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I bombardamenti sulla Striscia

Volontaria veronese bloccata a Gaza: «Un esodo tragico, senza via di fuga» - AUDIO

di Chiara Bazzanella
«Si vedono bimbi, anziani e disabili in colonna, Poi, come faccio anch’io, si sdraiano a terra per dormire». Tagliate le comunicazioni
Audio volontaria veronese a Gaza

«Hanno tagliato tutte le comunicazioni. Gaza è una maceria. Si stanno commettendo crimini enormi nel silenzio più assoluto». È duro l'appello della volontaria veronese dell'associazione Gazzella onlus, che si trovava a Gaza City al momento dell'attacco di Hamas del 7 ottobre.

Ora la volontaria sta vivendo in prima persona la drastica risposta di Israele, che non sta concedendo nemmeno un corridoio di fuga per una quarantina di internazionali che, come lei, si trovano stipati nel campo dell'Unrwa a a Khan Younis, insieme a oltre 10mila sfollati arrivati dal nord della Striscia.

«Né corrente, né acqua: iniziano le prime infezioni»

«Dovevamo andare a Rafah già domenica, e di nuovo ieri mattina. Ma Israele non autorizza nessun passaggio. Il governo italiano non sta facendo nulla per reclamare un corridoio umanitario per le migliaia di persone che si stanno spostando sotto i bombardamenti da nord. Si vedono scene di gente con bambini, anziani, disabili, che portano carrozzine in spalla e, come me, si sdraiano poi a terra per dormire», racconta.

E prosegue: «Non c'è corrente e non si pompa acqua, iniziano a presentarsi le prime infezioni, anche perché la temperatura è ancora di 30 gradi. È incredibile che sia stato creato un corridoio per i pellegrini che si trovavano a Israele il 7 ottobre e che non si faccia nulla per chi è costretto all'esodo senza acqua, senza cibo, senza farmaci. L'ospedale di Al-Shifa, a Gaza City, ha deciso di non evacuare, ma non ci sono farmaci, medicine».

La onlus da 15 anni a difesa dei bambini

La volontaria è impegnata con Gazzella onlus da 15 anni per garantire tutela in particolare ai bambini, compromessi da una situazione di costrizione e occupazione perpetua della Striscia, che genera loro ferite sia fisiche che psicologiche.
L'ultima realizzazione è stata quella di una struttura dentistica per i piccoli. Si trova a Gaza da tre settimane.

Il consolato di Gerusalemme ha una presenza a Gaza, nonostante non la riconosca, e nell'immediato ha raggruppato i rappresentanti della solidarietà italiana in una struttura dell'Onu, prima del trasferimento a Khan Younis. I collegamenti sono di al massimo 6 minuti al giorno, per lei come per il resto della popolazione, sempre più in difficoltà nel comunicare.

ASCOLTA QUI L'AUDIO DELLA VOLONTARIA

Audio volontaria veronese a Gaza

Bombardamenti continui

«Ci sono continui bombardamenti, massacri», dice in un video messaggio Karam Jad, volontario del Centro culturale di scambio culturale Vik, nato a Gaza più di dieci anni fa grazie a Meri Calvelli, che oggi è anche responsabile delle attività promosse nella Striscia dalle associazioni Acs di Padova e Progettomondo di Verona per fornire fonti di acqua potabile, servizi educativi e di sostegno psico-sociale, e potenziare il sistema di rifiuti urbani.

«Le persone sono alla disperata ricerca di cibo. L’ospedale di Shifa ha annunciato che i medici non abbandoneranno feriti e malati, piuttosto moriranno nella struttura insieme a loro, ma hanno bisogno di aiuto, di attrezzature, di farmaci».

Abraham Saidam, altro volontario del Centro Vik, non ce l'ha fatta, ha perso la vita domenica, a soli 26 anni, in un attacco alla sua casa. «Qualche giorno fa sarebbe dovuto arrivare in Italia insieme a un gruppo di 15 ragazze e ragazzi per esibirsi in uno spettacolo teatrale a Milano, Siena e altre città, ma non è riuscito a ottenere il passaporto in tempo», dice Meri Calvelli. «Tutto è saltato e ora Abraham non c'è più».

Said, logista delle attività dei progetti di Acs e Progettomondo, ora è in Egitto, con l'ansia di poter tornare in fretta a Gaza, dove si trovano sua moglie e i figli. Ha già dato indicazione ad amici e parenti di non stare accentrati nello stesso edificio, per non rischiare di perderli tutti in un colpo solo, sotto le bombe che piovono dal cielo. “Ho avuto un permesso per accompagnare in Europa una donna malata.

Le frontiere sono state bombardate, sono chiuse, ho già provato 5 volte a raggiungere Gaza e dopo tre voli ora sono in Egitto. Non posso stare fuori dalla Striscia dove si trova la mia famiglia. O vivo con loro, o muoio con loro”.

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