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Doppio femminicidio a Vicenza

Lidia e Gabriela le due vittime unite dalla paura: «Se lui mi uccide, cosa sarà dei miei figli?»

Lidia Miljkovic e Gabriella Serrano le due donne vittime di Zlatan Vasiljevic
Lidia Miljkovic e Gabriella Serrano le due donne vittime di Zlatan Vasiljevic
Lidia Miljkovic e Gabriella Serrano le due donne vittime di Zlatan Vasiljevic
Lidia Miljkovic e Gabriella Serrano le due donne vittime di Zlatan Vasiljevic

C’è un virgolettato, riportato nella sentenza con cui il gup Venditti, nel luglio 2020, aveva condannato Zlatan Vasiljevic a un anno e dieci mesi di reclusione per maltrattamenti nei confronti della sua ex moglie Lidia Miljkovic, uccisa ieri nel Vicentino a colpi di pistola, che riletto oggi mette i brividi. Le parole sono proprio di Lidia che diceva: «...Io sempre avevo paura, se io faccio diciamo una cosa che lui non è d’accordo, che cosa succede dopo...Sempre avevo paura una volta: se lui mi uccide, cosa sarà dei miei figli?».

Secondo quanto riporta Il Giornale di Vicenza, la condanna di Vasiljevic (che era stato assolto sempre nel corso dello stesso procedimento dall’accusa di violenza sessuale) era poi stata ridotta in appello a un anno e mezzo di reclusione. Sentenza di secondo grado che aveva anche fatto decadere le misure cautelari ancora in essere sino a quel momento. Dal carcere Vasiljevic era infatti passato prima ai domiciliari; quindi destinatario del divieto di avvicinamento poi dell’obbligo di firma. A seguire l’imputato, che nel corso degli anni aveva cambiato diversi legali, è stato l’avvocato Alessandra Neri.

Che aveva sentito il suo assistito proprio il giorno prima del duplice delitto: «Sono scioccata. Mai avrei pensato potesse accadere una cosa simile. Avevo parlato con il signor Vasiljevic martedì. Una conversazione assolutamente normale in cui gli chiedevo se avesse per caso ricevuto gli atti di un procedimento ancora in corso». Il cittadino di origine bosniaca, residente ad Altavilla, aveva infatti un altro processo pendente in cui era chiamato a difendersi, ancora una volta, dall’accusa di maltrattamenti in famiglia per degli episodi avvenuti tra il 2012 e il 2018. «Quando ho accettato la sua difesa - spiega l’avvocato Neri - non era ormai più possibile riunire i due processi. Quello ancora pendente tra un rinvio e l’altro aveva preso, incredibilmente, un percorso diverso rispetto all’altro (aperto per tre episodi di violenza in famiglia avvenuti tra febbraio e marzo 2019). Si era paventata l’ipotesi di chiudere la vicenda con un patteggiamento. Ecco, martedì avevamo accennato alla questione, ma parlando poi di altro. Avevo detto al signor Vasiljevic, che sapevo al momento essere senza occupazione, di non smettere di cercarsi un lavoro. Ricordo di avergli detto “Mi raccomando, è giovane, non rimanga a casa. Cerchi un impiego”. Poi ci siamo intrattenuti parlando d’altro, ma nulla, nelle sue parole, faceva nemmeno lontanamente presagire quanto accaduto. Non riesco davvero a comprendere cosa sia potuto accadere».

 

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Zlatan Vasiljevic, di 42 anni, era in Italia ormai da diversi anni. Qui aveva sposato Lidia da cui aveva avuto due figli. Prima di perdere il lavoro il 42enne faceva l’autotrasportatore. Un impiego che consentiva alla famiglia un tenore di vita buono. Poi però, negli anni, qualcosa è cambiato. E proprio per riuscire a continuare a mantenere le stesse abitudini e lo stesso standard a moglie e figli, Vasiljevic avrebbe cominciato a indebitarsi sempre più pesantemente. A quel punto sarebbero cominciati i dissidi con la moglie, sempre più frequenti e a quanto pare violenti, sino ad arrivare alle denunce, alle aule di giustizia e alla causa di separazione. «Per un periodo di tempo - spiega l’avvocato Neri - a Vasiljevic la signora Miljkovic era rimasta un chiodo fisso. Aveva sperato di poter ricomporre la coppia; di tornare assieme a lei. Poi però la cosa sembrava superata. Nei mesi scorsi aveva anche cominciato a frequentare un’altra persona (Gabriela Serrano ndr) con cui la storia, da quanto sapevo, si era però interrotta. Mi aveva comunque detto che della ex moglie non voleva sapere più nulla; che non gli interessava più. Che aveva altri progetti».

Il legale fatica anche a spiegarsi il possesso delle armi da parte di Vasiljevic: «Non ero assolutamente a conoscenza che detenesse delle armi da fuoco. Sapevo invece che aveva una pistola giocattolo; una scacciacani che tra l’altro gli era stata sequestrata nel corso delle indagini per i processi in cui era imputato. Tutto quello che è accaduto mi ha scioccato. Sono sconvolta. Quando ho sentito la notizia, mai avrei potuto pensare che si trattasse del mio assistito».

