutto fino a voler studiare entomologia e biologia. Ora me ne occuperò io, sono parte di lei», prosegue la mamma con tutta la forza che ha anche se sono gli occhi a tradire un dolore impossibile da contenere. Le passioni Sofia aveva vissuto mille vite in appena vent’anni. Fatti di tanti viaggi, ma senza allontanarsi troppo dalla famiglia. Come quello in Madagascar, rimandato per non stare lontano da loro. Ma anche il sogno di acquistare un van per girare e scoprire il mondo. Ecco, l’altra anima di Sofia. Si era appena iscritta ad un corso di video maker anche se era la fotografia l’altra grande passione. «Amava andare a cavallo», dice papà Tiziano, tirando fuori dalla tasca il cellulare e mostrando un video sulla spiaggia a Capo Verde mentre la sua Sofia cavalca.

I ricordi degli ultimi momenti insieme

«Era una persona sincera, forse troppo», stavolta è mamma Claudia a ripescare un ricordo. Poi la memoria torna all’ultima volta che sono state assieme: «Domenica abbiamo passato una bella giornata insieme. Siamo andati a pranzo anche se c’era già tutto pronto. Era stata lei a chiedere di uscire. Poi nel pomeriggio siamo state sul divano a guardare un film».

La stanza di Sofia è piena di tracce. L’ukulele, il caschetto da skate e la tavola che aveva personalizzato con i suoi cartoni preferiti, i personaggi di Futurama e dei Simpson. Dall’altra parte del letto, sulla sponda opposta al comodino, c’è un bozzetto: «È un disegno che aveva iniziato lunedì pomeriggio. Poi era arrivato il messaggio di Francesco ed è uscita». Sotto la poltrona, dove è appoggiato un peluche, ci sono le ciabatte e un paio di scarpe bianche della Nike. Raccontano solo una cosa, la vita. «Si divertiva a mandare selfie con delle facce buffe. In questo siamo molto simili», sorride trovando conforto nella loro chat di Whatsapp, Lorenzo. All’ingresso della via dove i Mancini vivono da sempre ieri sera è stato celebrato un rosario. Lì sono stati sistemati dei palloncini bianchi e uno striscione «Ciao Sofia, ora vola tra gli angeli». Sul tetto di una pensilina palloncini a forma di cuore, ancorati ad un sasso, coprono un orologio. Le lancette corrono, ma a Costermano, a Gazzoli, il tempo si è fermato.

Nicolò Vincenzi

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