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disagio giovanile

«Qbr», terminato il processo: ecco com'è finita per i componenti della baby gang che terrorizzava Borgo Roma

di Fabiana Marcolini
Due condannati e tre «perdonati». Sette hanno finito il percorso di recupero. Altri quattro vanno a processo. I giovani erano accusati di rapine ai danni di ragazzini e rider. E agivano come bulli di quartiere
Il marchio della Qbr sui muri di un edificio della zona sud della città
Il marchio della Qbr sui muri di un edificio della zona sud della città
Il marchio della Qbr sui muri di un edificio della zona sud della città
Il marchio della Qbr sui muri di un edificio della zona sud della città

Sedici imputati, la maggior parte di loro al tempo dei reati non aveva compiuto 18 anni. Bulli, rapinatori da strada ma senza una struttura piramidale. Agivano male ma non avevano un «regista» e nemmeno una strategia predeterminata, questo il convincimento del gup presso il Tribunale per i minorenni di Venezia Savina Caruso che ieri, 4 marzo, al termine del processo a carico dei componenti della Qbr, ha escluso per tutti l’aggravante dell’associazione per delinquere.

Perdono giudiziale

E l’esito è stato che in quattro affronteranno il dibattimento, Ion Buzila (difesa Giacomo Giulianelli) e Mahmoud Anass Changui (Maurizio e Filippo e Milan i suoi legali) sono stati condannati (al termine del processo con rito abbreviato) rispettivamente a tre anni e 8 mesi e a 3 anni e 4 mesi.

Perdono giudiziale e procedimento estinto per tre imputati, reato estinto anche per gli altri sette che avevano chiesto la messa alla prova: il percorso di recupero è andato a buon fine.

Si chiude, almeno in primo grado, il secondo filone d’indagine che coinvolse la gang composta per lo più da minorenni, che tra il 2020 e il 2021 terrorizzò il quartiere di Borgo Roma, dove vivevano tutti.

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Atteggiamenti da adulti e da «duri» attuati da ragazzini, rapine ai rider che consegnavano cibo a domicilio (la più grave fu l’aggressione al proprietario della pizzeria King, picchiato e rapinato di 400 euro dopo essere stato attirato, il 10 settembre, al parco Santa Teresa).

Modalità da gang di quartiere adottate con coetanei vessati e picchiati per un cappellino piuttosto che per l’abbonamento dell’autobus. Minacciati affinché non li denunciassero.

La forza del gruppo

Era il numero a fornire a tutti il coraggio e la determinazione a violare la legge ma, a questo punto, senza che vi fosse un accordo predeterminato o un’organizzazione. Molti dei giovani ordinavano cibo da asporto ma non pagavano. E per non saldare il conto il ricorso alla violenza era diventata una sorta di abitudine.

Pericolosi in gruppo, qualcuno anche da solo, ma la maggior parte di loro ha dimostrato, tra l’emissione dell’ordinanza di custodia e la fissazione dell’udienza preliminare, di aver capito il disvalore del proprio operato e accettato di seguire un percorso educativo.

Chi non ha portato a termine la messa alla prova (questa è la seconda indagine sulla Qbr) è solo perché, essendo diventato maggiorenne nel frattempo, dopo la prima misura era stato arrestato.

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