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Coronavirus

«Ospedali al collasso, cosa succede in Veneto?». La rabbia dei medici

Coronavirus

 

Denuncia dei medici del Fracastoro raccolta da Paola Dalli Cani oggi sulle pagine de L'Arena, dove si racconta anche dei nove giorni al pronto soccorso di un paziente covid per il quale non era possibile trovare altri posti.

Ivano Dal Dosso, segretario aziendale dell’Anaao Assomed (l’associazione dei medici dirigenti) per l’Ulss 9 Scaligera, che è anche chirurgo al «Fracastoro», dice: «Siamo in una situazione al limite della rottura», denuncia, «fino a quando si potrà reggere ancora? Tutti gli operatori sanitari sono chiamati a turni massacranti di lavoro, oltre il limite dello stress psico-fisico. La carenza di personale, oltre che cronica perché figlia di scelte politiche scellerate e di un’assente politica di programmazione sanitaria, oggi è drammatica: mancano 1.322 medici in Veneto». E infine: «Dietro l’angolo saremo chiamati ad affrontare la “epidemia nascosta”, quella dei tumori che non vengono diagnosticati perché si ritardano i programmi di screening, presa in carico e cura».

 

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«Cosa succede in Veneto?»

Alessia Rotta, deputata del Pd presidente della commissione Ambiente della Camera, è dura: «C’è un problema in Veneto con l’epidemia: abbiamo il 20% di casi in più rispetto ad una settimana fa in media mobile. In tutte le altre regioni, invece, i casi sono di meno e continuano a scendere. Se nella prima ondata tutti si sono affrettati a sottolineare l’efficacia del “modello Veneto”, oggi è necessario dire a chiare lettere che qualcosa non va e che serve correre ai ripari. Qui si tratta di agire per fermare un trend molto negativo che, anche in questa occasione, ci rende un caso.

I cittadini sono confusi perché il governatore passa dalle minacce contro gli assembramenti, agli appelli per far riaprire gli impianti sciistici. Ora è necessario che Zaia faccia chiarezza e dimostri che autonomia non è una parola vuota da usare quando fa comodo. Le norme contro il Covid gli danno la possibilità di intensificare le misure per il contrasto del contagio. Non sia pavido e si assuma la responsabilità perché fino ad oggi non lo ha fatto e il Veneto è la maglia nera d’Italia».

La settimana scorsa un paziente colpito dal virus, per il quale non si trovava posto, era stato trasferito dalla provincia di Verona a Dolo (Venezia). «E per trovare un posto a un ulteriore paziente Covid di San Bonifacio è stato chiesto a Belluno perché in tutto il Veneto non c’era altro posto». aggiunge Rotta.

Il primo posto trovato dal suem 118 infatti era a Belluno, ma alla fine grazie ad un enorme sforzo organizzativo il trasferimento è stato scongiurato.

(aggiornamento ore 19)

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