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grandi opere

Collettore del Garda, levata di scudi sulla sponda veronese: «Nessuna revisione al progetto»

Cresco: «Il tubo nel lago è un pericolo, Acque Bresciane spende milioni ogni anno». Dal Cero: «C’è una diffida da parte del commissario, non si può continuare a rallentare»
Lavori  di messa in posa del nuovo collettore sulla sponda veronese in una foto d’archivio
Lavori di messa in posa del nuovo collettore sulla sponda veronese in una foto d’archivio
Lavori  di messa in posa del nuovo collettore sulla sponda veronese in una foto d’archivio
Lavori di messa in posa del nuovo collettore sulla sponda veronese in una foto d’archivio

Da un lato l’incontro di lunedì tra il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e alcuni rappresentanti politici e comitati bresciani contrari ai depuratori di Gavardo e Montichiari a servizio dei comuni del Garda, rivendicato da chi vi ha partecipato come apriprista per rimettere in discussione il progetto del nuovo collettore del lago. Dall’altro la diffida, partita sempre lunedì, con cui il commissario straordinario per le opere di collettamento e depurazione della sponda bresciana, Maria Rosaria Laganà (che è anche prefetto di Brescia), ha invece intimato ad Acque Bresciane di provvedere entro dieci giorni «alla assunzione di definitive determinazioni» che portino a dare il via libera al bando di gara per affidare la progettazione definitiva delle opere. Con la precisazione che, se ciò non venisse fatto, il commissario potrebbe «avviare ogni conseguente azione di responsabilità anche sotto il profilo risarcitorio».

Questioni che incidono sulla sponda veronese, perché le opere sono interconnesse: un ulteriore rinvio dell’iter sposterebbe ancora più in là l’avvio dei cantieri in territorio lombardo e la dismissione della doppia condotta sublacuale Toscolano Maderno-Torri che trasporta i reflui dell’alto e medio lago bresciano al collettore veronese e al depuratore di Peschiera. Tubazioni, queste, lunghe 7,4 chilometri posate quasi quarant’anni fa, che arrivano a una profondità massima di 247 metri e che a partire dal 2017 sono oggetto di manutenzione costante da parte di Acque Bresciane per la presenza di un fenomeno di biocorrosione causato da agenti esterni.

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La condotta sublacuale

Tale fenomeno per alcuni rappresenta un pericolo ecologico, mentre chi si oppone al progetto sostiene che questa urgenza sia infondata e nata per giustificare la separazione della depurazione tra sponda veronese e bresciana.

«Dopo anni di discussioni su dove fare il depuratore bresciano ne stiamo ancora parlando. C’è il dramma dell’assenza di dirigenti politici che guardino la luna anziché il dito», sbotta il presidente di Azienda gardesana servizi (Ags) Angelo Cresco, ricordando ancora una volta come «nell’accordo di sei anni fa fu stabilito che anche con il nuovo sistema la metà dei reflui bresciani, cioè quelli di Desenzano e Sirmione, venisse confluita al depuratore di Peschiera e che per l’altra metà fossero previsti impianti nei loro territori. Ma quel depuratore ha ancora le ruote, nessuno lo vuole. Tutti però vogliono mantenere la situazione attuale e portare tutti i reflui a Peschiera».

Cresco replica poi a chi sminuisce le criticità della sublacuale Maderno-Torri: «Parlano come fossero scienziati e sostengono che va bene così. Perché allora ogni anno Acque Bresciane spende milioni di euro per la sua manutenzione? Per noi ogni tubo nel lago rappresenta un pericolo, la sua acqua è usata anche per usi potabili».

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Incontro con il ministro

Lettura diversa anche sull’incontro con il ministro Pichetto Fratin: «Abbiamo letto che il ministro si è detto pronto a convocare le regioni coinvolte per un confronto, ma non ci risulta per rimettere in discussione il progetto, semmai per parlare del finanziamento delle opere e per studiare insieme come utilizzare il Pnrr», aggiunge Cresco assieme a Giovanni Dal Cero, sindaco di Castelnuovo e presidente dell’associazione di comuni gardesani «Garda Ambiente», con cui il 14 febbraio aveva incontrato Pichetto Fratin assieme alla presidente della Comunità del Garda Mariastella Gelmini, ai rappresentanti di Acque Bresciane e ad alcuni sindaci della sponda lombarda.

«Non c’è alcun atto che rimette in gioco il progetto, anzi c’è una diffida da parte dell’unica autorità che al momento è il commissario», prosegue Dal Cero, sebbene la stessa figura del commissario sia stata al centro dell’ultimo incontro con il ministro, a cui la delegazione bresciana ne ha chiesto la rimozione. «Penso che il commissario abbia interloquito con il ministero dell’Ambiente prima di mandare la diffida e se il ministro avesse avuto qualche altra idea l’avrebbe bloccata», conclude Dal Cero, «non si può continuare a fare confusione e rallentare, abbiamo in mano il futuro del lago».

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Katia Ferraro

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