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Sona

Rapinatori armati al centro commerciale: assaltata una gioielleria, panico fra la gente

Choc alla Grande Mela. Prima un forte rumore di vetro rotti, poi l'urlo di una ragazza
La saracinesca abbassata
La saracinesca abbassata
Rapina alla Grande Mela

 «Erano in due, armati, con il viso coperto dal casco integrale: uno l'aveva bianco e l'altro nero e rosso. Il secondo mi è passato vicino mentre scappava. Era senza visiera, si vedevano solo gli occhi ed era vestito di scuro. Sono usciti da qui», dice una giovane commessa indicando la porta antipanico.

Cos'è successo alla Grande Mela

Sono le 20.30, al centro commerciale La Grande Mela a Lugagnano di Sona, sembra una serata come le altre. Musichetta rilassante in sottofondo, pulizie di fine giornata, clienti ormai radi, ma al primo piano, vicino alla Comet, la tensione si respira ancora. La rapina fatta nel pomeriggio, alle 16, al punto vendita di «Gioielli di Valenza» ha lasciato sottosopra non solo le commesse della gioielleria, che si sono viste piombare all'improvviso in negozio due uomini con la pistola, ma anche chi stava lavorando nelle vicinanze. «Prima c'è stato un forte rumore di vetri rotti, poi l'urlo di una commessa e le persone che scappavano», racconta ancora con l'adrenalina alle stelle una ragazza che lavora a pochi metri dalla gioielleria.

 

La reazione della gente

«Si è scatenato il panico. C'era gente che correva da una parte, gente dall'altra. Il caos. Ho sentito uno dei rapinatori dire a tutti di stare fermi. Aveva una pronuncia strana, ma non saprei dire di dove. Mi ha colpita una signora», prosegue.

«Si è accovacciata sul pavimento, abbracciando suo figlio per proteggerlo con il suo corpo. Lui avrà avuto sei anni e piangeva. Non si sapeva più cosa fare, se stare fermi o nascondersi. Avevamo paura che usassero le pistole».Tutto è stato velocissimo. Secondo il racconto dei testimoni la rapina è durata trenta-quaranta secondi al massimo. «Hanno spaccato un espositore di vetro, non so con quale oggetto, e hanno arraffato i gioielli», dice un ragazzo, «perdendone anche qualcuno lungo la via di fuga». Quasi tutti i commessi al lavoro nelle vicinanze della gioielleria hanno voglia, e forse bisogno, di raccontare, di sfogarsi, ma nessuno vuole dire il proprio nome. «Meglio di no, non si sa mai», la spiegazione usata da tutti. «Quella è gente pericolosa, armata. Erano decisi, sicuri. Tutti vestiti di nero».

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Il colpo alla gioielleria

Al punto vendita «Gioielli di Valenza» la saracinesca è già abbassata da un paio d'ore. Si intravedono gli espositori di vetro vuoti e uno, probabilmente quello spaccato, manca. Secondo i commessi presenti all'ora della rapina i due uomini non solo sono usciti, ma sono pure entrati dalla porta antipanico, che in effetti si apre anche dall'esterno. La via di ingresso e di fuga perfetta, perché, essendo a pochissimi metri dalla gioielleria, ha impedito che qualcuno si accorgesse dell'arrivo dei due, dando l'allarme.

«Probabilmente avevano la moto fuori dalla porta», commenta un'altra commessa. Aggiungendo: «Ho sentito dire che uno dei due si è tagliato con i vetri che ha rotto e che quindi ora potrebbero risalire al suo dna». Quanto alle due commesse che stavano lavorando nella gioielleria, alcuni colleghi di altri negozi raccontano di aver parlato con loro: «Erano molto scosse, hanno preso un grande spavento. Se li sono trovati davanti all'improvviso con le pistole. Abbiamo sentito tutti un urlo pazzesco e siamo usciti per vedere cosa stesse accadendo».

Subito sono arrivate le guardie giurate del centro commerciale e i carabinieri. Il Nucleo operativo e radiomobile di Villafranca sta conducendo le indagini.«È la seconda volta che mi succede una cosa simile», racconta una ragazza sistemando gli scaffali del suo negozio. «È la seconda rapina che avviene a pochi metri da me, in una gioielleria vicina. L'altra volta hanno anche sparato in aria. È successo quattro anni fa in un centro commerciale a Cologna Veneta. Quando ho sentito i vetri rotti e l'urlo della ragazza ho capito subito cosa stava succedendo. Erano gli stessi rumori dell'altra volta. Ho rivissuto la stessa paura. Ho iniziato a tremare. Ero sola qui, non c'erano clienti. Non sapevo cosa fare. Non si sa mai cos'è meglio fare in queste situazioni, perché hai paura che passino anche da te e vuoi scappare, ma poi se vai fuori, magari, è peggio. Per fortuna sono andati via in fretta».

Chiara Tajoli

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