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L'intervista

Damiano Tommasi: «Sì al dialogo, ma Gasdia ora venga in Consiglio»

Il sindaco: «A ognuno le sue responsabilità, ma è il Comune che deve guidare. Il modello è la Fiera con Vinitaly: gioco di squadra. Una visione che ora in Fondazione Arena non c’è»
Damiano Tommasi, sindaco di Verona dal 2022 e presidente della Fondazione Arena
Damiano Tommasi, sindaco di Verona dal 2022 e presidente della Fondazione Arena
Damiano Tommasi, sindaco di Verona dal 2022 e presidente della Fondazione Arena
Damiano Tommasi, sindaco di Verona dal 2022 e presidente della Fondazione Arena

Riaprire il dialogo dopo il braccio di ferro sulla Fondazione Arena, ma intanto dare risposte alle richieste e ai progetti presentati? «Io non voglio entrare nel merito di richieste o non richieste. C’è stato un Consiglio comunale la settimana scorsa in cui, con la mozione approvata, abbiamo avuto indicazioni di invitare lei e la Fondazione a un futuro Consiglio comunale. E lo faremo».

È quanto dice il sindaco Damiano Tommasi, presidente della Fondazione Arena, dopo quanto ha detto nell’intervista di ieri a L’Arena la sovrintendente Cecilia Gasdia, ora anche presidente di Arena di Verona srl, la società che gestisce l’extralirica.
La Gasdia ha dato un’apertura al dialogo con Tommasi, dicendo però che attendeva risposte da lui, sulle linee guida sul futuro della Fondazione Arena e sulla stagione 2024, che ha detto di avergli consegnato il 21 novembre scorso. «Farei volentieri a meno di parlare di questi temi in questi giorni di Vinitaly», spiega Tommasi, «ma è doveroso chiarire le nostre preoccupazioni nei riguardi di uno dei pilastri delle attività di Verona».

Quali sono?
Non c’è un’idea nei confronti della città sull’interazione della Fondazione Arena, e lo dimostrano certe dinamiche di dialogo o di ascolto che sembrano seguire canali diversi da quanto dovrebbe essere nei confronti dell’Amministrazione. Il Vinitaly è invece il senso e il modello delle iniziative sul nostro territorio che devono vedere la massima compartecipazione con chi ha la responsabilità amministrativa.

Ma un passo avanti, allora, quale può essere?
Ripeto, il Consiglio comunale ha dato indicazioni, tra l’altro bipartisan, per un invito al confronto con la sovrintendente. Per capire il suo pensiero sul futuro della Fondazione, sulla lirica, che si deve intrecciare con l’extralirica, con le esigenze dei commercianti, delle attività produttive. È un volano per il nostro turismo e per le iniziative come Vinitaly e altri eventi e fiere, che deve saper intrecciarsi con le attività sportive. Ebbene, di tutto questo dovremmo ragionare. E invece...

Invece?
Mi sembra che tutto questo non ci sia, come base di riflessione. Detto questo, le dinamiche interne di responsabilità mi sembra siano quantomeno confuse, al momento. Di certo c’è che io, essendo sindaco, sono presidente della Fondazione Arena, per legge.

Ancora, sindaco: la sovrintendente Gasdia dice di averle già presentate, a lei, queste linee guida.
Noi avevamo chiesto ai candidati alla sovrintendenza di presentare al Consiglio di indirizzo, che determina le scelte, una progettualità futura, ma al cdi non è stata presentata. Ma il merito della questione è quanto, come e se Fondazione è parte integrante di cosa significa amministrare la città. Se non lo è, ognuno si assume le sue responsabilità.

Gasdia ha detto che aver modificato il Consiglio di amministrazione di Arena di Verona srl, la società controllata da Fondazione Arena che gestisce l’extralirica, è stata un’operazione legittima. E sul fatto di non aver informato il socio Comune, nel compierla, ha detto in sintesi che si doveva procedere, per una questione di tempo, e che comunque aveva intenzione di informare il cdi della Fondazione. Che cosa replica?
Credo che ognuno possa comprendere quanto è stato fatto e ha intenzione di fare chi ha approvato certe nomine e lo abbiamo già detto nel Consiglio comunale straordinario di giovedì scorso.

