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Il ricordo

Un anno senza Garellik. La moglie Laura: «Era la mia montagna»

Il 12 agosto 2022 moriva a 67 anni Claudio Garella, portiere del Verona dello scudetto
Addio a Claudio Garella

Un anno senza Claudio, un anno senza Garellik ma soprattutto un anno senza una... «Montagna, la mia...».

La voce rotta dalla commozione, da chi deve darsi ancora tempo per riprendersi dal lutto o forse non si riprenderà mai. Laura, la moglie, va liscia senza pudore, felice di sentire voci amiche. «Grazie» ripete in serie come rapper triste, «Non pensavo di essere così Garella-dipendente» svela la metà del portiere dello scudetto gialloblù, «c’eravamo messi insieme a 19 anni, lui se n’è andato a 67. Era una montagna, fatta di granito. Mi addormentavo sulla sua spalla. Quella stessa spalla a cui mi sono aggrappata l’anno scorso, quando era in rianimazione».

La moglie Laura il giorno del funerale
La moglie Laura il giorno del funerale

Garella e i rigori parati a Maradona

Non basta l’amore delle figlie Claudia e Chantal a consolare Laura. Ci riesce a sprazzi l’ultima dei cinque nipotini: Isabel di pochi mesi. «A Verona abbiamo passato momenti unici. A Napoli» sorride Laura, «tornava da allenamento e si metteva in poltrona a ridere». Perchè? «Mi diceva: “Anche oggi ho parato tre rigori a Diego, si è arrabbiato come una bestia“». Da Maradona ad Osimhen, da Garella a Meret. L’altro scudetto incredibile di Claudio.

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Il ricordo di Tricella e Fontolan

«Già passato un anno?» chiede capitan Tricella, «che caldo al suo addio a Torino». Un mezzo sorriso per chi ha diviso la camera col portiere nei ritiri. «Penso a Claudio ogni volta che in auto ascolto Radio Italia, solo musica italiana. Noi avevamo la disco, il rock, lui no. Musica leggera di casa nostra. L’ho fatto arrabbiare solo una volta» prosegue il Trice, «quando mi sono abbassato su calcio d’angolo con la Fiorentina ed abbiamo preso gol. Non riesco a spiegarmelo ancora oggi». Mi manca, eccome.

«Era mio amico» racconta Fontolan, lo stopper scudettato, «Come gli altri ragazzi del resto. Abbiamo vinto lo scudetto perchè, ancora oggi che siamo sparsi nel mondo, c’è qualcosa che ci lega. Un anno di più e tanta tristezza. Claudio ci ha lasciato troppo presto». Chiude il jolly Domenico Volpati. «È diventato Garellik forse a Roma ma la sua parata più bella e importante, è stata su Hateley a San Siro contro il Milan». Il «Volpe» sorride come fosse successo ieri. «Mancano Briegel e Fontolan, due colossi. Bagnoli mi mette sull’inglese, un animale di testa. Garella esce spesso e bene. Su un angolo Elkjaer viene dietro e mi fa : “Volpe di do una mano io con questo“». E giù un’altra risata. «Porca miseria, lo perdo e Preben è a sei metri, meno male che San Claudio ci mette le unghie e si salva col palo». L’Attila rossonero non aveva fatto i conti con Garellik. 

Gianluca Tavellin

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