Ma l’incredulità, per l’avvocato Neri, diventa sconcerto quando sente il nome della seconda vittima del suo ex assistito ovvero quello di Gabriela Serrano. Anche lei sua assistita; pure lei con una storia di violenze dall’ex che con fatica stava cercando di lasciarsi alle spalle. 

 Gabriela Serrano, 36 anni, di origine venezuelana, mamma di due figlie; sposata con un altro uomo violento che aveva denunciato e dal quale stava cercando di separarsi. Gabriela, residente a Rubano, in provincia di Padova. Attualmente era in attesa di riprendere il lavoro dopo avere subito un intervento in Spagna, Paese dove vive la sorella e dove Gabriela sognava di trasferirsi per un nuovo inizio lontano evidentemente da dolori e situazioni che avrebbe voluto mettersi definitivamente alle spalle. Nei mesi scorsi Gabriela aveva conosciuto, e cominciato a frequentare Vasiljevic. E proprio a lui, che poi l’avrebbe introdotta al suo legale, l’avvocato Daniela Neri, aveva raccontato dei suoi problemi con il marito. Dei maltrattamenti a cui la costringeva. Parole che avevano avuto poi anche delle conseguenze a livello giudiziario con l’apertura di due distinti procedimenti.

«Avevamo ottenuto in sede civile un ordine di protezione da parte del tribunale di Padova - spiega Alessandra Neri - nei confronti del coniuge della signora Serrano. Parallelamente, sempre nei confronti del marito, era in corso un procedimento penale per maltrattamenti in famiglia. La notizia della morte di Gabriela rappresenta per me un altro choc profondissimo. Era stata lei che mi aveva chiesto di procedere con la causa di separazione. Avremmo dovuto fare l’udienza a breve. È tutto così incredibile».

A presentare Gabriela Serrano all’avvocato Neri era stato appunto quello che poi ieri è diventato il suo assassino. «Non riesco a capire perché si trovassero insieme - si domanda il legale - Da quanto sapevo, dopo avere avuto una relazione, avevano chiuso il loro rapporto sentimentale; non si frequentavano più. Non so spiegarmi perché si trovassero insieme su quell’auto; quale percorso li abbia fatti incontrare». Interrogativi a cui stanno cercando di trovare risposte anche gli inquirenti.

La 36enne di origine venezuelana è stata freddata con un colpo di pistola alla nuca. Il suo corpo era riverso sul sedile posteriore, della Mazda parcheggiata in tangenziale, accanto a quello di Vasiljevic. Resta, al momento, ancora da capire quando Gabriela Serrano sia arrivata in città. La vettura infatti non è dell’assassino; è intestata al marito della sua vittima, Alejandro Naja. Che raggiunto telefonicamente a Minorca, dove si trova in vacanza, dice: «È una tragedia annunciata. Sapevo che quel pazzo di Zlatan le avrebbe fatto del male. Sono qua con la polizia. Non ci posso credere». Alezandro conosceva Zlatan, ci aveva anche parlato al telefono circa tre mesi fa.

«Io e Gabriela siamo stati insieme vent’anni, abbiamo avuto due figlie bellissime, una ancora minorenne. Due anni e mezzo fa però abbiamo preso la decisione di separarci». Gabriela, che lavorava come commessa all’Ovs del centro commerciale Le Brentelle di Rubano e viveva in via Mazzini, a Sarmeola, da donna libera a novembre dello scorso anno aveva iniziato a frequentare Zlatan Vasiljevic. «Sapevo di questa sua frequentazione e lui non mi è mai piaciuto. Sapevo che era un violento, che era stato arrestato per aver picchiato l’ex moglie, anche davanti ai figli», dice Alezandro. «Nonostante io e Gabriela non stessimo più insieme e non potessi certo vietarle di vedere quell’uomo, non nascondevo la mia preoccupazione. Era pur sempre la madre delle mie figlie e una persona a cui ho sempre voluto bene. Credo sia normale dopo essere stati insieme vent’anni».

Alezandro, anche lui di origini Venezuelane come Gabriela, racconta che l’ex moglie nei mesi in cui frequentava Zlatan si era allontanata moltissimo da lui, tanto da arrivare a denunciarlo per maltrattamenti a suo dire «inventati». «Il tribunale mi ha dato un provvedimento di allontanamento dalla casa di Sarmeola, dove vivevamo insieme alle nostre figlie, e dalla mia ex moglie. Lei e Zlatan si sono inventati dei maltrattamenti che non esistevano». A marzo di quest’anno però la storia tra Gabriela e Zlatan si sarebbe interrotta. Lei torna dall’ex marito, ma non solo. Gli racconta disperata che Zlatan ha minacciato di ucciderla se lei l’avesse lasciato.

«Mi ha chiesto di chiamarlo al telefono e di parlargli. Di dirgli di smetterla. E io così ho fatto. L’ho chiamato e gli ho detto di non cercare più la madre delle mie figlie. Lui si è messo a piangere, mi ha detto che non l’avrebbe più contattata e che aveva paura che io gli facessi del male». 

Matteo Bernardini

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