<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Violenza minorile

La madre del ragazzo pestato: «Le baby gang? Il Daspo non basta. Avremo un incontro in questura»

di Camilla Ferro
Torna a parlare la mamma del 15enne pestato in Bra: «Voglio che sappiano cosa significa ritrovarsi un figlio di 15 anni ridotto così»
Il pestaggio in Bra
Il pestaggio in Bra
Il pestaggio in Bra
Il pestaggio in Bra

Da madre a padre. Da genitori a genitori. Sarà su questo livello, «alla pari», il confronto che domani la mamma e il papà del quindicenne picchiato dieci giorni fa in piazza Bra, sotto alla scalinata del Comune, avranno con il Questore e i suoi agenti. 
«Io e mio marito», racconta lei, «abbiamo chiesto di andare a titolo personale a dire che di fronte a tanta violenza, tanta efferatezza e mancanza di coscienza, avremmo preferito dalle forze dell’ordine solo rigore nell’applicazione delle leggi e nessuna concessione umana».


Si sta commuovendo. Più per rabbia o per dolore? 
Per entrambe. Avremmo voluto porte e cuori chiusi in Questura per questa banda di picchiatori e per le loro famiglie. Non dovevano, secondo noi, essere accolti nelle stanze dove si garantisce la giustizia e si perseguitano i criminali. Quei quattro hanno commesso reati, tentata rapina e lesioni, guai dimenticarlo. Con l’aggravante che sono minorenni. E invece quello che è accaduto ci sta facendo più male dei pugni e delle botte.


Il Questore l’ha ribadito che si tratta di una condotta pericolosa per la sicurezza pubblica e che i 4 ne risponderanno.
Intanto però sono stati convocati, accompagnati da mamma e papà, per la notifica del provvedimento del Daspo (divieto di accedere per i prossimi 18 mesi in bar e fast food in piazza Bra e d’intorni, ndr) e sono stati protagonisti di qualcosa di irrispettoso verso mio figlio e verso la nostra famiglia. Siamo noi le vittime, non loro. 

Cosa l’ha infastidita di più?
Tutta la situazione. Loro là, accolti ad ascoltare la “predica“ sulla responsabilità delle proprie azioni, strappando la promessa di mantenere un rapporto solido con la Polizia per ritornare sulla strada giusta. E noi? Noi come ci siamo sentiti di fronte a questa metaforica “stretta di mano“? Mio figlio che da dieci giorni non è più lui, come può stare a sapere che i suoi picchiatori sono stati convocati in Questura ad ascoltare tanti bei discorsi? Lui è recluso in casa con la faccia rotta, lividi ovunque e il terrore negli occhi, e loro sono liberi di far quel che vogliono... che sarà mai non poter entrare al bar per un po’! Chi aiuta il mio poco più che bambino, perchè questo è a 15 anni, che non vuole più andare a scuola? Che non salirà più su un autobus e bisognerà accompagnarlo dappertutto? Lo sanno, in Questura e in Comune, che si sveglia tutte le notti vomitando? A noi, chi ci riceve? Nessuno.

E allora ha deciso di andare lei in lungadige Galtarossa.
Sì, dopo che ho visto in tv e letto la notizia che questi erano stati dal Questore e che c’era soddisfazione per l’esito dell’incontro, ho preso in mano il telefono. E ho detto tutto quel che pensavo. Ho chiesto un colloquio anch’io, da genitore a genitore, con il capo della Polizia magari con la stessa “stretta di mano“. Voglio che sappiano cosa significa ritrovarsi un figlio di 15 anni ridotto così.

Leggi anche
Ragazzino pestato, l'autista eroe: «Lo rifarei, ho un figlio di quell'età. Non si può voltarsi dall'altra parte»

Come sta, cosa le dice?
Sta male. Ha tanta paura. E mi fa continuamente la stessa domanda, “vanno in prigione, vero, mamma? Non li ritrovo in giro, vero?“. Ecco come sta. Dal punto di vista fisico almeno non c’è la necessità dell’intervento chirurgico per la mandibola, presa a pugni e calci. Gli hanno perfino tolto una scarpa per picchiarlo più duramente ancora, uno gli stava a cavalcioni mentre era steso a terra, quasi esanime. Spesso trema. Non riesce a mangiare: si nutre solo di liquidi e purè. Vado avanti ancora?

Prego

Non passa notte, da quel maledetto giovedì pomeriggio, in cui non vomiti. Ha già iniziato la psicoterapia, dovrà essere seguito a lungo. Non è tornato in classe, non è pronto. Dovremo accompagnarlo tutti i giorni, perchè di salire sugli autobus non ne vuol più sapere. Dice che in stazione a Porta Nuova è un Bronx, con queste bande che con la scusa di 1 euro sono pronte a pestare chiunque per il gusto di farlo. Deve finire, questa deriva deve essere bloccata subito. E non credo ci si riesca con il Daspo. Cosa aspettano le autorità cittadine, che ci scappi un altro morto? Dov’è finita la sicurezza se dei ragazzini non possono girare tranquilli per strada?

Il tribunale dei Minorenni di Venezia ha aperto il fascicolo. L’iter penale farà il suo corso.
Lo so, ma vorrei tolleranza zero su tutta la linea. E nessuna concessione al buonismo. Sto ricevendo telefonate di mamme preoccupate perchè può capitare a chiunque. Il numero dei casi è allarmante. Bisogna fermare queste bande di bulli.

Leggi anche
Quindicenne pestato in Bra, la madre: «Ha rischiato di essere ammazzato. Dov'è finita la sicurezza a Verona?»

Cosa dirà domani al Questore?
A lui, al sindaco, agli assessori, a tutte le forze dell’ordine dico che non deve più accadere niente di simile. E invece del Daspo, questi piccoli criminali mettiamoli a fare lavori di fatica: pulire le strade, svuotare i cestini, fare assistenza agli anziani e compagnia ai disabili, obblighiamoli ad occupare il tempo pagando il loro debito con la giustizia. Non serve a nulla vietare il bar. O fare loro tanti discorsi sul valore della legalità, ormai è troppo tardi. Ormai è una impellente necessità di ordine pubblico.

Suggerimenti