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Striscia di Gaza

Giuditta volontaria a Gaza, torna a Verona dopo 26 giorni sotto le bombe

Il racconto di Giuditta Brattini della Gazzella onlus «Più di 4mila morti e 14mila feriti. Bombardano gli ospedali»
I quattro cooperanti e il gruppo che li ha accolti fuori Gaza: si sono Giuditta e l'ambasciatore Novellino
I quattro cooperanti e il gruppo che li ha accolti fuori Gaza: si sono Giuditta e l'ambasciatore Novellino
Medio Oriente, feriti e stranieri lasciano Gaza

Aggiornamento 1 novembre:  Fuori dalla Striscia dopo 26 giorni trascorsi tra bombe e devastazione. Tra i 335 stranieri che ieri hanno avuto la possibilità di raggiungere l'Egitto tramite il valico di Rafah, ci sono anche i primi quattro italiani. Compresa la veronese Giuditta Brattini che domani (2 novemembre) dovrebbe rientrare nella nostra città.

«Stanno bene, lavoriamo per gli altri», ha dichiarato il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ricordando che in tutto i connazionali presenti a Gaza al momento dell'attacco di Hamas del 7 ottobre erano 14. Giuditta al momento si trova ad Al-Arish su un furgoncino dell'ambasciata italiana che la sta trasportando al il Cairo, insieme agli altri 3 italiani, di cui un cooperante con la moglie palestinese. Chiara Bazzanella

I quattro cooperanti e il gruppo che li ha accolti fuori Gaza: si sono Giuditta e l'ambasciatore Novellino
I quattro cooperanti e il gruppo che li ha accolti fuori Gaza: si sono Giuditta e l'ambasciatore Novellino

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«Sotto le bombe di Israele non c'è salvezza per nessuno». Sono piene di angoscia e di indignazione le parole di Giuditta Brattini, la volontaria veronese della Gazzella Onlus, di cui nei giorni scorsi era circolato sui media il messaggio vocale di orrore e forte preoccupazione per l'emergenza umanitaria che sta colpendo il popolo palestinese di Gaza.

Ieri mattina è arrivato un ulteriore aggiornamento audio, grazie a un collegamento di fortuna. La donna di 65 anni si trova ancora nel campo dell'Unrwa a Rafah, insieme al gruppo di una quarantina di operatori umanitari e cooperanti internazionali. «L'Egitto, con Israele e gli americani, ha autorizzato l'entrata del convoglio umanitario per fare arrivare nella Striscia cibo e medicinali, ma non il gasolio», dice snocciolando numeri di morte e devastazione.

«Il Ministero della salute ha inviato gli ultimi dati che riferiscono di 4.137 morti, di cui il 70% donne, bambini e anziani. I feriti sono 14mila e poi ci sono almeno 1.400 corpi ancora sotto le macerie, per la metà di bimbi. Nel bombardamento dell'ospedale Ahli Arabi, zona vecchia di Gaza, sono state colpite anche le famiglie evacuate nei giardini intorno, convinte di trovare un riparo sicuro. Altri sette ospedali sono stati gravemente danneggiati, 21 centri sanitari sono rimasti nell'impossibilità di fornire servizi. Israele continua a chiedere di evacuare gli ospedali ma il personale medico si rifiuta di spostare i pazienti. Non ci sono altre strutture nella Striscia adatte ad accogliere i feriti. Tra i crimini di Israele c'è pure l'assassinio di 46 medici od operatori sanitari. Tra loro 85 sono feriti e sono state distrutte 23 ambulanze».

Audio volontaria Rafah

Bombe sugli ospedali

Lo spostamento delle persone dal nord al sud della Striscia prosegue e molti stanno iniziando anche a muoversi da Khan Younis a Rafah, per avvicinarsi al confine con l'Egitto. «Ci sono 500mila sfollati nelle scuole Unrwa e circa 200mila persone evacuate in altre case o in scuole governative», prosegue la volontaria. «È stato comunicato che i centri Unrwa non sono più sicuri, ma non è una novità. In tutte le aggressioni passate Israele ha sempre bombardato anche le strutture delle Nazioni Unite e quelle ospedaliere. È stata pure bombardata una chiesa ortodossa con 16 morti. Sotto le bombe di Israele non c'è salvezza per nessuno».

Giuditta accusa la stampa italiana e internazionale di non inviare nessun giornalista all'interno della Striscia. «Nessuno chiede di poter entrare. Si sta consumando una catastrofe nel silenzio assoluto dell'Europa e del mondo, compresi i Paesi Arabi. Le condanne sono facili da scrivere, ma sono le azioni conseguenti che mancano, dando l'impunità a Israele per continuare a seminare morte».

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E c'è chi cerca di tornare a Gaza

In Egitto c'è chi, come Said, volontario delle ong Acs di Padova e Progettomondo di Verona, cerca a tutti i costi di entrare. Uscito da Gaza prima dell'attacco di Hamas del 7 ottobre con un permesso ad hoc per accompagnare una donna malata a curarsi, Said da giorni è sul confine per cercare di raggiungere i propri familiari. «Sono entrati solo cibo e medicine, non le persone», riferisce. «Degli 88 camion di aiuti già pronti, hanno avuto accesso solo 20».

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Chiara Bazzanella

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