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il caso

Depuratore del Garda: costi lievitati del 77%

di Cinzia Reboni
La relazione dei tecnici di Acque Bresciane destinata ai membri del Cda. La fattibilità complessiva rispetto al '19 passa da 114 a 202 milioni E anche per la progettazione si sale da 3,8 a 5,3 milioni di euro
Uno degli impianti che sul territorio provinciale  sono gestiti da Acque Bresciane
Uno degli impianti che sul territorio provinciale sono gestiti da Acque Bresciane
Uno degli impianti che sul territorio provinciale  sono gestiti da Acque Bresciane
Uno degli impianti che sul territorio provinciale sono gestiti da Acque Bresciane

Non era un segreto che - come nel caso di altre mega infrastrutture - i costi del segmento del depuratore del Garda della sponda bresciana fossero aumentati alla luce dei rincari delle materie prime. Ora però ci sono i numeri, che danno un’idea dell’imponente portata di risorse extra indispensabili per portare a termine l’intervento. Alla battaglia sulla localizzazione degli impianti si aggiunge ora quella del reperimento dei finanziamenti . Rispetto alle stime iniziali, che risalgono al 2019, il fabbisogno di risorse per realizzare il collettamento del Benaco è aumentato del 77%.

Costi per il depuratore del Garda: aumenti consistenti

Si è passati da 114.475.000 euro del progetto originario ai 202.600.000 euro frutto della revisione delle spese effettuata dai tecnici di Acque Bresciane. Nello specifico, il costo dell’impianto di Gavardo passa da 26 a 34 milioni di euro, il terminale di Montichiari da 31.975.000 euro a 36.800.000.

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Per quanto riguarda la parte più onerosa e complessa dell’infrastruttura, ovvero il collettamento, la rete di tubature e impianti di pompaggio che trasferirà i reflui fognari prodotti dalla sponda bresciana del Garda ai depuratori del Chiese, la somma lievita da 56,5 milioni a 131,8.

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L’innalzamento del budget finanziario ha ritoccato al rialzo anche il costo della progettazione, calcolata sulla scorta del capitolato di spesa dell’opera. In questo caso, anziché 3,860 milioni ne serviranno 5,330.

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Dati emersi nel corso della seduta del 30 marzo 

Il nuovo quadro finanziario emerge dalla relazione allegata al punto 6 all’ordine del giorno della seduta del Consiglio di amministrazione di Acque Bresciane convocata il 30 marzo, nel giorno delle dimissioni del presidente Gianluca Delbarba.

L’esame e il voto sull’aggiornamento e l’affidamento della stesura del progetto saltò per la mancanza del numero legale dei rappresentanti del board: assente giustificata Antonella Montini, i consiglieri Maria Teresa Vivaldini e Marco Franzelli abbandonarono la seduta.

Il tema delle risorse

Alla luce degli aumenti di costi diventa più pregnante il tema risorse già finito al centro degli incontri con il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, sia da politici e amministratori favorevoli al progetto, che hanno chiesto un impegno del Governo a reperire risorse extra anche per il progetto sulla riva veronese, sia dal trasversale fronte dei contrari, preoccupati «per l’insostenibilità finanziaria dell’operazione».

Stando ai parlamentari bresciani ricevuti dal ministro, quello del reperimento delle risorse extra non sarà al centro del tavolo annunciato da Pichetto Fratin tra Regioni Lombardia e Veneto e la Provincia autonoma di Trento, dove «si parlerà della fattibilità dell’accordo interregionale siglato nel 2017».

Martedì 11 aprile giornata cruciale per Acque Bresciane

Sul fronte dell’iter procedurale dell’opera, martedì si annuncia una giornata cruciale: il consigliere anziano di Acque Bresciane Mario Bocchio ha convocato l’assemblea dei soci per avviare l’iter della sostituzione di Delbarba ed esaminare il dossier depuratore. Nella stessa data sarà chiamato a riunirsi il Consiglio di amministrazione, dove peraltro permane la spaccatura. Il prefetto-commissario ha diffidato i vertici dell’utility intimando di deliberare entro il 13 aprile il via libera alla gara di progettazione . Si tratta di un passaggio fondamentale per l’iter del depuratore, che consentirà di affidare la progettazione dopo la preselezione dei candidati. In lizza ci sono 9 studi per pianificare il collettamento e 7 per occuparsi di mettere nero su bianco gli impianti di Montichiari e Gavardo. Una situazione che deve però fare i conti con i costi lievitati e un malcontento del territorio che negli ultimi mesi è lievitato altrettanto. 

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