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La testimonianza

Giuditta, la volontaria veronese a Gaza: «Vedo la catastrofe umanitaria, il mondo si muova»

di Chiara Bazzanella
Primo contatto con l’esterno dopo i giorni di blackout: «Urgente l’ingresso nella Striscia di aiuti veri, i civili vittime di crimini»
Giuditta, la volontaria veronese a Gaza con la Onlus La Gazzella
Giuditta, la volontaria veronese a Gaza con la Onlus La Gazzella
Giuditta, la volontaria veronese a Gaza con la Onlus La Gazzella
Giuditta, la volontaria veronese a Gaza con la Onlus La Gazzella

La voce è stanca, ma i toni restano più che mai stringenti e fermi. Subito dopo il ripristino delle connessioni a Gaza, avvenuto ieri mattina, la volontaria veronese Giuditta Brattini parla per la prima volta dopo l’attacco massiccio di Israele a Gaza e torna a denunciare l'orrore che si sta consumando nella Striscia. E lancia un urgente appello alla comunità internazionale perché si mobiliti al più presto.

«Se non vi sarà una tregua a breve, con l'entrata nella Striscia di reali aiuti umanitari, saremo tutti corresponsabili di questa catastrofe», afferma nell'ultimo vocale inviato proprio ieri mattina. «Durante le ore di black out iniziate venerdì pomeriggio, sono piovute bombe in modo massiccio, anche vicino al campo delle Nazioni Unite a Rafah dove mi trovo, e sono stati commessi altri crimini contro la popolazione civile», riferisce la donna di 65 anni che si trovava a Gaza al momento del crudele attacco di Hamas verso civili israeliani.

Violazione di diritti

«Israele ha evitato che vi fosse l'uscita di informazioni, non sta facendo entrare i giornalisti. Ora la connessione è tornata, ma non si sa per quanto e in ogni caso non tutte le linee sono state ripristinate. Durante i bombardamenti le famiglie non potevano collegarsi ai centri di soccorso, agli ospedali, alle ambulanze, e la gente ha dovuto caricare a spalle o in auto le persone ferite, o soccorrerle da sé in qualche modo. Siamo di fronte a una violazione del diritto internazionale del soccorso, ma del resto le violazioni nella Striscia sono continue e innumerevoli. È ormai confermato, e testimoniato anche da Amnesty International, il ripetuto utilizzo di armi non convenzionali, e sono ripetutamente presi di mira obiettivi civili, gli ospedali e le chiese. Viene trascurato il fatto che che il diritto del popolo palestinese è un diritto vero. Gaza è assediata dal 2007 e nella convenzione di Ginevra è esplicitato il diritto di un popolo sotto occupazione di difendersi anche in armi per la sua autodeterminazione. Tutta la politica tende a cancellare i 75 anni di occupazione della Palestina per poter criminalizzare la resistenza del popolo palestinese».

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Situazione drammatica

La volontaria della Gazzella onlus riferisce di una situazione drammatica, soprattutto per i civili che ancora si trovano a nord, a Jabalya, Beit Lahia e Gaza City, perché contrari all'evacuazione dalle loro case. In quelle zone non è stato concesso nemmeno l'ingresso degli scarsi aiuti umanitari arrivati a sud, e la connessione, anche prima del black out, era parecchio difficoltosa.

«Nei campi di raccolta dell'Unrwa, inoltre», dice Brattini, «la situazione è invivibile, con il proliferare di infezioni polmonari, intestinali, della pelle e la mancanza di farmaci necessari alle cure. Molte famiglie fuori dai centri premono per entrare, ma le strutture, che non sono nate per la raccolta della popolazione, sono ormai sature», dice ancora la veronese, che da anni viaggia nella Striscia per aiutare soprattutto bambine e bambini a superare traumi fisici o psicologici legati all'occupazione.

«Scarseggiano cibo e acqua», conclude, «manca l'elettricità e gli ospedali nel nord della Striscia di Gaza ancora funzionanti hanno ricevuto nuovamente la richiesta di evacuazione».

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