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Time out

La Scaligera anche quest'anno prigioniera del pendolo di Schopenhauer

Il blog di Simone Antolini
Gabe Devoe
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La vita è una gioia ad intervalli. O forse: la gioia sta negli intervalli della vita. Da cogliere prima che l’intervallo finisca dentro questo viaggio cadenzato da un ritmo di pendolo. Come sosteneva Arthur Schopenhauer. Il filosofo tedesco, nella sua opera più emblematica: “Il mondo come volontà e rappresentazione” ricordava che “La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra dolore e noia, passando attraverso l'intervallo fugace, e per lo più illusorio, del piacere e della gioia”.

Gli ultimi dieci anni della Scaligera possono essere rappresentati così. Un viaggio con intermittenze di gioia. Sintetizzate magari in tre momenti: la delusione cocente di Agrigento, la promozione inattesa due anni fa, la caduta dalla serie A1 dopo averla riconquistata faticosamente dopo vent’anni.

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Verona ci ha abituato a vivere dentro a questi intervalli. Intensi, fugaci. E l’impressione è che anche quest’anno la Scaligera viva una “stagione nel pendolo”.

Con la consapevole inconsapevolezza che un miracolo è ancora possibile. Va colto, naturalmente, nell’intervallo di un viaggio che ha detto tutto (finora) e il contrario di tutto.

Ha detto che la Scaligera può battere le grandi, tutte le grandi (Fortitudo, Trieste, Forlì e Udine) ma può cadere in maniera rovinosa in qualsiasi momento (dolorosissime le sconfitte sulla sirena contro Rimini, Nardò e Piacenza).

Resta un’impressione: la Verona “mutaforma” costretta a reinventarsi a causa dei continui infortuni (Gazzotti, poi Bartoli, poi Massone) pare avere trovato la sua dimensione dentro a questa dimensione. E in un campionato dove non esiste una vera squadra leader, la Scaligera pare avere tutto per stupire e stupirsi ancora. Forse per vincere, anche. In allungo, a sorpresa, alla fine. Come due anni fa. Quando la gioia fu giusto un lampo, un vibrar di pendolo, prima di lasciare spazio ad una stagione di sofferenze e sospiri. Buon intervallo a tutti.

Simone Antolini

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