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Bici e monti

Dalla val di Mezzane al Carega a piedi: un'ode alla Lessinia

La dorsale fra San Mauro di Saline e Velo Veronese
La dorsale fra San Mauro di Saline e Velo Veronese
Da Mezzane al Carega a piedi

Da dove la pianura si fa Lessinia a dove la Lessinia lascia spazio al Carega. A piedi dalla valle di Mezzane al rifugio Scalorbi: 38 chilometri (forse qualcosa meno, se non sbagliate mai strada come invece fa spesso lo scrivente) di continua graduale ascesa, tra fitti e sorprendenti vai, boschi luminosi, contrade nascoste, brulle dorsali e panorami maestosi.

Rispondendo volentieri alla chiamata dell'amico Claudio, che cura questo blog, condivido il tragitto percorso in una calda giornata di fine luglio. Uno spunto per chi volesse camminare in una Lessinia meno conosciuta, congiungendo il confine della pianura con quello fra Veneto e Trentino, anche eventualmente percorrendone un tratto più breve o diverso. Il sottoscritto ha impiegato, pause e ristori compresi, 12 ore, ma su un tragitto così lungo la distanza è soggettiva e nell’itinerario qui di seguito potrete trovare spunti per accorciarlo (allungarlo no, questo ve lo sconsiglieremmo!): a questo link la traccia completa.

 

Partenza dunque dalla piazza di Mezzane di Sotto, dominata dalla Torre che fu antico campanile del Paese prima che un'alluvione si portasse via la vecchia chiesa e consigliasse di ricostruirla in posizione più elevata. Si percorre la provinciale in direzione Nord, concedendo uno sguardo in più lungo il percorso a villa Giuliari-Erbice e alla prospicente chiesetta di Sant'Anna, poi, poco dopo essersi lasciati l'antico mulino Sartori sulla sinistra, si imbocca a sinistra via sul Vago.

I vigneti che costeggiano il torrente Mezzane lasciano spazio, dopo un antico ponte e una piccola contrada, al sentiero che si inoltra lungo il vaio. Il vaio di Mezzane meriterebbe un articolo a parte: cavità, pozze, grotte, salamandre, una vegetazione rigogliosa e alcuni tratti attrezzati non banali. Percorrerlo, per quanto possibile, lungo il letto del torrente è un’esperienza consigliatissima. In questo caso però, per ragioni di tempo, seguiamo il sentiero che lo affianca, prima sulla sinistra orografica, poi sulla destra, con la traccia che si alza di un paio di centinaia di metri rispetto al fondovalle prima di ridiscendere, al bivio per Moruri, dove la gola si stringe e dove si trovano le indicazioni per Centro.

Le si seguono, salvo abbandonare dopo qualche minuto il sentiero che risale in direzione Sud, tenendo invece la sinistra verso Nord-Est. Si sbuca nelle contrade al confine fra Badia e San Mauro: seguendo i segni rossi e bianchi si ridiscende ancora e finalmente si incrocia il «trail dei maroni», che attraverso un affascinante percorso porta fino alla contrada di Sotto al Dosso e di qui a quella senza tempo di Tavernole, con la sua centenaria chiesetta. Lasciandosela sulla destra si risale attraversando i Beni e si sbuca sulla provinciale, che va seguita brevemente prima di prendere a destra per San Francesco e di qui al facile sentiero che porta alla pieve di San Moro, con il caratteristico eremo dedicato a San Leonardo. Per chi volesse accorciare il tragitto proposto, questo è decisamente un ottimo punto di partenza.

 

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Ora si seguono le indicazioni per Santissima Trinità e, superate alcune case, si imbocca sulla destra il sentiero, dal panorama spettacolare, che corre più in basso parallelo alla provinciale, sulla quale si torna brevemente prima di abbandonarla di nuovo all’altezza di una curva a sinistra, dove invece si prosegue dritti per la strada sterrata che porta ai Vandei. Si è ora fra le contrade a est di Velo Veronese: dopo aver attraversato un bel bosco, si attraversano (incrociando brevemente la strada che porta da Velo e Giazza) Tezze, Valle e Retz, dove una sosta è suggerita dalle fontane e dalla quiete che abitano questi luoghi. La strada si inerpica in direzione del Parparo: Croci, Laste, Cunek, con la vegetazione che piano piano si dirada introducendo il tipico panorama brullo dell’alta Lessinia, mentre sulla destra scorre tentatore il rifugio Lausen e più in basso la vallata di Giazza.

Dopo essere risaliti lungo il Monte Bellocca, si incrocia la provinciale 6 all’altezza del Parparo Vecchio, ottimo punto di ristoro senza dover fare deviazioni. Ultimo tratto di strada asfaltata per qualche centinaio di metri e poi, a destra, svolta in direzione di Malga Malera: non si venisse da svariate ore di cammino, potremmo definirlo un comodo saliscendi su sterrato. Stanchi o meno, il panorama è oggettivamente spettacolare e, scivolando sotto il monte Potteghe e il monte Grolla, si arriva al bivio per passo Malera, vicino all'omonimo rifugio. Il sottoscritto viene qui raggiunto dall’amico Federico che lo scorterà nell’ultimo tratto.

Ascesa fra i pascoli verso il passo Malera e di qui si comincia a ridiscendere, attraverso il suggestivo sentiero che costeggia la «pista dei dinosauri» della Bella Lasta (se avete tempo e fiato, vale la pena!) e porta in circa 45 minuti al passo e al rifugio Pertica, in territorio trentino.

Da qui è (quasi) fatta: si sale per gli ampi tornanti, o per le scorciatoie che li tagliano, che portano al rifugio Scalorbi: sulla sinistra si staglia la cima del Carega e poco più sotto il rifugio Mario Fraccaroli, mentre in basso a destra la val di Campobrun risale lungo il torrente. Finalmente ecco il rifugio Pompeo Scalorbi e la bella chiesetta degli alpini che gli fa da sfondo. Qui troverete l’accoglienza di Silvia e del suo staff, per passare la notte e il giorno dopo tornare indietro o, chissà, farvi venire qualche strana idea e proseguire (molto) più a Nord. Ma questa sarà un’altra storia… .

 

 

Riccardo Verzè

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