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ULTRACENTENARIA

Più forte di spagnola e Covid, la caparbietà di Augusta spegne 108 candeline

Augusta Battaggia con il sindaco Damiano Tommasi che le ha fatto visita per il compleanno
Augusta Battaggia con il sindaco Damiano Tommasi che le ha fatto visita per il compleanno
Augusta Battaggia con il sindaco Damiano Tommasi che le ha fatto visita per il compleanno
Augusta Battaggia con il sindaco Damiano Tommasi che le ha fatto visita per il compleanno

È scampata alla spagnola quando aveva quattro anni e l’anno scorso, con un solo giorno di ricovero, ha sconfitto pure il Covid. Augusta Battaggia il 20 agosto ha spento le candeline sui 108 anni. Con tutta probabilità è la donna più anziana di Verona e, dopo i festeggiamenti in famiglia, venerdì scorso ha esaudito l’unico desiderio che aveva per celebrare un traguardo tanto importante. «Voleva incontrare il sindaco, era la prima volta che lo chiedeva», racconta la figlia Alessandra che da sempre vive con lei. «Ne ha sentito tanto parlare, l’ha seguito in televisione e lo apprezza. Così Damiano Tommasi è venuto a trovarla.

Ne è rimasta entusiasta, gli ha tenuto la mano come fa con il nipote Cesare”. Augusta è veronese de soca, come lo era il marito Renato Vignola, originario di piazza Erbe. Seconda di cinque figli - dei quali è l’unica superstite - l’ultracentenaria è nata in via San Giovanni in Valle nel 1914 e ha poi cambiato molte case sempre a Veronetta, in piazzetta Cisterna e al Giardino Giusti. Uno dei suo fratelli era Ermenegildo Battaggia, che negli anni ’70 è stato direttore amministrativo dell’Arena, ed era il padre dell’attuale consigliere comunale, Alberto Battaggia, insegnante di italiano in pensione e presidente dell’associazione «La città che sale». Augusta lavorava in via Mazzini in un negozio di confezioni per bambini, dal nomeMammina, dove faceva la sarta e creava i vestiti. Nella zona ha conosciuto il marito, che era invece impiegato nella vicina Cassa di Risparmio. Avevano l’una 20 e l’altro 24 anni e cinque anni dopo si sono sposati.

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Dalla loro unione sono nati Alessandra e Alessandro. La prima è rimasta nubile, ha sempre vissuto e ancora vive con la madre a Borgo Venezia. Alessandro invece ha due figli, Cesare e Federica. Diventata mamma Augusta ha smesso di lavorare per dedicarsi alla casa e alla prole. Tanti sono i ricordi della guerra che riaffiorano, nella paura che il conflitto in Ucraina possa portare di nuovo l’Europa a imbracciare le armi. Appena sposata si è ritrovata nel ’40 con un bambino. Il marito è stato riformato a causa della vista ma continuava a lavorava in banca andando in bicicletta sotto i bombardamenti fino a San Giovanni Lupatoto, mentre lei correva nei rifugi con il piccolo. Sempre in tempo di guerra il marito e i colleghi avevano acquistato un chilo di burro di straforo, senza tessera, e per questo sono stati processati a Venezia. Augusta è sempre stata una grande lettrice, amante in particolare di Ken Follet. Ora, dopo che 25 anni fa si era rotta il femore e l’operazione per rimetterla in sesto non è riuscita completamente, passa molto tempo in poltrona a guardare la televisione e a seguire la politica di cui da giovane discuteva insieme al fratello.

«È sempre stata una donna caparbia, forte, determinata nel raggiungere gli obiettivi che si prefiggeva», racconta la figlia. «Aveva un temperamento gioviale ma era anche severa. Coltivava una grande passione per la cucina, in cui eccelleva, ed era nota soprattutto per le salsine che creava in accompagnamento a ogni portata. Era golosa della faraona ripiena, non beveva vino ma fumava le mentola». «Se dovessi paragonare la nonna a un dolce, in passato l’avrei associata a un salame di cioccolato, dolce ma nel contempo decisa, solida e sicura di sé», dice la nipote Federica. «Ora invece a un marshmallow, tenera, morbidosa, un po’ indifesa».

Chiara Bazzanella

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