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Il dibattito

Novanta giocatori positivi in serie A, stop al calcio? «La scelta deve essere collettiva»

Il parere di Damiano Tommasi, ex presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, e Giuliano Corradini, direttore sanitario e medico sportivo del centro Atlante
Giuliano Corradini e Damiano Tommasi
Giuliano Corradini e Damiano Tommasi
Giuliano Corradini e Damiano Tommasi
Giuliano Corradini e Damiano Tommasi

Novanta calciatori positivi in serie A. Il Covid presente su quasi tutti i campi. Ma lo spettacolo deve continuare. Pure l’Hellas, in grave emergenza, sarà in campo largamente rimaneggiata al Picco di La Spezia. L’ipotesi di fermare il campionato e riflettere sul particolare momento di disagio non è stata presa in considerazione dalla Lega. Tema caldissimo, che abbiamo voluto affrontare con Damiano Tommasi, ex presidente dell’Associazione Italiana Calciatori e con Giuliano Corradini, direttore sanitario e medico sportivo del centro Atlante.

Calendari e virus .«La cosa più importante da affrontare sul piano sportivo è il tema delle date», spiega Tommasi. «Non so quanto spazio c’è nel calendario programmato per far scorrere il campionato. Una valutazione collettiva potrebbe creare meno disagi. Sulla serie A pesa anche lo spazio lasciato allo spareggio Mondiale dell’Italia a marzo ed eventuali date per uno stage di fine gennaio».

Spettacolo a metà. Altro tema: come salvaguardare giocatori e spettacolo, in un momento dove sono proprio gli attori a venir meno, causa Covid? «Senza calciatori non può esserci spettacolo. Con tanti assenti, è uno spettacolo a metà» continua l’ex presidente dell'Aic. «Ma questa è storia vecchia: perché anche senza spettatori, e faccio riferimento al passato recente, e con gli stadi vuoti, non poteva essere spettacolo. Ci eravamo abituati ad un calcio televisivo, senza pubblico sugli spalti. Dovrebbe essere trovato un compromesso tra date da rispettare e tutela dei calciatori».

Anche perché, poi, succede che l’Hellas si trovi a giocare una delle tante partite salvezza senza otto giocatori. E così la cifra tecnica viene meno. Campionato falsato? «Ne parlavano anche l’anno scorso» riprende Tommasi. «Con le Asl che bloccavano alcune squadre, con la vicenda Juve-Napoli, con partite da giocare e non giocare. Vanno fatte scelte collettive, per evitare poi di arrivare a dire: così il torneo è falsato. Purtroppo viviamo nell’emergenza e la coperta è corta. Aspettare tempi migliori forse sarebbe stata la cosa più giusta per generare meno polemiche, proprio come è stato fatto dalla serie B».

Due prospettive. «Il problema va affrontato da due prospettive diverse» spiega, invece, il dottor Giuliano Corradini. «Sul piano sanitario deve essere salvaguardata la comunità. La salute prima di tutto, anche quella dei calciatori. Ma qui entra in campo la “politica“ sportiva. La scelta di mettere uno stop deve arrivare da dentro. Fermare tutto? Tornando all’aspetto sanitario, va considerata l’alta percentuale di vaccinati nel nostro paese. E va ricordato che dal 1 febbraio ci sarà obbligo vaccinale per i calciatori. Quindi, la categoria viene protetta dalla vaccinazione. Vero è che la diffusione del virus in questi giorni è molto importante. Ma non fermerei tutto perchè, nonostante contagi più elevati rispetto all’anno scorso, le strutture sanitarie stanno tenendo bene grazie alle vaccinazioni e alla macchina organizzativa messa in moto per arginare la pandemia».

Tutto si sposta «sul piano amministrativo, visto che le ultime indicazioni arrivare dal Governo portano ad un maggiore atto di libertà nei confronti di chi ha fatto un percorso vaccinale. Tornare due passi indietro» conclude Corradini, «per rivivere il periodo buio di due anni fa, non ha senso. Serve una responsabilità condivisa. La scelta legata alla sospensione, o meno, dei campionati oggi deve passare da questa considerazione: va individuato il percorso migliore per evitare gli scontenti di fine anno. Trovando una soluzione che possa combinare responsabilità sanitarie a esigenze di campo».

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Simone Antolini

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