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La proposta

La Lessinia sogna di avere le superiori: c'è già la possibile sede

Le ex medie di Cerro
Le ex medie di Cerro
Le ex medie di Cerro
Le ex medie di Cerro

Una scuola superiore per la Lessinia. In Lessinia.

Un desiderio cullato da tempo sull’altopiano veronese, con qualche tentativo già fatto, come l’esperienza, conclusa, dell’alberghiero a Bosco Chiesanuova, e un’intenzione che torna in auge, sull’onda delle gravi difficoltà, per gli studenti lessinici fra i 14 e i 18 anni, a scendere ogni giorno in centro città, fra corse dell’autobus ormai all’osso e sovraffollate, cambi di bus e attese alle fermate.


Alla Lessinia manca una scuola superiore

Dalla prima infanzia fino alle scuole medie, l’istituto comprensivo di Bosco Chiesanuova (che risulta il più esteso del Veneto) è una possibile «casa» comoda, accogliente e con una didattica di alta qualità per bambini e ragazzini della Lessinia. Poi, però, si spalanca il vuoto. Un istituto superiore in montagna sarebbe un sollievo per le famiglie, almeno per una parte di loro; si tratta di una strada complementare da percorrere, insieme alla rivendicazione - che comunque viene sentita come necessaria - di un trasporto pubblico potenziato, per mirare all’obiettivo principale condiviso da tutte le amministrazioni locali: rendere il territorio meno marginale, dunque meno soggetto allo spopolamento.

Il sogno, per quando complesso da concretizzare, è sostenuto, oggi, da circostanze favorevoli. Numeri demografici: da qualche anno, diverse zone della Lessinia sono in controtendenza in quanto a nuovi residenti, nascite e presenza di giovani. Un trend non massiccio, ma che continua. 

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Dove potrebbe sorgere un istituto superiore in Lessinia

Struttura ipotizzata per ospitare un eventuale istituto superiore: l’ex scuola media di Cerro, in posizione centrale e strategica per essere raggiunta dalle località circostanti.

«La possibilità c’è», commenta, con speranza, il sindaco di Cerro, Antonio Bertaso. «L’ex scuola media, di proprietà del Comune, è ampia e in condizioni migliori rispetto a molti istituti in attività. Sappiamo bene», aggiunge, «che non si tratta di un obiettivo perseguibile dall’oggi al domani; ma il dialogo tra istituzioni è aperto. Bisogna cercare insieme una strada percorribile». Dalla Provincia, il presidente Flavio Pasini accorda «massima disponibilità al dialogo e volontà di agevolare come possibile i Comuni svantaggiati per servizi e trasporti».

 

Che superiori in Lessinia?

L’interrogativo maggiore, più ancora della «tenuta» numerica dell’ipotetico istituto superiore, riguarda il suo indirizzo. È vero che, ogni anno, dalle medie dell’istituto comprensivo di Bosco escono 80-100 ragazzi i quali hanno davanti un altro biennio di scuola dell’obbligo. Poi, però, si frammentano in scuole diverse.

«Finché non faremo una proposta, non sapremo se può funzionare», commenta Alessio Perpolli, dirigente scolastico dell’istituto di Bosco, che parla di una «enorme scommessa» e della necessità di «provarci»: «Se si potesse mettere in piedi una scuola superiore che funziona bene... perché no? Qualcuno potrebbe pure essere indotto a salire per trovare un contesto diverso». 

Cosa dicono i sindaci


Secondo il sindaco di Bosco, Claudio Melotti: «Si potrebbe cominciare con un sondaggio tra famiglie per capire verso quale indirizzo orientarsi per partire con una o due classi prime. E provarci», commenta, possibilista. Ammette pure che «l’argomento era stato già affrontato in passato, senza successo. Oggi, però, avremmo almeno una struttura già individuata nell’ex scuola media di Cerro. Il progetto non deve, però, distogliere dall’obiettivo di ottenere un trasporto pubblico migliore».

Lucio Campedelli, sindaco di Erbezzo, ricorda quando «si era ipotizzato di istituire, in Lessinia, almeno il primo biennio delle superiori. Dovrebbe trattarsi di un istituto innovativo e specializzato sulle esigenze della montagna. Ma», sottolinea, «non vanno create illusioni nelle famiglie. Il nostro primo fine deve essere migliorare il trasporto pubblico subito, magari con la creazione di hub locali».

Scettico anche il sindaco di Sant’Anna, Raffaello Campostrini: «Siamo orgogliosi dei nostri ragazzi, spesso si fanno onore proprio perché abituati a sopportare qualche sacrificio. Attenzione», avverte, «a non creare, non una scuola vicina ma marginale, in bilico per numero di studenti e personale docente. A quel punto, meglio le levatacce».

 

Lorenza Costantino

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