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La battaglia sulla fondazione

Arena, parla per la prima volta Gasdia: «Ritorni il dialogo, ecco cosa chiedo al sindaco»

di Enrico Giardini
Dopo le polemiche delle ultime settimane con il comune di Verona, parla per la prima volta il sovraintendente della Fondazione Arena Cecilia Gasdia
Cecilia Gasdia con Damiano Tommasi
Cecilia Gasdia con Damiano Tommasi
Cecilia Gasdia con Damiano Tommasi
Cecilia Gasdia con Damiano Tommasi

Si dice «pronta a dialogare sul futuro della Fondazione Arena. Ma dal sindaco Damiano Tommasi, presidente della Fondazione, mi aspetto risposte urgenti, visto che è dal 21 novembre scorso che gli ho consegnato le linee guida per la gestione della Fondazione e per la stagione 2024». Cecilia Gasdia, sovrintendente della Fondazione Arena, confermata fino al 2028, neopresidente di Arena di Verona srl, la società dell’extralirica di cui ha appena modificato il cda, parla per la prima volta dopo la polemiche dell’ultimo mese. E anche dopo il Consiglio comunale straordinario di giovedì. «Senza polemica, ma per il bene della Fondazione Arena, mi trovo costretta a puntualizzare».


Sovrintendente Gasdia, che cosa non le è andato?
Ho collaborato da otto mesi con questa Amministrazione e in particolare con il sindaco e fin dall’inizio ho sempre cercato di metterlo al corrente delle problematiche e dei progetti. Ma a molte mie richieste, messaggi, mail, sto ancora aspettando delle risposte. Come in passato.
Ma su che cosa in particolare?
Anzitutto sulla stagione lirica 2023, deliberata dal Consiglio di indirizzo il 25 aprile 2022, quindi all’epoca dell’Amministrazione comunale precedente, come si fa sempre, con molto anticipo, per avere un lungo periodo a disposizione per vendere i biglietti.
Qual è stato il nodo?
Quando è arrivato il nuovo sindaco ho recepito subito criticità riguardo alle scenografie, anzitutto quelle su piazza Bra, il che significava non averle più. È chiaro però che bisogna prevedere delle alternative e io ho posto degli altolà.
Quali?
Ho detto al sindaco che nella centesima stagione del festival lirico in Arena, che prevede ancora l’utilizzo di alcuni allestimenti, anche se due saranno nuovi - in un’ottica molto più leggera, moderna, facile da gestire - si dovrà comunque capire cosa fare. Nonostante avessi già una delibera del cdi che mi autorizzava a procedere, essendo in scadenza ho preferito confrontarmi con lui in cdi per ottenere anche da lui un avvallo per procedere. Ma ci sono voluti cinque mesi, fino a novembre, per portare nuovamente in cdi la delibera sulla stagione 2023. Per non parlare delle programmazione futura.
Che cosa intende?
Ho bisogno di capire le linee guida del Comune sulla stagione 2024. Ricordo che le mie, di linee guida, sul futuro della Fondazione Arena le ho mandate al sindaco il 21 novembre scorso. Ma non ho risposte, dal sindaco. Cinque o sei giorni fa gli ho chiesto di fare un cdi in tempi brevissimi. Nell’ordine del giorno, noto a tutti, all’undicesimo punto ci sono proprio le linee guida della stagione 2024 - e ho già idee e novità - da approvare, perché noi dobbiamo mettere in vendita i biglietti entro il prossimo giugno, anche se in passato si faceva anche prima. E auspico che in futuro ciò avvenga entro marzo.
Cioè?
Qualsiasi sia la linea adottata, ci sono questioni fondamentali, artistiche, di bilancio, di assunzioni di personale. Se si vuole cambiare il modello di Fondazione Arena, io devo comunque creare una stagione che sia sostenibile. Abbiamo lavorato cinque anni per portare fuori la Fondazione da un piano di risanamento, dal Covid, da un teatro sull’orlo del fallimento. E ora la situazione della Fondazione è più che florida, portata a modello a livello ministeriale per “l’incredibile sprint” portato negli ultimi anni. Ricordo che, a patrimonio, dal ministero, abbiamo ricevuto due milioni e mezzo “per i risultati netti conseguiti negli esercizi 2018-2021 in ragione del percorso di risanamento intrapreso e della prospettiva di rilancio”.