E ora?
Vediamo che ci sono gravi criticità e sappiamo dove finiscono le nostre responsabilità. Ma dovremmo celebrare il Vinitaly, l’attenzione che abbiamo sul nostro territorio dal governo nazionale e dalla Regione, ma anche dei soggetti internazionali interessati alla città. Dalle tante aziende nostre che lavorano con l’estero, da quelle estere che vedono il Vinitaly come occasione di confronto e di business. Credo che, come Veronafiere, anche la Fondazione Arena dovrebbe avere questa visione di gioco di squadra. Il che oggi non c’è. Ora però la mozione approvata in aula chiede di convocare un Consiglio comunale invitando il sovrintendente e il cdi. Lì chiariremo tutto.

È possibile che il Comune ritorni a essere in proprio il responsabile della gestione dell’extralirica, al di là del fatto che già oggi incassa l’affitto dell’Arena, di sua proprietà, per i concerti?
È già così, perché il Comune gestisce l’extralirica attraverso Arena di Verona srl. Purtroppo, in tanti ambiti dell’attività amministrativa, noto che si lavora con il metodo “ognuno il suo”, senza un’interazione e una collaborazione virtuosa. Purtroppo l’extralirica è sempre stata una coperta tirata a destra e a manca per calendari, per idee artistiche e proposte. Dovremo arrivare a parlare la stessa lingua.

Sul fronte della sovrintendenza è stato un mese tribolato, che ha visto uno scontro tra il Comune e soci, come la Camera di Commercio, in particolare, che sono soci del Comune anche in altre società ed enti, come l’aeroporto Catullo, Veronafiere, il Consorzio Zai, l’Autostrada del Brennero, la Fondazione per il turismo. Prevede possibili ricadute negative, appunto, su altre partite che riguardano appunto altri enti?
Mi pare che sulle aziende partecipate la predisposizione sia sempre la stessa. Comunque, vedremo cosa succederà.

Quando sarà il prossimo Consiglio di indirizzo della Fondazione Arena?
Dovremo convocarlo e lo faremo. Ma non ci sono particolare decisioni da prendere. Tra l’altro, ne sono già state prese diverse senza passare dal cdi, quindi c’è da capire se questo serva o non serva...

Lei non appare molto possibilista sul fatto che si possano appianare certe asperità.
Io voglio soltanto che siano chiare le responsabilità. Siccome mi pare che siano ondivaghe, un giorno nostre, un giorno di altri; un giorno non contiamo niente, un giorno decidiamo tutto noi...Mi sembra che si stia giocando a discapito di ciò che dovrebbe essere la Fondazione Arena, cioè chiare idee, chiare responsabilità, condivisione degli obiettivi. Ma per fare questo bisogna avere buona volontà. Diversamente diventa uno scaricabarile. Dopo di che, io ho il numero di telefono della sovrintendente Gasdia e lei il mio...

Guardando indietro che cosa farebbe di diverso?
Avrei nominato un presidente della Fondazione Arena, per evitare di essere io a farlo.

Perché?
Perché ho visto tante situazioni personali, legate a me, e non istituzionali, da parte di chi ha gestito la vicenda della candidatura della sovrintendente Gasdia.

Ma un suo delegato, o delegata, come presidente, avrebbe comunque risposto a lei.
È vero, ma non sarei stato io. E avrei tolto di mezzo più della metà delle criticità.

Gasdia ha detto che c’è stata una strumentalizzazione politica, su di lei.
Non è così.

Il Comune è uno dei soci della Fondazione Arena - gli altri sono ministero della cultura, Regione, Camera di Commercio e Cattolica-Generali - e non ha trovato un accordo con gli altri e si è andati a maggioranza, in cdi. Quattro voti a tre, quanti sono i consiglieri in quota al Comune.
Il presidente nomina la maggioranza dei componenti del cdi. Poi, se i soci privati intendono partecipare in maniera diversa rispetto agli equilibri esistenti, ci sta. Anche se io ritengo che dovrebbe esserci un’altra operatività e l’Amministrazione dovrebbe vigilare. Comunque, la sovrintendente aspetta risposte da me su temi che competono al cdi. Quindi, o riconosce che l’Amministrazione ha responsabilità e scelte da compiere e proposte,  oppure le portiamo in cdi.

Enrico Giardini

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