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Nuovi arresti

Il capo, la droga e i furti: «Così si finanzia la baby gang Qbr»

Struttura piramidale si avvale anche di minorenni e di una base in centro per lo spaccio: il gip Gorra analizza le caratteristiche della baby gang attiva dal 2020
Baby gang a Verona
Baby gang a Verona
Baby gang a Verona
Baby gang a Verona

«Dal 2020 la città è stata teatro di numerosi allarmanti episodi delittuosi - dalle rapine ai furti alle ricettazioni - perpetrati fino alla fine dello scorso anno ad opera di ragazzi minori o appena maggiori degli anni 18 che agiscono come una vera e propria banda giovanile».

È questa la premessa con la quale il gip Luciano Gorra inquadra le vicende, ovvero i reati, riferite a QBR, acronimo di quartiere borgo Roma, ossia la baby gang che prevalentemente agisce in questo quartiere, lo stesso in cui risiede la maggior parte dei suoi componenti. Iniziarono 3 anni fa ma non hanno mai smesso, e qualcuno di loro, nel tempo ha assunto il ruolo di leader. È il caso di Ion Buzila, 20 anni, che, come emerge dall’ordinanza di custodia cautelare eseguita una settimana fa, comandava e dirigeva la gang da casa, dove era ristretto ai domiciliari.

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A lui e a Yielin Castillo detto Ramon di 22 anni, Kalpa Makawitage detto Tia di 26 anni, Oualid Gliba, detto G, 21 anni e a Edem Dhif di 21 viene contestato di essersi associati «tra loro e con 5 minori (per i quali procede la procura presso il tribunale dei minori di Venezia) per commettere furti, rapine, ricettazioni e un sequestro di persona». Oltre alla detenzione di hashish: poco meno di un chilo quello trovato in un appartamento in centro storico, a ridosso di corso Cavour, che era il luogo in cui si riunivano e al tempo serviva come base per lo stoccaggio della droga.

Il «boss» che dettava ordini dai domiciliari

Buzila il capo, «Tia» il coordinatore dei componenti della gang e il trait d’union tra loro e i capi. Tia, nato nello Sri Lanka, non risulta avere un domicilio ma si occupava anche di organizzare il ricollocamento on line della merce rubata, ovvero biciclette elettriche alcune del valore di diverse migliaia di euro. 

E a cascata gli altri due che insieme ai minorenni si occupavano dei furti. Senza contare che una buona parte della gang, per lo più minorenni, era già finita in carcere o in comunità nel luglio dello scorso anno, quando le indagini della Mobile infersero un duro colpo al gruppo formato da ragazzini e ragazzine.

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È passato un anno, qualcuno di loro aveva commesso reati anche da maggiorenne e, come nel caso di Buzila, seppur scagionato dal reato associativo per i reati commessi quando aveva 17 anni, era rimasto in carcere. Poi ai domiciliari e da lì ha continuato a dare ordini. O comunque a coordinare il suo «luogotenente», Tia.

Furti di biciclette elettriche, rubate all’interno di garage condominiali o sul lago di Garda, e monopattini, mezzi custoditi in altri box dei palazzi in cui vivono e poi messi in vendita sulla piattaforma Subito.it.

Garage pieni di merce rubata, rapine e tatuaggi

Non solo. Nei «magazzini» gli agenti hanno trovato hashish (quella che andavano a comprare utilizzando il taxi), marijuana e quel che è più grave armi. Munizioni di vario calibro e un fucile. Oltre alla Taurus con matricola abrasa custodita da un giovane in cambio di protezione.

Un vincolo stabile, sottolinea il gip, caratterizzato «dall’assiduità delle loro frequentazioni, prima e dopo la commissione dei delitti, dal senso di appartenenza al sodalizio radicato al punto da tatuarsi QBR, dall’utilizzo degli stessi immobili». Si trovavano a casa di Buzila (ai domiciliari) e dopo un furto da lui commesso subì una perquisizione. Venne portato in Questura e «una volta riaccompagnato a casa convoca d’urgenza una riunione alla quale partecipano almeno in sette tra cui 4 ragazze... la ”chiamata a raccolta” nella sua qualità di ”capo” alla quale gli associati aderiscono immediatamente».

Fabiana Marcolini

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