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Parliamo dei lavoratori e delle richieste dei sindacati, che hanno chiesto la convocazione del Consiglio straordinario. Ci sono novità in vista, per loro?
C’è sempre stato un rapporto costruttivo, con loro. Con i sindacati si fanno accordi. E noi ne abbiamo fatti quattro. Più noi negli ultimi anni di quanto ha fatto la Fondazione negli ultimi trenta.
C’è chi ha stigmatizzato un incontro suo al bar, con alcuni sindacati...
Ci si incontra in vari modi. Abbiamo dato il via alla discussione sull’integrativo, fermo al 2003, e ora il tema più grosso è al ministero, per il rinnovo del contratto nazionale, che era da più di vent’anni non veniva rinnovato. Lo sto affrontando anche come vicepresidente nazionale dell’Anfols, l’associazione nazionale delle Federazioni lirico-sinfoniche.
Vi contestano numerose cause pendenti con i lavoratori.
Le cause non sono 150, come viene detto, ma 109. Coinvolgono novanta lavoratori, perché alcuni hanno fatto causa due volte. La maggior parte è di persone che volevano essere stabilizzate, da tempo determinato a tempo indeterminato. Le hanno perse tutti, in primo grado. Ricordo che queste cause arrivano da molti anni prima del mio ingresso in Fondazione. Noi abbiamo cercato una transazione con i lavoratori, ma non è possibile. E adesso la Corte di Cassazione ha messo la parola fine, su queste cause. Stabilendo che le Fondazioni lirico-sinfoniche sono soggette a una normativa speciale che prevede come unica modalità di assunzione stabile il concorso pubblico.
Tema Arena di Verona srl, la società che gestisce l’extralirica. Lei ne è diventata presidente, con una modifica al cda fatta da lei. Il Comune ha contestato di non essere stato informato di queste modifiche...
Avevo già fatto presente al sindaco che gli organi di gestione stavano andando tutti in proroga, a partire dal Consiglio di indirizzo, a seguire il sovrintendente, per non parlare dell’extralirica. Ma non era stata data alcuna indicazione e siamo andati in proroga, quindi con ritardi abbastanza devastanti per l’attività di una Fondazione. Perciò ho esercitato le mie funzioni di organo di gestione e in questa situazione di gravissima incertezza anche alla luce delle non risposte, mi sono assunta la responsabilità di fare il cda di Arena di Verona srl.
Perché?
I bilanci della Fondazione dipendono anche dall’extralirica e non potevamo aspettare in eterno. Avrei dato l’informativa al cdi, ma questo non è mai stato convocato dal sindaco, da un mese, e sto attendendo da lui le date, perché è molto urgente e con argomenti importantissimi.

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E se il Comune avocasse a sé la gestione dell’extralirica?

Sono tutti aspetti che vanno valutati nella sede deputata a trattarli, l’unica, cioè il cdi, che deve appunto dare gli indirizzi al sovrintendente, unico organo di gestione.
Il Comune avanza dubbi di legittimità sulla trasformazione del cda di Arena di Verona srl senza passare dal Consiglio di indirizzo. Che cosa risponde?
È assolutamente legittima.
Siamo nell’anno della centesima edizione del festival estivo. Ritroverete una sorta di pace?
L’auspicio mio è questo. Che il sindaco ci dia tutte le indicazioni per fare un lavoro che renda tutti più contenti. E non vorrei che tutto questo percorso sia stato avvelenato, offuscato, frantumato, da un pregiudizio puramente politico. Fra l’altro, quanto ai lavoratori, io avevo addirittura pensato, visto l’enorme incasso milionario, di poter riconoscere loro un’indennità aggiuntiva. Sarebbe una premialità, che però va approvata dall’organo di controllo vero, lo Stato, e dal cdi.
Lei ebbe per tre anni a fianco un direttore generale, Gianfranco De Cesaris, oggi nel cda di Arena di Verona srl. Lei accetterebbe ancora un direttore?
Se il cdi me lo chiederà non c’è alcun problema, e l’ho detto subito al sindaco. Ben venga chi ci dà una mano.
Prossimi obiettivi?
Ottenere lo Statuto speciale, per la Fondazione Arena, anche per un fatto economico. Poi, preciso, il corpo di ballo - e i lavoratori furono messi in cassa integrazione per tre anni - fu tagliato da un commissario di governo che si chiama Carlo Fuortes, con un decreto firmato dal ministro Franceschini. Io il corpo di ballo vorrei rimetterlo.

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