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La mappa

Alluvioni, le aree della provincia di Verona più a rischio

L'esperto spiega quali zone del Veronese rischiano di più per il dissesto idrogeologico
La mappa del rischio idrogeologico nel Veronese
La mappa del rischio idrogeologico nel Veronese
La mappa del rischio idrogeologico nel Veronese
La mappa del rischio idrogeologico nel Veronese

Dissesto idrogeologico: è un termine che, fino a qualche tempo fa, era usato unicamente dagli addetti ai lavori. Eventi drammatici recenti, dalla tragedia della Marmolada all’alluvione nelle Marche, l’hanno riportato (purtroppo) nel vocabolario comune. Specie in un Paese, come l’Italia, variegato quanto a struttura geologica.

 

La drammatica alluvione del 2010

Ora che è appena cominciato l’autunno, e per di più all’insegna della pioggia, nel Veronese tornano alla mente soprattutto le immagini e i ricordi del novembre 2010 quando l’Est della provincia (e il Vicentino orientale) furono messi in ginocchio dall’alluvione. E riaffiora puntualmente il timore che la situazione possa ripresentarsi, nonostante la contromisure prese negli anni successivi.
Nella geografia del Veronese, sotto osservazione è l’estesa fascia compresa tra la linea della ferrovia, in corrispondenza tra San Martino Buon Albergo e Colognola ai Colli fino al fiume Adige che funge da sorta di confine naturale, dove vi sono vaste aree considerate a rischio di alluvionamento ed esondazione. 
Più che alle acque dell’Adige, che nel nord Italia è uno dei fiumi meno soggetti a rischio grazie alla galleria Adige-Garda che permette di smaltire le piene, «l’attenzione è concentrata su una serie di zone legate al resto della rete idrografica che scende dal sistema montuoso dei Lessini». Lo afferma il geologo Pietro Zangheri, dell’Ordine premette Pietro Zangheri dell’Ordine dei geologi del Veneto.

 

La Valpantena, la Valle di Mezzane e la Valsquaranto

Con sott’occhio la mappa on line del Sistema informativo per la gestione e il monitoraggio delle informazioni e dei procedimenti ambientali della direttiva alluvioni, Zangheri si sofferma prima sulla Valpantena col suo progno che percorre la vallata, da sopra Grezzana al capoluogo scaligero. Indica poi la Valsquaranto, il cui progno confluisce nella zona di Montorio e prosegue fino a San Martino Buon Albergo. Varie sono le aree di attenzione evidenziate a Mezzane, lungo l’omonimo progno. Per quanto riguarda la Val d’Illasi, le maggiori criticità si concentrano nella parte finale del corso d’acqua. Più a est, la presenza del Tramigna e dell’Alpone aumenta il rischio di pericolosità nei comuni di Soave, Monteforte e San Bonifacio. 

 

I rischi per la montagna veronese

Risalendo in quota, l’esperto spiega che la montagna scaligera è meno soggetta a fenomeni di alluvionamento per conformazione geologica del territorio, costituito perlopiù da rocce calcaree e da aree carsiche, che permettono l’infiltrazione delle acque nel suolo. Nella parte collinare, non da trascurare è invece la problematica correlata agli eventi franosi per le conseguenze che, soprattutto localmente, possono avere sulle comunità. Ad innescarle sono precipitazioni brevi o intense, piogge persistenti oppure terremoti; si aggiungono fattori antropici, come scavi o tagli stradali, e la mancanza di manutenzione delle aree rurali che è conseguente all’abbandono delle aree rurali montane o collinari.
Zangheri rimanda alla Piattaforma italiana sul dissesto idrogeologico (Idrogeo), realizzata dall’Ispra, sulla quale sono evidenziati fenomeni sparsi e di diversa entità di rischio. Nel Veronese, cita, come caso più noto, la rocca di Garda; varie criticità sono concentrate nelle zone al confine con il Vicentino. 

Marta Bicego

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