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Il reportage

Sveglie all'alba, bus pieni e «gruppi per i recuperi»: le 12 ore fuori casa degli studenti della montagna

di Lorenza Costantino
Reportage dalla Lessinia alla città e ritorno, fra coincidenze che non ci sono e sacrifici di ragazzi e genitori
Un autobus che collega Verona con Giazza
Un autobus che collega Verona con Giazza
Un autobus che collega Verona con Giazza
Un autobus che collega Verona con Giazza

A casa dei fratelli Michele e Matteo, a Corbiolo, come da Diego e Dante, a Cerro, e così pure a Erbezzo, Velo, e in tante altre case della Lessinia, la sveglia dei ragazzi squilla prima di quella dei genitori.

Non alle 4.30 come nel caso di Gioia e Nicole diventato nazionale, ma comunque attorno alle 5.30 ecco il trillo che butta giù dal letto gli adolescenti lessinici fra i 14 e i 18 anni. La colazione è sul tavolo dalla sera prima, solo da riscaldare per fare prima; spesso anche i vestiti sono già scelti e pronti, lo zaino accanto alla porta.

Ogni minuto è prezioso, perché alle 6.15 (da Erbezzo) o al massimo alle 6.25 (da Corbiolo) inizia, per gli studenti della montagna, la discesa: il viaggio verso la città sugli autobus dell’Atv.


Sul bus alle 6.15

Corse da non perdere, visto che, nella maggioranza dei casi, non c’è una seconda chance. Lo sa bene la ventina di studenti delle superiori residenti a Erbezzo: il bus è solo quello, il numero 109, e mancarlo può far saltare il giorno di lezione. Meglio per Bosco Chiesanuova e Cerro, dove il 110 fa un paio di passaggi.

Molti ragazzi sono diretti a Verona: al Marconi, al Giorgi, nei licei del centro. Alcuni però si spingono più distante, oltre San Michele Extra, con meta al Copernico-Pasoli, ma anche a Buttapietra, per frequentare l’agrario Bovolino; altri a Soave o a Chievo, dove si trovano gli alberghieri. Del resto, sono questi gli indirizzi scolastici «vocazionali» per la Lessinia, quelli in cui ragazzi e famiglie vedono maggiori prospettive. Dopo l’alzataccia, il rientro al pomeriggio non è migliore.

 

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La difficile risalita

Tra l’attesa alle fermate e uno, due, tre cambi di pullman, si risale solo a pomeriggio inoltrato, verso le 15.30-16 se si era usciti intorno alle 13, alle 17-18 se si ha avuto il pomeriggio.

Spesso non si arriva a destinazione. Molte corse terminano nei capolinea di Stallavena e di Cerro. Dove decine di famiglie di Erbezzo, Bosco e frazioni devono recarsi per recuperare i figli in auto. Facendo i salti mortali.

Ci sono genitori, per esempio a Velo, che pur pagando un abbonamento annuale pieno ai figli (circa 500 euro), al pomeriggio si sono organizzati in gruppo per i recuperi.

Ilenia Vanti di Corbiolo, mamma di Alex (va al Pasoli) racconta: «La sveglia è all’alba, ma siamo fortunati: dopo forti richieste, abbiamo ottenuto, per l’andata, un bus speciale che arriva dritto all’istituto. Il grosso problema, invece, è al ritorno».

Prosegue: «Nei giorni di uscita dalle lezioni alle 14.30, con una prima corriera gli studenti raggiungono la stazione di Porta Vescovo, con una seconda Stallavena, con molte attese intermedie, e lì dobbiamo andarli a prendere. Siamo a casa verso le 17, e loro non hanno pranzato».

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Si studia, si cena e si dorme

Non cambia molto a casa di Monica Zocca, di Corbiolo, i cui figli Michele e Matteo frequentano sempre il Pasoli: «Ai ragazzi sarebbe piaciuto andare in palestra, suonare uno strumento; ma è impossibile con questa routine. Sono appena tornata da Cerro dove li ho recuperati prima di scappare al lavoro». 
«Orari così sballati condizionano la vita dei ragazzi», dice Dario Bertagnoli di Cerro, papà di Diego e Dante, del Marconi: «Colazione all’alba, pranzo - riscaldato - a pomeriggio inoltrato. Mi è dispiaciuto che uno dei miei figli, a causa di questi ritmi, abbia abbandonato lo sport. Abitare in montagna comporta sacrifici; noi stessi li abbiamo fatti a nostro tempo», aggiunge, «ma basterebbe una corsa in più verso le 16, un prolungamento da Cerro a Bosco, per sollevare molte famiglie». 
La sveglia all’alba suona anche a Bussolengo. Ma per un problema diverso: le corse disponibili sono stracolme: «Quindi, per essere sicuri di poter salire, bisogna anticipare l’orario», racconta Leone C., 17 anni, studente del Montanari: «Parto alle 6.20, nonostante le lezioni inizino alle 7.45. E al ritorno avrò lo stesso problema del pullman sovraffollato».

 

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