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A LEGNAGO

L'insegnante cerca di entrare a tutti i costi a scuola senza green pass, interviene l'Arma

L'istituto comprensivo Legnago2 (Diennefoto)
L'istituto comprensivo Legnago2 (Diennefoto)
L'istituto comprensivo Legnago2 (Diennefoto)
L'istituto comprensivo Legnago2 (Diennefoto)

Pretendeva di entrare a tutti i costi nella sede dell’Istituto comprensivo Legnago 2, situata nel quartiere di Porto, malgrado non fosse in possesso di Green pass e nemmeno di tampone anti-Covid effettuato nelle 48 ore precedenti. E così, di fronte alle insistenze dell’insegnante che ha iniziato ad accalorarsi e ad alzare la voce creando scompiglio, il dirigente ha allertato la centrale operativa del 112 nel timore che la situazione potesse degenerare. Nel giro di pochi minuti si sono precipitati sul posto i carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile di Legnago che, dopo aver tranquillizzato la docente «no-vax» e «no-pass», l’hanno convinta ad allontanarsi senza incontrare tra l’altro la minima resistenza.

 

Sono stati momenti concitati quelli vissuti ieri mattina all’Ic Legnago 2 di via Giordano Bruno a cui fanno capo diverse scuole dell’infanzia, primarie e medie sparse tra il quartiere di sinistra Adige, San Vito, Angiari e Terrazzo. Erano da poco passate le 10.30 quando l’insegnante cinquantenne, residente in città, è arrivata a scuola. Tuttavia le è stato sbarrato seduta stante il passo visto che era sprovvista della certificazione verde rilasciata ai vaccinati dopo la prima dose, ai guariti o a chi è negativo ad un tampone eseguito massimo 48 ore prima dell’uso. Una condizione divenuta obbligatoria giusto ieri per tutto il personale scolastico, ossia presidi, docenti, impiegati e collaboratori. A stabilirlo era stato lo scorso 5 agosto il governo Draghi in vista della ripresa delle lezioni, fissata in mezza Italia il prossimo 13 settembre, proprio per garantire la frequenza in completa sicurezza. Scongiurando così il temuto ritorno alla didattica a distanza al centro di molte polemiche nell’ultimo anno e mezzo.

 

L’insegnante non si è però rassegnata ad andarsene subito sebbene, in base al nuovo decreto, non potesse nemmeno mettere il naso nell’edificio di Porto così come in qualsiasi altro plesso. Anzi ha insistito per entrare malgrado i controlli preventivi svolti dal personale incaricato - fino al 13 settembre vengono effettuati all’entrata tramite l’App VerificaC19 mentre dopo quella data dovrebbe debuttare la piattaforma che il ministero dell’Istruzione sta mettendo a punto con quello della Salute e la consulenza del Garante per la privacy - avessero acceso il semaforo rosso. E pertanto le fosse vietato l’accesso per legge. A quel punto, la situazione ha iniziato a prendere una brutta piega e non c’è stato verso di far accettare alla docente «no vax» le norme appena divenute inderogabili.

 

Così di fronte alla sua ostinazione, mai sconfinata però nella violenza e nemmeno nell’interruzione del servizio, il preside dell’Istituto, Enrico Bertoli, ha ritenuto opportuno chiamare i carabinieri per mettere fine a quella discussione spiacevole su cui non poteva affatto transigere. All’arrivo della pattuglia del Norm la cinquantenne ha spiegato le sue ragioni ma anche i militari l’hanno messa davanti al nuovo obbligo. Alla fine, pur contrariata, ha lasciato la scuola. Ed ora, lei come tanti suoi colleghi italiani refrattari ai vaccini e pure ai tamponi, se non si adeguerà correrà il rischio, al primo stop imposto dai collaboratori scolastici a chi non è in regola, di venire segnata assente ingiustificata. Dopo cinque giorni scatterà la sanzione amministrativa da 400 a mille euro con sospensione dal lavoro e dallo stipendio

Stefano Nicoli

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