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La storia dei «Vagamondi»

Chiara e Giulio, la coppia che vive viaggiando per il mondo: «Abbiamo scelto di essere liberi. I soldi? Ci basta un pc»

Durante la pandemia si sono ritrovati «chiusi in casa, sul divano, a guardare i canali Youtube di quelli che fanno del viaggio la loro vita. Ci siamo detti: “Perché noi no?”
I Vagamondi

Non è un viaggio, definirlo tale sarebbe riduttivo. È uno stile di vita, un percorso esistenziale che forma la mente. E non ha una fine programmata.

Chi sono i Vagamondi

Loro sono «I Vagamondi»: due fidanzati veronesi, esponenti della «vanlife», l’arte di vivere viaggiando, con migliaia di seguaci su Youtube e Instagram. Dopo il primo lockdown nel 2020, hanno deciso di lasciare la loro casa presa in affitto a Negrar, puntando il camper in direzione Svezia, l’unico Paese europeo allora aperto al turismo.

In seguito hanno esplorato tutta la Scandinavia, la Francia, la Spagna, il Portogallo, il Marocco. Li raggiungiamo telefonicamente in Mauritania – ma ad articolo pubblicato, saranno già in Senegal – con l’obiettivo di arrivare «più a sud che si può».

Chiara Paone, 38 anni, e Giulio Rosellini, 35, ammettono che la svolta radicale «è stata colpa del Covid». Lavorando entrambi in ambito sportivo – lei personal trainer a Negrar, lui all’aeroporto di Boscomantico, dove si erano conosciuti e innamorati praticando paracadutismo – durante la pandemia si sono ritrovati inoccupati: «Chiusi in casa, sul divano, a guardare i canali Youtube di quelli che fanno del viaggio la loro vita. Ci siamo detti: “Perché noi no?”».

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Come è nata l'idea di girare il mondo

C’è voluto qualche mese per preparare il grande salto. Prima, l’acquisto di un camper usato. Poi, «la vendita di quanto non avremmo potuto portarci dietro. Dall’auto agli elettrodomestici, dai paracaduti agli “oretti” della comunione. Un gruzzolo che, unito ai pochi mesi di disoccupazione e a qualche risparmio, ci avrebbe permesso di partire in scioltezza», raccontano. «Non avevamo uno scopo. Solo viaggiare e goderci la strada, portando con noi  Yuki, la nostra inseparabile cagnolina Shiba Inu».

Via. Nel marzo del 2021 erano al Circolo polare artico, a meno 30 gradi, tra distese di candore, branchi di renne e spettacolari aurore boreali. «Parenti e amici, che ci hanno sempre incoraggiati, ci chiedevano di poter seguire a distanza il nostro percorso. Così, in modo informale, è nato il canale Youtube, prima, e poi la pagina Instagram. I nostri social, che hanno attirato molti appassionati, oggi contano rispettivamente 11mila e 13mila follower. Qui ci raccontiamo, facendo vedere il lato bello della vita on the road, ma anche le grandi difficoltà», ammettono.

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Le difficoltà della vanlife

«Sì, perché può capitare – e ci è capitato – di ritrovarsi entrambi malati con 40 di febbre in un luogo sconosciuto, o di avere un guasto al motore in mezzo al nulla. Tutti hanno la possibilità di viaggiare; ma il viaggio non è per tutti. Scegliere di essere liberi», aggiungono, «è un atto rivoluzionario. Implica, però, un’altissima capacità di adattamento. Tante comodità, come una lunga doccia calda, sono impraticabili. E i contrattempi sono dietro l’angolo… A volte ti chiedi chi te l’ha fatto fare. Ma poi ci si rimbocca le maniche, si supera l’ennesimo ostacolo, e ci si sente più forti e felici».

La domanda sorge spontanea: e i soldi per vivere? «Non abbiamo alle spalle famiglie ricche», ridono. «Viaggiamo e lavoriamo. Ci basta il pc. Una parte degli introiti mensili deriva proprio dai social, un’altra da partnership e sponsorizzazioni di aziende, soprattutto nel settore del camping, e un’altra ancora dalla nostra conoscenza delle lingue straniere, attraverso piattaforme online per traduzioni o lezioni».

«Se abbiamo bisogno di più soldi, mettiamo in pausa il viaggio e incrementiamo il lavoro. Soprattutto», precisano, «spendiamo assai poco. Le uscite principali sono per il gasolio e il cibo, che compriamo sempre fresco, localmente. Dei capi griffati o dell’ultimo modello di smartphone non ci importa nulla. Il bello di questo stile di vita sta anche nella constatazione di quante cose non ci servono e non ci mancano».

Il furgone militare diventato camper

Ma dopo due inverni trascorsi in Nord Europa, «avevamo capito di aver bisogno di un mezzo di trasporto diverso», aggiungono. «Più snello di un camper; con quattro ruote motrici per gli sterrati. Abbastanza “vecchio” da non supportare elettronica, così da aggiustarlo facilmente in ogni angolo del mondo. Personalizzabile con coibentazione aggiuntiva, pannelli fotovoltaici e batterie d’accumulo per la massima autonomia energetica. Su internet», proseguono, «abbiamo adocchiato il mezzo perfetto: un ex furgone militare Iveco Daily del 1991. Lo vendeva un privato in Sicilia. In un batter d’occhio eravamo in strada per andare a comprarlo».

Ma «Simba», come la coppia ha battezzato il van, ha avuto bisogno di un profondo restyling per diventare una casa su ruote. Quello è stato anche il periodo più difficile per la coppia veronese: «Il nostro 2022 è trascorso perlopiù in un capannone a Mantova, messo gentilmente a disposizione da un nostro follower, per “camperizzare” il furgone. Ed ecco l’imprevisto».

La paura e la ripartenza

Chiara è finita all’ospedale per un mese, a causa di un’appendicite degenerata in peritonite: «Una volta dimessa, ero debilitata», racconta. «Ho dovuto pazientare un altro paio di mesi, ospitata dai miei genitori, prima di essere in forze per raggiungere Giulio, che intanto andava avanti con il lavoro per migliorare il mezzo».

«È stata dura. Abbiamo avuto paura», si inserisce lui. «Nel periodo senza Chiara, mi sono sentito solo e alle prese con un’opera impossibile. Ci siamo chiesti se non fosse il caso di dichiarare finito il nostro viaggio». Ma lei riprende: «Per fortuna la brutta parentesi è finita. E finalmente il, 1° novembre 2022, siamo ripartiti».

Chiara e Giulio hanno ripreso a vivere tantissime avventure, regalando ai seguaci foto di panorami mozzafiato e post densi di riflessioni. Scatti del loro 2023: la costa della Camargue sotto un cielo autunnale color piombo. Le verdissime falesie delle Asturie percosse dall’oceano. Le spiagge dell’Estremadura portoghese percorse a cavallo.

Infine hanno rilanciato: «Adesso, l’Africa». Il 12 ottobre scorso entravano in Marocco, «un Paese splendido con un popolo molto ospitale».

Dicono che viaggeranno «a sentimento», ritoccando il percorso lungo la strada, a seconda delle esigenze; l’idea è di discendere la costa atlantica, passando di Paese in Paese, con la loro parola d’ordine: «Oltre».

«L’intero mondo fuori dalla nostra porticina ci regala ogni giorno qualcosa di nuovo da aggiungere al bagaglio dei ricordi e delle esperienze», concludono. «Quando la sera ci addormentiamo, sentiamo di trovarci esattamente dove avevamo sempre sognato di essere».

 

Lorenza Costantino

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