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Il nodo Emergenza in Lessinia

In Lessinia l'ambulanza impiega un'ora ad arrivare «Ingiusto, anche la montagna ha i suoi diritti»

È un servizio su base volontaria, attivo 24 ore al giorno solo nei fine settimana, nei festivi e d’estate, mentre per il resto dell’anno fa orario notturno, dalle 21 alle 6
L'unico punto d’urgenza in Lessinia a Cerro ha orari ridotti
L'unico punto d’urgenza in Lessinia a Cerro ha orari ridotti
L'unico punto d’urgenza in Lessinia a Cerro ha orari ridotti
L'unico punto d’urgenza in Lessinia a Cerro ha orari ridotti

Lessinia, trecento chilometri quadrati abitati da ventimila persone fisse, in notevole aumento durante l’estate: solo a Bosco Chiesanuova, fra giugno e settembre, la popolazione triplica e più. Ma su questo territorio, vasto, complesso e punteggiato di contrade anche molto distanti tra loro, c’è un unico presidio per l’emergenza sanitaria dotato di ambulanza: la Croce Verde a Cerro.

È un servizio su base volontaria, attivo 24 ore al giorno solo nei fine settimana, nei festivi e d’estate, mentre per il resto dell’anno fa orario notturno, dalle 21 alle 6.

Nel 2022, in Lessinia centrale, la Croce Verde di Cerro ha effettuato 390 soccorsi notturni e festivi, più altri 90 nel periodo di servizio diurno estivo. Per il tempo rimanente, a «tappare i buchi» c’è la Croce Verde di Grezzana, che in questi casi si ritrova a dover gestire un chilometraggio ampissimo. Se poi pure il mezzo di soccorso grezzanese è occupato, le ambulanze devono partire addirittura da Verona: quelle di Borgo Venezia le più vicine.

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Il malcontento dei residenti

È da tempo che in Lessinia serpeggia preoccupazione e malcontento in merito ai servizi sanitari fondamentali. I punti per il prelievo del sangue sono stati riservati ai soli pazienti fragili, con malattie croniche e coperti da esenzione. Perfino il distretto socio-sanitario Ulss di Grezzana, cui si riferiscono i paesi di montagna, ha dismesso molte prestazioni, assorbite dal presidio di via del Capitel, in Borgo Trieste.

Là si deve andare, per esempio, per le vaccinazioni e i richiami non pediatrici o le visite specialistiche ambulatoriali.

Un’ora di attesa

Ma tornando più stringente dell’emergenza-urgenza, l’episodio divenuto la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso è accaduto lo scorso 2 marzo in centro a Bosco Chiesanuova. È stato riportato dal sindaco, Claudio Melotti, sulla sua pagina Facebook: «Nella piazza del paese, una signora anziana colpita da malore ha dovuto attendere 59 minuti dalla telefonata d’aiuto per l’arrivo dell’ambulanza. Non è la prima volta che succede».

Si trattava sì di un codice di bassa gravità. Ma quel giorno, i soccorritori volontari di Cerro non erano di turno ed «evidentemente gli operatori di Grezzana erano già impegnati altrove», continuava Melotti, «perciò l’ambulanza è partita da una delle sedi di Verona. E se quel malore si fosse rivelato poi l’esordio di un infarto o di un’ischemia?».

Ingiusto

«È inaccettabile e ingiusto, per un servizio vitale per la salute pubblica», concludeva Melotti. «Anche la montagna ha i suoi diritti. Mi impegno a interpellare i colleghi dei Comuni vicini per migliorare il servizio di emergenza in Lessinia, la situazione è inadeguata».

Ma l’obiettivo, coinvolgendo giocoforza diversi attori, e necessitando di cospicui fondi per un eventuale potenziamento, non è semplice. Come primo passo, i sindaci di Bosco, Cerro, Erbezzo, Grezzana, Roverè, San Mauro di Saline e Velo hanno incontrato il direttore generale dell’Ulss 9, Pietro Girardi. È stato un confronto «interlocutorio», in cui gli amministratori locali, ringraziando tutti i volontari e i professionisti dell’emergenza, hanno portato sul tavolo le proprie istanze e anche le proposte per «alcune azioni di buonsenso, per nulla impattanti a livello economico, ma utili per migliorare il servizio».

L’incontro con l'Ulss 9

I sindaci hanno suggerito, per esempio, che le ambulanze attivino le sirene indipendentemente dal codice di gravità, se la distanza per raggiungere il paziente supera un certo chilometraggio. «Permetterebbe ai mezzi di risparmiare minuti preziosi su lunghe percorrenze e abbrevierebbe la sofferente attesa del pazienze», spiegano.

Altro consiglio: predisporre uno spostamento «a scacchiera» delle ambulanze, per cui, quando esce l’unico mezzo di soccorso di Grezzana, viene rimpiazzato da uno libero nelle vicinanze.

Girardi, pur replicando che «i mezzi di soccorso sul campo sono già ora più numerosi di quelli previsti dalla programmazione regionale», ha assicurato che, da quest’anno, la copertura economica per il servizio diurno ed estivo sarà garantita dall’Ulss e non più a carico dei Comuni.

Nel frattempo, si attende il report del Suem 118 relativo ai numeri e ai codici di gravità degli interventi registrati sul territorio, in base al quale disegnare possibili linee d’azione. «Il problema non è di facile gestione», conclude Melotti, «ma abbiamo registrato la volontà di tutti gli attori coinvolti di trovare una soluzione per garantire questo servizio fondamentale anche ai residenti in Lessinia e nelle zone marginali». 

Lorenza Costantino

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