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Bufera in Fondazione

Tommasi: «Ora dialogo con i soci per una scelta che sia condivisa»

Il sindaco vuole evitare il voto per il nome del sovrintendente ma la strada rimane in salita. La Gasdia parte però in vantaggio
Damiano Tommasi Sindaco e presidente della Fondazione Arena
Damiano Tommasi Sindaco e presidente della Fondazione Arena
Damiano Tommasi Sindaco e presidente della Fondazione Arena
Damiano Tommasi Sindaco e presidente della Fondazione Arena

Sovrintendente della Fondazione Arena, parte il conto alla rovescia. A colpi di numeri? «A questo punto il mio obiettivo è fare in modo che il Consiglio d’indirizzo indichi all’unanimità un nome per la carica di sovrintendente, da proporre al ministro della cultura per la nomina. Del resto fossi un sovrintendente io, pretenderei di essere proposto con una convergenza unitaria, dal cdi».

Dopo la bocciatura della manifestazione d’interesse per il nome del sovrintendente da parte di quattro su sette consiglieri di indirizzo della Fondazione - quelli per ministero della cultura, Regione, Camera di Commercio e Cattolica Assicurazioni-Gruppo Generali - e in vista del Consiglio di giovedì per scegliere il nome, il sindaco Damiano Tommasi, presidente della Fondazione Arena, individua il percorso.

È una strada in salita, per Tommasi e per il socio Comune, che ha tre consiglieri compreso lui. Anche perché, dopo la fumata nera di giovedì scorso sulla manifestazione d’interesse, Tommasi ha stigmatizzato la decisione degli altri componenti del cdi. «Ora dialogheremo, da qui a giovedì, con gli altri soci, per trovare una soluzione condivisa», spiega Tommasi al telefono, da Coverciano, vicino a Firenze, dove ieri è stato eletto presidente della Nazionale italiana sindaci, di calcio.

I curricula in Consiglio

Giovedì quindi verranno portati in Consiglio di indirizzo curricula. E ci sarà anzitutto quello di Cecilia Gasdia, la sovrintendente uscente, anche direttore artistico, che ha già il gradimento dei quattro soci che hanno bocciato la manifestazione con la motivazione che cinque giorni sono un periodo troppo stretto. I due soci pubblici, ministero e Regione, esprimono i loro consiglieri in quota rispettivamente alla Lega e a Fratelli d’Italia. Il partito, quest’ultimo, del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano.

Tommasi però, oltre alla stagione lirica del centenario, in Arena, guarda oltre, nel tracciare gli obiettivi della Fondazione. «Quello che ci interessa molto sono soprattutto le due prossime stagioni liriche, da pianificare in vista delle giornate delle cerimonie olimpiche in Arena del 2026, per i lavori da svolgere all’interno dell’anfiteatro, che appunto condizioneranno le prossime due annate. Quindi bisognerà lavorare davvero compatti», spiega Tommasi, «con Consiglio d’indirizzo, sovrintendenza archeologica, Comune, e quindi si cercherà da trovare una sintesi in questi giorni».

Braccio di ferro

Il sindaco guarda dunque avanti, ma il presente e il passato prossimo sono ancora condizionati dal braccio di ferro di giovedì scorso, nella prima riunione del nuovo Consiglio di indirizzo, e dal caso politico scoppiato successivamente. Tommasi ha dichiarato che la possibilità, eventuale, di aprire una manifestazione d’interesse - il che non è successo - sarebbe potuta scattare solo con il nuovo cdi.

Ma aveva ricevuto rassicurazioni precise dal ministero, sui tempi? «Premetto che non sono un giurista, ma non capisco quale rischio avrebbe provocato una manifestazione d’interesse pubblica, non vincolante, per valutare alcuni curricula. Io però ho parlato con il ministro Sangiuliano a gennaio e gli ho detto che avrei voluto fare la manifestazione e lui era d’accordo», aggiunge. «Poi però quando sono tornato in Consiglio di indirizzo, quello uscente, mi è stato detto e scritto che per ragioni di opportunità e anche per non condizionarlo, sarebbe dovuto essere il nuovo cdi a indirla. Poi ho chiesto di poterla fare come Comune, ma anche in questo caso mi è stato detto che non è possibile», puntualizza Tommasi.

«Quindi ho atteso il primo giorno utile, con il nuovo cdi, dove ho proposto la modalità, che ho voluto mettere al voto, perché non avrebbe inficiato nessuna candidatura o proposta già pronta, ma sarebbe stata la possibilità di valutare un progetto di Fondazione lirica per la città. Ora dunque una soluzione condivisa, visto che sono il responsabile legale dell’ente e intendo avere la massima convergenza sulla scelta di chi dovrà gestirlo».

I nodi

C’era però una possibilità di sciogliere il cdi lo scorso autunno, avendo quindi tempi più lunghi per la manifestazione d’interesse? «Non c’era, a meno che non si fosse dimesso. È rimasto in carica fino al 7 gennaio - prorogato al 21 febbraio - e la settimana successiva sono stato dal ministro. Queste le scadenze. Chi dice che si poteva arrivare prima forse ha in mente una modalità, lo spoil system, non applicabile alla Fondazione, e che io non intendo attivare alle aziende comunali - a parte un caso particolare, con criticità - ma voglio arrivare a scadenze naturali dei cda».

I nomi

Tra l’altro, spiega, «io non agisco da sindaco, nella Fondazione, ma da presidente del cdi, e ho attivato una commissione tra consiglieri comunali e assessori per decidere che avrei fatto io il presidente e non un delegato, poi il bando pubblico per il cdi, quindi la manifestazione d’interesse. Ecco perché non mi sono mai espresso da sindaco, sul sovrintendente, perché questa è prerogativa del cdi. Purtroppo questa posizione è a volte travisata».

Conto alla rovescia fino a giovedì, dunque. Per trovare un nome condiviso. Si parte comunque dal fatto che Cecilia Gasdia ha il sostegno di quattro soci, quelli del «no» alla manifestazione pubbica. Altri nomi saranno valutati e se fanno ancora largo altri. Oltre ai già citati Maurizio Roi, già a Genova, ad Alberto Martini, direttore del Teatro Ristori, ad Anna Maria Meo, a Parma, a Mauro Meli, già alla Scala e a Cagliari, e ora anche Antonio Calbi, a Siracusa. La palla al cdi.

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Enrico Giardini

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