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villafranca

Poiane al cimitero per «sfrattare» i colombi: «Se non si sentono più sicuri se ne vanno»

Il Comune ripete il piano del 2016, ma con un incarico di un anno. Il falconiere De Marchi: «Risultati se c’è continuità»
Vittorio De Marchi con una delle sue poiane di Harris con le quali mette in fuga i colombi (Foto Pecora)
Vittorio De Marchi con una delle sue poiane di Harris con le quali mette in fuga i colombi (Foto Pecora)
Vittorio De Marchi con una delle sue poiane di Harris con le quali mette in fuga i colombi (Foto Pecora)
Vittorio De Marchi con una delle sue poiane di Harris con le quali mette in fuga i colombi (Foto Pecora)

Falchi addestrati a spaventare i colombi al cimitero di Villafranca. È la soluzione che il municipio della città castellana, accanto alle reti «anti-piccione» e agli spuntoni installati negli anni scorsi nei sottotetti di cappelle e porticati dell’ala vecchia e nuova, ha escogitato per liberare il camposanto del capoluogo dalla presenza indesiderata dei volatili.

Sono almeno un migliaio i colombi che quotidianamente, complice la presenza di una vicina stalla per l’allevamento di mucche, infestano loculi e tombe. Tanto che nei mesi scorsi si sono moltiplicate le segnalazioni dei cittadini agli uffici municipali di ricordi sgraditi lasciati dai volatili su lapidi e fiori, che hanno eletto le zone coperte del cimitero a loro dimora notturna.

Per ridurre la presenza dei volatili sul cimitero, l’ufficio Ecologia ha pensato di ripercorrere una soluzione sperimentata con discreto successo nel 2016.

Incarico per un anno

Vittorio De Marchi, 45enne falconiere di Caprino, è stato quindi ingaggiato per un anno fino a settembre 2024, per dissuadere con i propri falchi ammaestrati i colombi ad appollaiarsi su cornicioni o nei sottotetti di cappelle e colombari, imbrattando con il loro guano le sepolture. Per l’incarico il municipio ha stanziato 5.900 euro.

Poiane all’imbrunire

La tecnica di De Marchi è semplice: dopo il tramonto, quando il cimitero è chiuso e i piccioni si radunano per la notte pensando di essere al sicuro, il falconiere libera, una alla volta le poiane di Harris, falchi particolarmente diffusi nel continente americano, che con i loro sorvoli fanno scappare gli ospiti indesiderati.

Le visite dei rapaci sono effettuate a cadenza settimanale. «Di solito», sottolinea De Marchi, «intervengo con quattro rapaci, essendo il luogo circoscritto e chiuso, liberandoli a turno uno alla volta e richiamandoli fischiando. Faccio sessioni che di un’ora, due al massimo. Dipende dalle condizioni del rapace, perché se lo vedo troppo affaticato lo faccio smettere. Faccio intervenire le poiane a squadre, alternando giornate di lavoro a giorni di riposo».

Per guidare le poiane di Harris nel buio, dotate di trasmettitore per rintracciarle nel caso perdano l’orientamento, De Marchi si aiuta con una torcia elettrica.

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Disinfestazione continua

I rapaci fanno scappare i colombi ma non li catturano. «Si tratta», precisa il falconiere, «di bird control, controllo degli uccelli, sistema incruento di disinfestazione, poiché il colombo, quando avverte che un posto non è più sicuro, se ne va», precisa De Marchi, «Il segreto è la continuità. Sette anni fa, dopo l’interruzione dei primi interventi i pennuti sono tornati. Stavolta faremo 52 uscite nell’arco di un intero anno».

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La disinfestazione iniziata a settembre ha avuto i primi effetti. «Dopo i primi sei interventi», sottolinea De Marchio, «i volatili non sono più presenti come prima e, soprattutto, non nidificano sotto le coperture».

Interventi nelle frazioni

«Oltre al cimitero di Villafranca», spiega Nicola Giuliani, assessore al Patrimonio, «verificheremo se anche in quelli delle frazioni c’è lo stesso problema, facendo intervenire De Marchi». «Il problema», afferma Giuliani, «è che la legge 157 dell’11 febbraio 1992 considera il piccione cittadino fauna selvatica, impedendo il ricorso a metodi come l’uccisione e la cattura nonostante questi volatili siano sempre più numerosi e dannosi in ambito urbano».

«I grandi assembramenti di questi volatili», avverte De Marchi, «oltre a costituire un problema igienico-sanitario per l’uomo a causa delle loro deiezioni, facilitano il propagarsi di malattie per noi e per gli altri animali, essendo il colombo un portatore sano di svariate patologie».

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Fabio Tomelleri

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